Torno a parlare di The Walking Dead, tra stupore e timido imbarazzo.
Tempo fa era una delle serie tv che recensivo episodio per episodio, ma alla fine ho smesso per un motivo molto semplice: era noiosa. Ho continuato a vedere la serie sperando che cambiasse qualcosa e per molte puntate mi sono trascinata proprio come una morta vivente alla ricerca di qualche spunto interessante.
Nemmeno il decesso improvviso di uno dei protagonisti è riuscito a destarmi dal torpore (forse perché speravo lo facessero fuori da parecchio): ho dovuto aspettare quattro episodi dalla fine dell’ottava stagione per trovare nuovamente l’ispirazione. L’episodio che risvegliato la mia penna è “Fuori strada”, andato in onda lo scorso 25 marzo.
Occhi puntati su Maggie, che inizia finalmente ad avere sfumature intriganti.
In lutto per la morte di Glenn ormai da mesi (ma il pancione dove sta?), tutti l’hanno indicata come leader, a cominciare da Rick. Lo scetticismo era alto: l’abbiamo identificata come mogliettina innamorata per troppo a lungo. Era Glenn quello smart della coppia, che peraltro si era pure un po’ rammollito con la love story.
Insomma, era difficile vedere in lei un vero spunto di leadeship. L’unica scena in cui la ricordavo nettamente era quando si spogliava nel fienile per fare sesso con Glenn, a cui non sembrava vero. Invece Maggie, in questo episodio 13, non solo mostra di avere davvero una strategia, di avere le redini tra le mani, ma rivela anche il suo dark side. Un lato oscuro più che legittimo e assolutamente non celato.
Mentre tutti la omaggiano per aver organizzato a Hilltop un contrattacco perfetto contro l’armata dei Salvatori, lei afferma di averlo fatto solo per attirare Negan e ucciderlo sulla tomba di Glenn.
Non c’è nulla di male nel fare un pensiero di questo tipo dopo che il suo compagno è stato ucciso a lucillate (mazzate), ma ho trovato svilente il fatto che Rick sia stato per 8 stagioni il leader del gruppo, quello che voleva salvare la comunità e i propri figli, mentre Maggie deve essere dipinta come quella che, una volta al comando, mal cela il doppio fine di vendicarsi. Non riesco a capire perché i personaggi femminili non prendano il volo in TWD. L’unica che ha davvero visto una maturazione è Carol, che da vittima di violenza domestica è diventata una macchina da guerra. Ma cosa dire di Michonne, che da quando sta con Rick si è trasformata in una desperate housewife? Ve la ricordate quando spaccava mandibole e andava in giro con gli zombie al guinzaglio? Rosita e Tara nemmeno le nomino. Enid non pervenuta. Totalmente inutili.
A prescindere dal focus su Maggie, la caratteristica che rende questo episodio gustoso è il ritorno al clima zombie: finalmente un imprevisto rende Barrington House una casa infestata dai morti. Si assapora lo stile di George Romero, dell’attacco notturno degli zombie che entrano silenti dalla porta, come nel cult La Notte dei Morti Viventi. Finalmente arriva il brivido nel vedere che, nonostante l’ingegno di Maggie, il mondo è ancora dominato dagli zombie. Tema che è tornato a galla di recente, visto che The Walking Dead si era ormai trasformato in una lotta di potere tra umani, subordinando al ruolo di ordinaria amministrazione la dimensione zombie.
Alessia Pizzi