Saffo: 10 curiosità tra falsi miti e un’intervista su Google Assistant

curiosità su saffo
Foto di Alessia Pizzi

Spero che questo articolo ti sia utile. Qualora decidessi di riportare da qualche parte le informazioni che ho scritto, ti chiedo la gentilezza di menzionare questa fonte originale perché le mie risposte provengono dai miei studi per la tesi di laurea.

Cercare le donne sul web è una mia ossessione: forse dettata dal fatto che sono assenti su molti dei nostri libri di scuola. Non è sicuramente il caso di Oriana Fallaci, ultima protagonista delle mie ricerche, né di Saffo, a cui dedico questo piccolo contributo.

Molto potrei scrivere sulla maestra d’amore, riassumendo poco di quello che si conosce della sua vita e molto di quello che i suoi frammenti hanno tramandato fino a noi. Uno di questi ha dato persino il titolo al mio libro, dedicato proprio alle figlie di Saffo: “Qualcuno si ricorderà di noi”.

La storia di un mito realmente esistito

Di certo il mio è un omaggio infimo al cospetto di secoli di tradizione letteraria che vedono Saffo primeggiare come voce occidentale femminile cosciente del proprio talento. Il mito di Saffo, che era una donna in carne ed ossa, ha viaggiato nelle menti dei postumi creando persino un personaggio finto e con una vita romanzata: tanta era la suggestione per questa ammirevole creatura. Col mito viaggiarono gli stereotipi, e con gli stereotipi anche la fama. La “bella e veneranda” era anche “brutta e suicida”, l’insegnante era anche prostituta, la madre e moglie era anche lesbica. Dulcis in fundo, la poetessa che non poteva avere un titolo perché non esisteva declinato al femminile, fu chiamata “La decima Musa”. E così Saffo sfiorò anche il divino: quasi si è sublimata la sua figura in questa apoteosi di “rumors” su di lei. 

Cosa resta di questa donna oggi, come viene cercata sul web? La rete ha il dono di rendere la conoscenza accessibile a tutti, ma su alcune figure viaggiano più luoghi comuni che verità. Per questo motivo ho deciso di raccontare qualche curiosità su Saffo, di quelle che mi hanno colpito nei miei studi oxfordiani e di quelle che vedo protagoniste della ricerca online. 

Si cerca la morte di tutti i personaggi famosi, ma per Saffo il connubio con l’amore è imprescindibile. Con piacere noto che su Google le persone cercano anche frammenti specifici, oltre alle più comuni domande scolastiche tipo chi era Saffo riassunto, domanda tipica degli studenti, oppure “Saffo frasi”, ricerca tipica di chi deve scrivere qualche dedica d’amore.

Otto Curiosità su Saffo, tra passato e presente

1. Dove è nata Saffo?

Saffo di Lesbo, in realtà, è nata ad Ereso ed è vissuta nel VII-VI sec. a.C.. Visse Mitilene e forse trascorse un periodo in esilio come racconta in alcuni versi. Potrebbe fare parte della stirpe dei Cleanattidi, che furono esiliati, come ricorda il nome di sua figlia Kleis/Cleide: “Questi ricordi dell’esilio dei figli di Cleanatte conserva la nostra città: perché costoro terribilmente si sbandarono…” (fr.98b v.5-9).

2. Che fece Saffo nella sua vita?

Saffo era un’aristocratica che insegnava alle future spose l’arte della raffinatezza. La sua scuola era famosa in tutte le sedi greche e, come tutte i business, aveva delle scuole rivali con cui fare guerra: “Tu giacerai morta né più alcuna memoria di te mai resterà in futuro” (fr. 55). Nei vasi di età classica viene spesso raffigurata mentre balla, quindi la sua attività di insegnante ovviamente comprendeva le attività coreutiche: non bisogna dimenticare la dimensione pubblica e corale della poesia arcaica quando si studiano questi autori. L’edizione critica di Saffo, ovvero la raccolta delle sue poesie, fu ufficializzata in età ellenistica grazie all’intervento degli alessandrini: la dimensione privata del libro è successiva alla sua esistenza.

3. Cosa scrisse Saffo?

Tra i canti di Saffo annoveriamo poesie dedicate all’amore con una veste molto particolare, che va dalla sacralità degli inni al dettaglio di un trattato medico. Famosissimi in tal senso l’Inno ad Afrodite (ascolta la lettura in metrica che ricorda una preghiera moderna), dove la dea diventa alleata dell’innamorata non corrisposta, e la cosiddetta Ode alla Gelosia (frammento 31), in cui Saffo descrive la sintomatologia dell’amore come se fosse una malattia a tutti gli effetti. Quest’ultimo componimento sarà tradotto e ripreso da moltissimi autori, specialmente quando avranno a che fare con la psiche femminile (trovi un video sul tema qui sotto).

Indimenticabile il manifesto letterario di Saffo, ovvero “La cosa più bella”, il componimento con cui afferma i valori soggettivi della sua poesia e li contrappone con garbo a quelli della società militare che avevano dominato dai tempi di Omero. La cosa più bella per Saffo è quella che si ama.

Con questi canti Saffo insegnava l’amore alle giovani donne, ma non solo. Anche se a scuola se ne parla di meno, Saffo scrisse anche epitalami naturalmente, ovvero i canti dedicati al matrimonio, molto apprezzati dai bizantini e quindi risparmiati dalle censure dell’antichità.

