Non dobbiamo sorprenderci delle notizie di femminicidio che ancora oggi sentiamo al telegiornale: l’odio e la convinzione che la donna sia un qualcosa di negativo e inferiore sono condizioni purtroppo ben radicate nella nostra realtà sociale da secoli.
Indice
Esiodo, la Bibbia e Omero: modelli di misoginia?
Questo è evidente soprattutto nel panorama della Grecia Antica: già in Esiodo, prima nella Teogonia, poi in Opere e giorni, si parla della prima creatura femminile, Pandora. Questa figura viene creata dall’argilla, materiale che per gli antichi rimanda alla quotidianità e al lavoro manuali, anch’essi simbolo di una condizione di vita povera.
La prima donna dell’universo greco è paragonabile ad un’altra creatura femminile delle origini: Eva, come si può vedere dalla Genesi:
Genesi 2; 18-24
Anche in Omero il mondo femminile e quello maschile sono visti come paralleli e inconciliabili; un esempio può essere il confronto tra Ettore e Andromaca:
In questo passo sembra emergere la contrapposizione tra l’etica maschile e guerriera e quella femminile della pace e della fecondità. All’attenzione per il piccolo e grazioso mondo degli affetti familiari di Andromaca viene messo in opposizione il sistema di valori della “cultura di vergogna”. Questo pregiudizio nei confronti del femminile viene poi ribadito da Semonide.
Semonide e la Satira contro le donne (frammento 7)
Semonide di Amorgo non inventa quindi nulla di nuovo. Il suo componimento è frutto di una mentalità presente in tutta società greca e non solo. Il fatto che sia un giambo riprende sicuramente l’aggressività dei toni dei componimenti di Archiloco. La Satira contro le donne riprende tutti i luoghi comuni sul mondo femminile:
La prima categoria di donna descritta da Semonide è la scrofa, poi seguiranno anche altri paragoni tra tipologie femminili e animali. L’unica a salvarsi è la donna-ape, che “zitta e buona” si integra nel sistema familiare maschile. Tale componimento riprende εἰκάζειν (“paragonare”), per cui i partecipanti del simposio fanno a gara a comparare una persona ad un animale o oggetto.
Dario Del Corno su Semonide
Si tratta quindi di un’invettiva reciproca tra i sessi, un motivo molto popolare, che svolgeva un ruolo importante in quelle feste in cui il giambo era presente. La morale, presente alla fine, è che le donne sono senz’altro il male peggiore di tutti.
Tuttavia, è importante leggere Semonide, perché, se si vuole davvero comprendere certe forme di discriminazione, è necessario saper ascoltare anche questo: non certo per condividerne le idee espresse, ma per notarne l’inconsistenza.
Il piacere femminile: frutto di una mente “squilibrata”
Spesso le donne erano accusate di aver un piacere e un’emotività esagerati. Da un punto di vista mitologico, questo è confermato dalle vicende di Tiresia: questo indovino nel corso della sua vita si trasformò prima in donna e poi ritornò uomo. Ebbe modo di sperimentare quanto sia un tipo di corpo che l’altro provassero piacere durante l’atto sessuale.
Durante una disputa tra Zeus ed Era, in cui ognuno sosteneva che il sesso opposto godesse di più durante il sesso, interpellato, Tiresia disse che il piacere si divide in dieci parti: nove vengono provate dalla donna e soltanto una dall’uomo.
Quindi, anche qui, si ribadisce uno degli stereotipi sulla donna: il suo mancato controllo emotivo.
Euripide e Senofonte: due voci fuori dal coro
Se Omero, Esiodo e Semonide non brillano certo per tolleranza verso il mondo femminile, non dobbiamo pensare che tutti i greci fossero uguali. Come in ogni epoca storica, anche in questo caso ci sono (fortunatamente) voci fuori dal coro: Euripide e Senofonte. Anche se ovviamente non possiamo ancora parlare di “femminismo”, questi autori risultano avere quel quid di apertura mentale in più che li può avvicinare alla sensibilità del lettore di oggi.
