Il 21 luglio 2022, dopo tre giorni di prognosi riservata e dolore, è stata annunciata la morte del professor Luca Serianni. L’ex docente di linguistica della Sapienza era stato travolto da un’auto a Ostia il 18 luglio, mentre alle 7.30 di mattina attraversava la strada sulle strisce pedonali.
In questi giorni di angosciante silenzio stampa, i suoi allievi si sono aggrappati alla speranza che la vita non facesse questo sgambetto a una delle menti più brillanti della cultura italiana. Serianni in coma irreversibile? Chiunque lo abbia mai sentito parlare non avrebbe accettato una simile verità. Eppure, questa fine così ingiusta ci ricorda ancora una volta che non si fanno sconti proprio a nessuno e che di fronte alla morte siamo tutti uguali.
Ci sono tanti titoli con cui potrei definire Luca Serianni: professore, accademico e studioso sono alcuni di questi. L’unico che però mi sembra davvero corretto è insegnante.
Per trasmettervi correttamente questo mio pensiero voglio condividere il pensiero che mi ha accompagnata nei giorni in cui cercavo famelica aggiornamenti sulle sue condizioni. Mentre non sapevo, mentre speravo, mi immaginavo il professore che – con la sua solita garbata ironia – mi spiegava l’etimologia del termine “coma”.
Così sono andata su Google a cercare il significato della parola, che deriva dal greco e vuol dire «sonno». Ancora una volta, l’insegnante ha insegnato senza fare lezione. Forse per questo la scomparsa di Luca Serianni mi risulta così dolorosa e incredula: sento il vuoto di questa perdita come una mancata occasione per chi verrà. Quanto ancora avrebbe potuto dare il nostro prof a tutti noi.
Ho deciso quindi di omaggiarlo raccogliendo tre dei post social che alcuni dei redattori e degli ex redattori di CulturaMente hanno condiviso in questi giorni con l’intento di contribuire al suo ricordo anche nei giorni che verranno. Se il web ha un potere, è quello di poter diventare archivio di conoscenza accessibile a tutti. Luca Serianni, come nella vita non è stato appalto solo dei suoi studenti universitari, anche dopo la vita dovrebbe essere appalto di tutti.
Indice
I ricordi degli studenti
Alessia Pizzi, Linkedin
Ho dato il mio primo esame con #LucaSerianni: grammatica storica italiana. Poi ne sono seguiti altri, la lingua di Dante, la lingua di Pascoli. Dopo l’università ho continuato a leggere i suoi libri e a seguirlo a teatro, dove continuava a proporre lezioni magistrali di poesia e lingua. Anche Giorgio si è innamorato di lui quando l’ho portato ad ascoltarlo, pochissimi mesi fa: lo voglio ai miei eventi, mi ha detto. Era l’8 marzo. Mi sono presa delle ore di permesso, gli ho detto, ti porto al Teatro Manzoni, è un’esperienza: Serianni parlerà delle poetesse. Poi ieri, all’uscita dal lavoro, ricevo mille messaggi su whatsapp: mi scrivono i miei amici, mia cugina, tutti SUOI allievi, per dirmi che è in coma. Magari lo avrete letto tra le news – swippando con disattenzione – che un celebre linguista è stato travolto a Ostia alle 7.30 di mattina sulle strisce pedonali. Vi dico chi è Luca Serianni. È il prof che alla Sapienza riempiva la classe e riceveva l’applauso con standing ovation a ogni fine corso. È il prof con cui potevi parlare fuori lezione e che all’esame ti spiegava perché la via dove abiti si chiama proprio così. È il prof a cui una volta ho aggiustato il microfono e che continuava a ringraziarmi a ogni lezione. È il prof che anche dopo la pensione continuava a insegnare, con ironia, garbo, umiltà. Luca Serianni è e resterà sempre un faro della cultura, un’icona di gentilezza per me. Un mentore. Mi distrugge sapere che probabilmente non potrò più ascoltarlo né vederlo né leggerlo. Prof, grazie di tutto quello che ha fatto per noi, per averci insegnato il peso delle parole. Io spero che possa avvenire un miracolo per lei e che questo sonno non sia davvero irreversibile.
