C’è ancora spazio per l’ultima infornata di divi, e pur essendo alla mostra del cinema, è la musica a prendersi il palcoscenico.
Se domani, giorno di chiusura, arriverà infatti Mick Jagger, oggi infatti lo ha anticipato Roger Waters addirittura. L’ex leader dei Pink Floyd è qui per presentare il film concerto Us+Them, e orde di fan si sono accalcate per farsi autografare vinili o altro. Fan che non sono stati fermati nemmeno dopo la pioggia per l’arrivo di Johnny Depp a Venezia 2019, anzi, red carpet affollato fin dalle primissime ore del mattino e decine di cosplayers dei suoi personaggi ad attenderlo.
Depp, anche se ha un ruolo secondario, brilla nel film di giornata presentato in concorso, Waiting for the Barbarians. La prima opera in lingua inglese del regista colombiano Ciro Guerra, che ha per protagonista Mark Rylance, è una attenta e asciutta parabola sulle nefandezze e contraddizioni del colonialismo, ma diventa ancor più efficace se letta come vadevecum per i nostri giorni: non c’è necessità di aspettare un nemico invisibili, i barbari sono già qui tra noi, spesso vestiti bene, spesso in luogi di potere.
Tradisce invece le attese The Criminal Man nella sezione Orizzonti. Il film georgiano ha un bellissimo soggetto, la vicenda di un uomo mediocre che rimane ossessionato da un omicidio di cui è segretamente unico testimone. Ma ci fermiamo qui. Infatti spreca la premessa in un oceano di lentezza e regia banale.
Poi, il film di chiusura della Settimana della Critica è stato davvero un evento speciale, ovvero il film peggiore visto in questi giorni. Il messicano Sanctorum è un pastrocchio che si rifà, malissimo, al cinema di Reygadas e Malick, sfruttando meditazione senza aver nulla di interessante da dire e realismo magico senza aver alcuna personalità o vero stile. Non è la noia il problema, quanto l’assoluta pretenziosità supportata da scarsissimo talento e incapacità di far riflettere.
Fortunatamente, ho potuto riprendermi dallo shock precedente. La giornata è stata chiusa da una delle grandi opportunità di questa edizione: potersi godere Eyes Wide Shut sul grande schermo.
L’ultimo film di Stanley Kubrick celebra il suo ventennale da quando aprì la mostra di Venezia nel 1999, scatenando reazioni controverse accentuate dalla morte del regista mesi prima. Eppure, oltre a rimanere un’opera pazzesca, la sua forza si accentua potendo vedere su un grande schermo le composizioni di Kubrick, la straripante tensione della colonna sonora, le ipnotiche prove di Kidman e Cruise protagonisti. Un film forse maledetto per la sua eredità, ma benedetto dalla storia del cinema per la sua infinita e sempiterna qualità.
Emanuele D’Aniello