Il primo, con il suo teatro, mette in scena eroine trasgressive, che spesso rifiutano di conformarsi alla morale del tempo. Interessante è anche l’attenzione verso la fragilità umana: per i Greci essere donna non è soltanto un problema dal punto di vista biologico. Essere donna voleva dire essere deboli, essere sconfitti. Per questo Euripide, durante un periodo in cui gli Ateniesi non capiscono nulla di come gestire la Guerra del Peloponneso, mette in scena i vinti nella Guerra di Troia con un’umanità fuori dal comune.
Un’altra opera interessante per il tema delle donne è l’Economico dello storico Senofonte: “economico” non nel senso moderno di “gestione dei soldi”, ma di ciò che gira intorno all’οἶκος, la casa. Si parla quindi dell’amministrazione della casa, dove si nota che la donna inizia ad assumere molta più autonomia.
Desolazione
Oltre al Giambo contro le donne, Semonide riporta un altro importante componimento, passando dalla tematica sociale e misogina ad un aspetto più, se vogliamo, “filosofico” e astratto:
Centrale in questo frammento di Semonide è il senso della precarietà dell’esistenza; a questo si ricollega l’esortazione del saper cogliere i frutti che la vita offre. Interessante è anche il riferimento al mare: come già in Archiloco, anche qui l’attenzione è posta sulle nuove attività dei ceti emergenti, ovvero i commercianti.
Il senso dell’inconsistenza della condizione umana è una caratteristica presente in tutta la letteratura greca. Questo perché, ovviamente, la concezione greca era diversa da quella giudaico-cristiana: se nel mondo cristiano si parte da una condizione negativa, poi, attraverso varie sofferenze e una buona condotta, si viene “ricompensati” con la vita ultra-terrena.
Nella condizione greca, al contrario, gli uomini non sono soggetti ad un Dio che premia i “buoni” e punisce i “cattivi”, ma ad una Τύχη, una Sorte, che è cieca, come vediamo in molte statue, quindi fa le cose a caso.
La religione greca, inoltre, è estremamente poliedrica e diversificata: non c’è una Bibbia, un testo unico e definitivo. La Teogonia di Esiodo è una delle tante.
Anche gli Epicurei diranno che gli dei, in sostanza, sono indifferenti alle vicende umane. Non c’è un principio di giustizia. L’unica filosofia che, forse, può essere avvicinata alla concezione cristiana è lo stoicismo: in questa corrente, come si può evincere anche dalle opere di Cicerone e Seneca, c’è l’idea di un principio di giustizia, una mens divina, che governa il cosmo. Però il cristianesimo e lo stoicismo non sono proprio la stessa cosa.
Questa idea, che riporta anche Semonide nei suoi componimenti, del pessimismo di fondo della religione politeistica greca rappresenta uno dei maggiori motivi, oltre al grande contenuto omoerotico, per cui la lirica greca non venne ben vista dai cristiani.
Anche noi oggi siamo ottimisti?
Per quanto la nostra storia europea sia stata caratterizzata da fenomeni come Razionalismo, Illuminismo, Consumismo, ecc. forse noi siamo, ancora oggi, a nostro modo “cristiani”. Perché se il cristianesimo ha insegnato il tema dell’ottimismo (da una condizione brutta a una buona), anche il tema del progresso scientifico si basa su questo stesso ragionamento: da una condizione di ignoranza noi abbiamo fede che la scienza e tutte le sue conseguenze, come la tecnologia, possa condurci ad una esistenza migliore.
Sarà vero?
Bibliografia
[1] Dario Del Corno, Letteratura greca, Milano, Principato, 2020, p.100-101
[2] Lirici greci, Torino, Einaudi, 2020, p.17
Lorenzo Cardano
Finalmente un bell’articolo in grado di analizzare in modo critico la letteratura! Lo mostrerò in classe ai miei alunni. Grazie
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