(Nei commenti su Linkedin potete leggere altri ricordi dei suoi ex studenti)
Francesco Fario, Instagram
Fino all’ultimo non ho voluto crederci. Ho pensato che anche in quest’occasione la sua mente lo avrebbe… salvato. Invece no…
Lui, la parola, il Temuto, la Conoscenza. Probabilmente uno dei professori che più ho ammirato nella mia carriera universitaria. Fare con lui esami, assistere a dibattiti e parlarci sono stati dei privilegi. Oggi la Cultura Italiana ha perso una grande mente. Mi unisco al coro degli ex allievi. Addio professor Luca Serianni: non eravamo pronti alla pensione, figuriamo a questo…
Davide Massimo, Facebook
“…Con una mossa da vecchio retore…”. Sono ore che penso a come ricordare il mio e il nostro professore, Luca Serianni. Ne ho pensate tante e ci penserò ancora; probabilmente mi riuscirà pure meglio quando il dolore si attutirà, fra tanto tempo. Nel frattempo voglio condividere la storia che tanti amici hanno sentito negli anni: la storia dello struzzo e delle sue uova.Luca Serianni era solito nei suoi corsi lanciare dei quesiti a cui non aveva trovato risposta, non perché l’avesse cercata senza successo, ma perché si era deliberatamente astenuto dal cercarla per stimolare lo spirito di ricerca degli studenti. Un giorno, a lezione, sollevò la questione della fonte di un’immagine bizzarra (l’animale che cova le sue uova con lo sguardo, poi rivelatosi essere lo struzzo) contenuta in un romanzo seicentesco. Incuriosito, mi avventurai in una ricerca (complici dei giovanissimi Luca De Curtis e Marta Marucci). Trovai una pista plausibile, gliela presentai via email e rispondendo mi disse: “(…) Non c’è dubbio che la soluzione sia esattamente questa (e complimenti anche al suo collega Luca [suppongo De Curtis])” – quella congettura fra quadre, più che da filologo, è propria di chi si ricordava non solo di ognuno di noi, ma anche degli amici con cui ci accompagnavamo sin da quegli esordi universitari. Mi invitò poi a presentare la questione a lezione, cosa che feci indegnamente con molta vergogna ed emozione.Un mesetto dopo, scrisse un’altra email a tutto il trio per dirci che le nostre ricerche sulla vicenda dello struzzo ‘hanno aperto la strada ad altre pertinenti agnizioni’ e ci ha aggiornato sui passi successivi effettuati da un suo allievo grazie al nostro primo passo. Chiudeva l’email così: “Come vedete, la ricerca non si ferma mai; anche per un particolare come questo si può arrivare, attraverso progressivi aggiustamenti, a quella che potremmo chiamare, se non temessimo l’incombente retorica soggiacente, la verità’. Se nella vita ho voluto per ora scegliere la strada della ricerca lo debbo anche a Luca Serianni, così come gli debbo tantissime altre cose. Con la sua vita e il suo insegnamento mi ha confermato quell’ottimo apoftegma di Plutarco, che ‘la mente non ha bisogno, come un vaso, di essere riempita, ma piuttosto, come legna, necessita di una scintilla che l’accenda e vi infonda l’impulso della ricerca e un amore ardente per la verità’.
L’ultima lezione alla Sapienza
Alcuni articoli per conoscere Luca Serianni
- L’intervista dopo il pensionamento
- La lezione sulle donne di Dante al teatro Eliseo
- La lezione sulle invettive dantesche al teatro Eliseo
- Storia illustrata della lingua italiana
La foto in copertina ritrae Luca Serianni l’ultima volta che l’ho visto: al teatro Manzoni di Roma l’8 marzo 2022, in occasione di una bellissima lezione sulla poesia femminile.
Alessia Pizzi