Only murders in the building 2: recensione del quinto episodio

Only murders in the building 2x5 recensione

Son of Sam è un gioco di carte, in Italia lo chiamiamo Assassino, che richiede molta perspicacia. Ogni giocatore riceve una carta, ma solo 2 sono importanti: quella che identifica il killer e quella che identifica il detective che deve scoprire chi è. Si spegne la luce e tramite un pizzicotto si ‘uccide’ un partecipante. Compito del detective è capire chi è il colpevole prima che muoiano tutti. Questo gioco è perfetto per animare serate in compagnia, feste, cene tra amici, come quelle che ospitava Oliver negli anni della sua giovinezza.

Da bravo artista, era un vero animatore: le sue feste negli anni ’80 erano glamourous e divertenti, anche grazie a questo gioco di carte, in cui lui era un vero mattatore. A queste serate partecipava anche Teddy Dimas. Un grazie di cuore agli sceneggiatori che hanno inserito in questo quinto episodio dei lunghi flashback sul passato di Oliver, senza dubbio il mio personaggio preferito. Attraverso questi scorci sul passato conosciamo meglio il lato tenero di Oliver, padre affettuoso del piccolo Will, che abbiamo conosciuto nel quarto episodio della prima stagione. I due avevano un ottimo legame, ma qualcosa negli anni deve essere andato storto, è evidente.

E un indizio lo abbiamo: il figlio di Will per un progetto scolastico fa un test genetico. Risulta per metà non irlandese come Oliver, ma greco come Teddy Dimas!

Le indagini proseguono

Nel frattempo i misteri si accumulano. Il cameriere a cui Bunny aveva lasciato la generosissima mancia torna all’Arconia e infila la busta sotto la porta della defunta. Oliver lo interroga, e lo convince a fargli vedere i video della sicurezza per capire con chi pranzava Bunny nei giorni prima della sua morte. Nei filmati si vede un uomo incappucciato, che dopo aver discusso con lei, uscendo mette in tasca dei fiammiferi. Gli stessi fiammiferi che vengono trovati da Mabel nel passaggio segreto nel suo bagno.

Forse l’assassino ha ucciso Bunny e fuggendo ha perso i fiammiferi? O sono stati messi lì ad arte?

Charles, invece, sente l’irresistibile richiamo del crimine e torna in carcere a parlare con una -ormai- disinibita Jan. La folle assassina, ancora innamorata di lui, espone la sua teoria secondo cui il colpevole è qualcuno con un temperamento artistico, perché ha ricreato situazioni e manipolato indizi con grande creatività. Questo qualcuno deve essere entrato da poco nelle loro vite, ed è una presenza molto scaltra.

Il pensiero va subito ad Alice, la gallerista amica di Mabel. Spezzo una lancia a favore di Cara Delevigne, già vista in Carnival Row, e davvero migliorata nella recitazione (e anche nell’aspetto). Alice chiede a Mabel il suo appartamento per una festa tra artisti: ecco l’occasione giusta per scoprire se sia lei l’omicida di Bunny.

Son of Sam, il gioco di Oliver per scoprire la verità

L’ultima parte dell’episodio ci trascina nel roboante mondo artistico Newyorkese. A casa di Mabel arriva tanta bella gente, compresi Charles e Oliver, decisi a smascherare il colpevole. Oliver propone alla gen Z di giocare a Son of Sam, il gioco dal gusto vintage convince tutti, anche grazie alle doti istrioniche di Oliver. Tra un pizzicotto e un altro, il carrello circolare della macchina da presa ci fa girare la testa in un crescendo di emozioni, risate, tensioni, fino all’acme finale: Oliver accusa Alice di essere non solo l’assassino nel gioco, ma la incita a confessare anche i suoi crimini nella vita reale.

Ma i crimini che confessa la gallerista sono di tutt’altro genere: non è una ricca socialite di buona famiglia, ma la figlia di un idraulico, che si è inventata un passato affascinante per avere successo come artista e gallerista.

Ancora si brancola nel buio all’Arconia, aspettiamo i prossimi episodi!

Micaela Paciotti

Appassionata di moda da sempre, curiosa di tutto, vorrei vivere in mezzo alla natura, ma non riesco a staccarmi da Roma.

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