Beauty Dark Queen. Lo strano caso di Elena di Troia l’opera presentata a Roma.
Un bicchiere di bordeaux prima di scivolare nell’intimo cuore di Roma e osservare Elena di Troia con un nuovo piglio.
Le parole del regista Stefano Napoli accarezzano l’incipit atavico della sua opera teatrale in esclusiva per la stampa romana prima del debutto milanese.
La piccola sala del teatro Ulpiano è piena di occhi curiosi. Le luci si spengono.
In scena Eros, Afrodite, Menelao, Paride ed Elena.
Beauty Dark Queen: lo strano caso di Elena di Troia.
Peculiare nell’opera la scelta di non utilizzare parole. Usare la mimèsi per approcciarsi all’universalità delle esperienze umane.
Così come, ritengo, la scelta di titolare in inglese sia dettata dalla voglia di arrivare a tutti.
Inglese come lingua globale. Gesto come linguaggio universale.
Attingere dal patrimonio della mitologia greca per portare sotto i riflettori i misteriosi anfratti dell’animo umano.
Lavorare per immagini portando la classicità greca ai giorni nostri.
La donna come oggetto di contesa. Ieri, oggi e speriamo no domani.
Dapprincipio tutti conosciamo le conseguenze del pomo della discordia e degli ineluttabili legami amore-potere, ambizione-soggezione. Ed è da questo punto di partenza che deve svilupparsi una più approfondita analisi. Una riflessione senza tempo e senza confini. La donna paragonata ad oggetto di contesa ed in balia del volere degli uomini. In una società in cui la consapevolezza delle donne di poter fare da sole, di sapersi far carico di tutto e poterlo dimostrare viene sminuita è giusto dar voce alle regine del passato per avviare un moto rivoluzionario.
Atto innovativo come questa silente opera teatrale.
«C’è stato un tempo in cui ero la donna più bella del mondo. Del poco che ho avuto, del molto che ho perso, già gli aedi fanno racconti. Racconti bugiardi. Loro non c’erano. Io sì!»
Elena figura femminile modernissima.
Obbligata dal re, suo padre, a sposare Menelao, uomo più grande, senza qualità e privo di ogni fascino, sarà capace di ribellarsi e seguire i suoi sentimenti.
Abbandona Sparta, la sua città, per seguire Paride di cui si è innamorata e dal quale presto sarà delusa. Avvolta dalla noia e dalle aspettative disattese tornerà a casa.
Amare è un diritto. Non può essere imposto. E soprattutto l’amore non si può “comprare” neanche se a vendertelo è direttamente Afrodite.
La storia è nota e in quest’opera nonostante l’assenza di parole emerge la volontà di donare alla protagonista una forte individualità negata dal passato. Diciassette atti portati in scena dalla compagnia “Colori proibiti” che toccano i punti salienti per far capire allo spettatore il suo travaglio interiore.
“Ho tentato di tirare giù Elena di Troia dalla leggenda che la vuole fonte di sciagura e di farne una donna fra uomini. Tra di loro l’eterno gioco dell’amore, dei fraintendimenti, del caso. Ma non c’è nulla di gentile in questo gioco perché l’amore malato trasforma in prede e predatori, in una lotta per la sopravvivenza al termine della quale non ci saranno né vinti né vincitori, ma soltanto il silenzio che il tempo impone alle cose” ha dichiarato il regista Stefano Napoli.
La Compagnia sarà in scena a Milano al Teatro Franco Parenti a maggio con lo spettacolo.
Alessia Aleo