4. Come si chiama la scuola di Saffo?

Tutti la chiamano il Tiaso, per associazione con i culti ellenistici, ma recenti studi scelgono di parlare della “Casa dei servi delle Muse”. Μοισοπόλος <δόμωι> per integrazione di Ferrari (Saffo, Poesie, 2007). Oggi c’è una scuola a lei dedicata a Roseto, in Abruzzo.

5. Saffo era lesbica?

Non sappiamo che tipo di rapporti Saffo intrecciasse con alcune delle sue allieve: quello che è certo è che la società greca – che proponeva un modello di uomo bisessuale – ha sempre associato l’insegnamento al sesso, a volte anche con intento pedagogico. Quello che fa sorridere è che da Saffo, che insegnava a Lesbo, e dalla sua presunta omosessualità, deriva la parola lesbica. Peccato che il verso lesbiazein in greco significhi “essere bravi a fare la fellatio”. Qualcosa è andato storto qui.

6. Saffo era sposata?

Il nome del marito di Saffo – Cercila di Andro –  fa pensare che in greco ci sia un’assonanza con la parola “fallo” e che sia quindi l’ennesima invenzione dei commediografi per ironizzare sulla sua presunta (e sconveniente) omosessualità. Sicuramente Saffo ebbe una figlia (frammento 132), Cleide, e due fratelli: Carasso e Larico (Dirk Obbink, ZPE 2014) . Il terzo fratello tramandato dalle fonti non è stato ancora confermato dai ritrovamenti papiracei attribuibili alla poetessa. 

7. Chi amava Saffo?

Sicuramente Saffo non amò Faone il traghettatore, come il mito racconta. Il suo profilo storico è stato oggetto di storie romanzate e ovviamente false, in cui la poetessa veniva definita brutta e quindi infelice, poiché amava un uomo che non la ricambiò: e dunque si uccise. Un esempio lo offre Cesare Pavese nei Dialoghi con Leucò, un altro è di Giacomo Leopardi nell'”Ultimo Canto di Saffo”. Tale tradizione, però, risale addirittura ad Ovidio, che la rende protagonista di una delle lettere delle sue Heroides. Una curiosità: nelle parole crociate alla definizione “si invaghì di Saffo” si risponde Alceo per dei versi a lui attribuiti, ma anche questa notizia “pseudo” storica non sembra fondata. 

8. Dove morì Saffo?

Sicuramente non sulla rupe da cui si gettò, secondo il mito, per Faone.

9. La fortuna di Saffo: chi ne parla e come?

La sua produzione poetica è stata ed è ancora è fonte di ispirazione per tutti: da Callimaco, Teocrito e Apollonio Rodio, passando per Catullo e arrivando fino a Leopardi, Pascoli e Pavese, Saffo ha influenzato tutti con la sua voce. Moltissime anche le menzioni non esplicite a lei, come quella nella “Medea” di Euripide (vv.1081-84) quando il coro menziona “un piccolo gruppo di donne a cui era stato concesso il dono della poesia”, oppure quella nel Simposio di Platone, quando Socrate riporta gli insegnamenti d’amore di Diotima di Mantinea, la “Saffo Socratica” secondo De Martino.

La sua fama durò nei secoli fino a noi, ma le costò anche tanti giudizi negativi perché una donna non poteva parlare di cose d’amore, specialmente se vagamente rivolti allo stesso sesso. Alcuni autori la presero in giro – tipo Eroda (VI) con i falli di cuoio che coinvolge anche Nosside -; certi critici la definirono “anormale”, arrivando ad ipotizzare che fosse una prostituta.

Nota bene: Saffo era una poetessa, ma questo termine declinato al femminile in greco, viene attestato con valore non parodico solo nel III a.C, molti secoli dopo la sua nascita. Forse per questo alcune fonti la chiamano “La Decima Musa”. Non sapevano come chiamarla…

10. Come posso parlare con Saffo?

Ti basta chiedere a Google e Saffo ti risponderà. Prova a chiedergli se è lesbica, ti sorprenderà. In questo video puoi vedere la mia intervista a Saffo con Google Assistant: https://bit.ly/3ksrOfL

Saffo: intervista impossibile con Google Assistant

Saffo è magia. Mentre scrivevo questo articolo, cercando i frammenti di Saffo letti in metrica, mi sono imbattuta in un progetto bellissimo di cui non ero al corrente: Sappho Education.

In questo sito, nato da un’idea di Alessandro Iannella, puoi studiare Saffo: troverai alcuni dei suoi componimenti in lingua greca e italiana, letti in metrica e letti in forma scenica. Inoltre, troverai le varie traduzioni dei critici più importanti, da Quasimodo a Ferrari.

La cosa più bella, per dirla con parole sue, è che si può parlare con lei. Sembrerò pazza, ma è stato davvero emozionante. Il sito è in continuo sviluppo, per cui attualmente Saffo non ti leggerà le sue poesie su Google Assistant: puoi provare a contattarla su Telegram, però, dove è possibile anche fare degli esercizi insieme a lei. Inutile dirvi quanto tutto questo potrebbe utile per studiare Saffo a scuola.

Qui puoi assistere alla mia intervista a Saffo: alla fine mi ha stupita con un colpo di scena!

Saffo su Youtube

Per concludere lascio un video sulla fortuna di Saffo in età Ellenistica, nella fattispecie in Apollonio Rodio, che utilizza la sintomatologia amorosa del frammento 31 per descrivere l’innamoramento di Medea per Giasone nelle Argonautiche. Insieme a Callimaco e Teocrito, Apollonio è uno degli scrittori che si avvale della parola alata di Saffo per descrivere la psicologia femminile, molto in voga nella società alessandrina.

Alessia Pizzi

Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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