Il quarto episodio di Tales of the walking dead mi lascia piacevolmente sorpresa dopo l’inizio claudicante della nuova serie antologica: Amy e il dottor Everett sono il nuovo duo protagonista dopo il tremendo “ritorno” di Alpha.
Amy / Dr. Everett
Il Dr. Everett vive da solo nei boschi studiando il comportamento dell’Homo Mortuus: grazie all’aiuto di un drone osserva le migrazioni delle orde e alcuni esemplari specifici di zombie, tra cui l’esemplare 21. Durante una delle sue osservazioni incontra Amy, una ragazza che ha perso il proprio gruppo e ha bisogno di aiuto. Il dottore non vuole aiutarla, ma alla fine si troverà costretto a farlo, salvandole la vita e raccontandole i suoi studi. Nonostante il racconto lucido del dottore, la ragazza è incredula e insiste nell’apprendere più informazioni possibili sull’esemplare 21. Quello che scoprirà è che dietro le analisi di Everett si nasconde il suo ultimo legame con l’umanità.
Un episodio ricco di umanità
L’approccio documentaristico del quarto episodio è bellissimo, anche se a volte poco realistico. Le immagini della natura che Everett mostra a Amy tramite il suo tablet non sembrano riprese col drone, quanto piuttosto uscite da Discovery Channel. Tuttavia, il racconto di questa volta è ricco di emozioni: dietro l’affascinante studio dell’homo mortuus si cela una nuova interpretazione della natura, di cui Everett sembrerebbe portatore. Purtroppo la sua versione dei fatti non rispecchia realmente le sue emozioni, quindi l’insistenza di Amy – per quanto inizialmente fastidiosa – si rivelerà fondamentale per svelare l’ipocrisia in cui è immerso il dottore.
Inizialmente, infatti, il confronto tra Amy e il dottore sembra quello tra la comunità e l’individuo: Everett non ha alcuna intenzione di inserirsi in un gruppo di persone. In realtà, però, lui ha già scelto a quale comunità appartenere, semplicemente non è quella dei vivi.
Alessia Pizzi
Promo trailer del quinto episodio
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