Un jingle d’entrata che ricorda vagamente la più smagliante Beyoncé pazzamente innamorata di Jay Z, oh-oh-oh-oh-oh-oh-na-na, una Virginia Raffaele che non regge il palco se non imita e un Claudio Bisio simpatico, ma non troppo, specialmente quando fa il panegirico a Claudio Baglioni. Il ritorno di Favino che si mette a fare Freddie Mercury poi, direi che se lo potevano proprio risparmiare. Claudio Santamaria non risolleva gli animi.
Grande delusione per il trio sul palco: la coppia Raffaele – Bisio non supporta Baglioni. Peccato, sicuramente aveva più speranza di quella dell’anno precedente.
È il festival degli Avatar (ogni cantante ne ha uno), probabilmente ispirati alla faccia di Baglioni che a stento riesce a contrarsi, anche se il cantautore è l’unico che emoziona durante la prima parte della serata.
Canzoni mediocri, non solo per quello che sarebbe, dovrebbe essere o comunque è stato il Festival della Canzone Italiana. Un’orchestra che per arrivare dov’è avrà versato lacrime amare di conservatorio per suonare i violini sotto canzoni rappate che onestamente non lanciano i messaggi che solo il rap sa e può lanciare.
Cantanti riesumati dai sarcofagi che ci mettono tanta nostalgia: Loredana Bertè, Patty Pravo improponibile con Briga, i Negrita che come sempre fanno il loro mestiere, ma che comunque non ci lasciano nulla. Cristicchi rinominato Tristicchi su Twitter, Arisa che si è trasformata in una principessa Disney col tocco della fata Bertè dai capelli rigorosamente turchini, Nek che, come dice Lercio, fa gli assoli di sorriso, perché giusto quello, e poi cos’altro? La delusione di Paola Turci che sceglie una canzone dove non arriva, Achille Lauro che di epico ha solo il nome, Motta che – scusate la rima baciata – non tiene botta e Il Volo che non vola. Renga solo, forse, ha presentato una canzone piacevole.
Note dolci arrivano nella seconda parte della serata grazie a Mahmood, che si distingue con una canzone potenzialmente tormentone, impregnata del sostrato egiziano che caratterizza le sue origini e la sua timbrica.
Enrico Nigiotti è commovente, arriva con una dedica d’amore inedita che ricalca i classici italiani. Piacevole, orecchiabile e sicuramente profonda, la canzone per il nonno ha sicuramente alzato il tenore della serata. Hanno riesumato anche Anna Tatangelo quest’anno, che si presenta con una canzone con lo stesso titolo del libro di Kent Haruf, “Le nostre anime di notte”. Penso che Anna sia l’esempio più eloquente del fatto che molta estensione vocale non serva a nulla se non si lavora sul timbro e sull’espressività. Piatta che più piatta non si può, però peccato perché la voce ci sarebbe pure. Per quanto riguarda Irama, belle le parole e bella la voce, ma la canzone non convince nonostante il testo affronti la tematica calda della violenza di genere. Un solo quesito su Ex Otago: stava imitando Jovanotti?
Insomma, vogliamo stupirci che su Il Fatto Quotidiano Cristiano Ronaldo abbia fatto le pagelle di Sanremo? Potremmo farlo, se ancora fosse il Festival della canzone italiana, se ci fosse ancora qualcosa da dire. Purtroppo a livello testuale e melodico sono pochissime le considerazioni che si possono fare, quindi possiamo accontentarci di quel giudizio “a pelle” o “di pancia” che farà arrivare qualche canzone in radio dopo il Festival.
Non è un caso che Andrea Bocelli e Giorgia si presentino in veste di ospiti e non di concorrenti. Certo una Vivo per lei ce la potevano pure cantare, invece lui predilige il patetismo all’italiana col figlio, mentre lei si mette a cantare le canzoni degli altri, lasciandoci un po’ con l’amaro in bocca se l’acuto di Come Saprei, canzone sua, lo fa fare a Claudio Baglioni.
Alessia Pizzi
Avevo molte aspettative sul trio di conduttori, ma dopo la prima serata non c’è confronto con il trio dello scorso anno. Per le canzoni aspetto il secondo ascolto prima di giudicarle, ma ieri sera nessuno ha particolarmente brillato sul palco. Non so se il livello canoro è improvvisamente calato o se c’erano problemi di audio ma in molti casi ho fatto davvero fatica a sentire le parole. Speriamo che la seconda serata sia meglio della prima, altrimenti sarà dura arrivare a sabato.
Anche la seconda serata molto scadente. Ma bravo Mengoni.
Anni fa quando conduceva Pippo Baudo ci fu l’episodio di “cavallo pazzo” dove urlava il festival è truccato ! Oggi non ce più bisogno di lui perché la cosa è sotto gli occhi di tutti. Una vergogna la canzone che inneggia alla droga. Spaventosamente Fazio a che tempo che fa lo definisce “un genio” forse è Fazio un “gino” per aver detto una cosa del genere. E noi italiani siamo anche obbligati (ormai è incluso nella bolletta della luce) pagare il canone. Una cosa mi sento di dire a tutti i personaggi del Festival a partire da Baglioni, e cioè che se sono diventati famosi e solo grazie ai fan ! Non lo devono dimenticare e se i fan li hanno reso famosi e ricchi non mi stupirebbe se decidessero di “punirli” non comprando più (io farò cosi) i loro dischi ne andare ai loro concerti. Meditate cantanti meditate….!