Suffragette vince l’Oscar sobrietà

Suffragette

Suffragette, esce oggi in Italia il film di Sarah Gavron con Meryl Streep e Carey Mulligan. (Recensione contiene spoiler)

“Never surrender, never give up the fight”: sono queste le parole con le quali Emmeline Pankhurst, leader e fondatrice dell’ala armata delle suffragette inglesi, incitava le donne a conquistare la parità dei diritti.
Parole che, ancora oggi, sarebbe bene tenere a mente in occasione dei 70 anni del primo voto delle donne in Italia, ottenuto nel non troppo lontano 10 marzo 1946. È proprio in virtù di questa ricorrenza e della Festa della Donna che oggi, giovedì 3 marzo, esce nelle sale italiane “Suffragette” il film diretto da Sarah Gavron distribuito da BimCinema.
 
Sinossi: Londra 1903. Sotto la guida di Emmeline Pankhurst (Meryl Streep) le donne inglesi danno vita a una lotta senza quartiere per ottenere il suffragio universale. Operaie, borghesi, ragazze nubili e madri di famiglia si organizzano in comitati e scendono in strada per rivendicare il loro diritto al voto al grido di “Vote for women”.
La protesta dilaga nell’intera nazione. Cariche di polizia, indagini, arresti e diffamatorie campagne stampa non fermano la ribellione delle militanti che vengono soprannominate con spregio “Suffagette”. Maud Watts (Carey Mulligan), operaia nella lavanderia di Mr. Taylor per 13 ore al giorno, dall’età di 8 anni, è una di queste militanti. Lei e le sue compagne sono tra le pioniere del lungo percorso verso la conquista della parità dei diritti.

Passiamo al cast: nulla da eccepire chiaramente sui nomi delle attrici protagoniste di questa pellicola.

Oltre alle già citate Meryl Streep e Carey Mulligan, spicca una Helena Bonham Carter nei panni di Edith Ellyn, farmacista determinata a combattere per un’uguaglianza completa, anche sul piano di un’istruzione egualitaria.
Protagonista assoluta è la Mulligan, una donna come tante altre, apparentemente dedita al suo ruolo di moglie devota, instancabile lavoratrice e sopratutto madre tenera e premurosa.
L’incontro con la turbolenta militante Violet Miller, interpretata da Anne-Marie Duff, farà però scattare qualcosa nell’animo e nella coscienza di Maud che, quasi improvvisamente, decide sia arrivato il momento di lottare per i propri diritti e per quelli di ogni donna finora schiacciati da un’ottica prettamente maschilista. Un’interpretazione che seppur capace di regalare momenti connotati da una forte intensità emotiva, sopratutto legati al rapporto madre-figlio e alla sofferta rottura di tale legame, rischia a tratti di rimanere sospesa a mezz’aria senza mai decollare del tutto (probabilmente una voluta scelta di regia che vale per il film nella sua interezza).
Il Premio Oscar Meryl Streep si limita ad un piccolo cameo: si rischia infatti di rimanere delusi per la breve apparizione di questa straordinaria attrice. Un grande nome che risulta però giustificato dall’importanza del ruolo di Emmeline Pankhurst, fondatrice della Women’s Social and Political Union, e guida chiave nella lunga e dura lotta delle Suffragette.

Evidente è il taglio decisamente femminile che la regista Sarah Gavron e la sceneggiatrice Abi Morgan scelgono per questo film.

Tutto gira attorno alle donne, qualsiasi ruolo maschile risulta infatti essere marginale, quasi servisse da contorno rispetto all’intera vicenda.
Certo però è che se da una parte siamo lontani anni luce dall’immagine color pastello e guantini bianchi delle Suffragette stile Mary Poppins, dall’altra i vapori della fabbrica uniti alle rappresaglie con la polizia inglese non riescono comunque a convincere del tutto.
Ciò che lascia un po’ perplessi è la mancanza di una rabbia, una violenza e una determinazione che nella realtà storica le donne inglesi sono state capaci di gridare al mondo intero, una forza prorompente che in questo film cede il passo a una narrazione “cronologica”, che rischia di risultare ovattata.
Il timore in fin dei conti è che si possa guardare “Suffragette” rimanendone persino commossi, ma senza cogliere la vera essenza dell’enorme coraggio e dell’immane sacrificio che quelle donne hanno compiuto al grido di “Noi non siamo contro la legge! Noi vogliamo fare la legge!”.
Una consapevolezza che leggendo i titoli di coda, dove compaiono le date di conseguimento del voto femminile nel mondo, dovrebbe lasciare a riflettere chiunque, uomo o donna, con un certo senso di fastidio e indignazione.
 
Francesca Pantaleo

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