Luca Serianni e Lucilla Pizzoli firmano insieme per Carocci Editore un delizioso libretto sulla lingua italiana, sulla sua attuale vitalità e sulla sua travagliata evoluzione storica. Il linguaggio semplice e asciutto del testo conduce il lettore in un viaggio dalla nascita delle lingue romanze alla società digitale.
Storia illustrata della lingua italiana
Nel secolo in cui si è tornati a scrivere moltissimo (pensate alle chat quotidiane) anche chi non ha mai studiato le origini della lingua del sì può usufruire di questa scorrevole pubblicazione per scoprirne segreti e curiosità. Per i veterani, invece, potrebbe trattarsi di un dilettevole ripasso, magari da proporre nelle scuole per impartire qualche interessante nozione di linguistica.
In meno di 200 pagine si piluccano chicchi di storia senza indigestioni, grazie ai costanti esempi proposti per ravvivare la narrazione didascalica. Sapevate che il sardo non è un dialetto ma una lingua? E che la parola autista è retaggio del regime fascista? Ma soprattutto, sapevate che la letteratura è stata fondamentale per la nascita dell’idioma nazionale?
Intensificano l’esperienza di lettura delle belle illustrazioni, che supportano nella comprensione di concetti non facilmente assimilabili se si è alle prime armi con la materia.
La curiosità per lo sviluppo costante dell’italiano, tra oralità e scrittura e tra purismi e contaminazioni, non è rétro e si rende ancora più necessaria nell’era globale, visti i costanti scambi con l’estero. La lingua continua ad essere estrinsecazione della società in cui viene parlata: è toccata da tutti i fenomeni che fagocitano l’esistenza dei parlanti. Per rendersene conto basta pensare ai recenti dibattiti linguistici sulle professioni declinate al femminile o alla nascita di neologismi come femminicidio. Si tratta di riflessioni che testimoniano il dinamismo di una lingua che merita di essere conosciuta e utilizzata nel migliore dei modi.
Dai primi timidissimi passi dell’italiano al suo feroce sviluppo il lettore può sfogliare questo libro come l’album fotografico di una creatura. Che in questo caso speriamo non morirà mai.
Alessia Pizzi