Oceania, il nuovo classico Disney solca le onde
Che poi, dopo quasi 80 anni di film, non si può chiedere troppo alla Disney, nemmeno in un settore come quello dell’animazione nel quale la creatività dovrebbe dominare sempre. E siamo sinceri, ai film d’animazione che rientrano nel canone ufficiale dei classici Disney si vuole sempre un po’ di bene a prescindere.
Il preambolo è doveroso, perché adesso Oceania non inventa nulla, sfrutta un canovaccio abusatissimo, il viaggio ed il desiderio di conoscere il mondo rompendo le convenzioni, e per tutta la durata del film si limita ad eseguire il compito senza particolari guizzi, né riguardanti la vicenda né riguardanti chissà quali esplorazioni tematiche. Però nonostante tutto, o forse proprio perché siamo come spettatori talmente assuefatti al pilota automatico delle storie Disney che possiamo permetterci di notare altri aspetti, Oceania porta in sé almeno un paio di elementi originali ed importanti.
In primis, l’ambientazione. Oceania ci mostra per la prima volta il paradiso delle isole polinesiane, andando a schiudere lo scrigno della mitologia locale che mai nessuno aveva toccato. Nell’ampio ed importantissimo discorso sulla “diversity” che sta investendo il cinema in questi anni, avere al centro della scena personaggi che appartengono a nazionalità poco visibili, con una protagonista non bianca, è già un piccolo evento. E poi, la protagonista Vaiana è in tutto e per tutto la principessa più femminista di sempre per la casa del topo dalle grandi orecchie: nemmeno Frozen aveva osato tanto, qui Vaiana non solo non ha mai un love interest, nemmeno accennato, ma non lo cerca e non lo trova casualmente, e il suo è un viaggio di consapevolezza e presa di coscienza identitaria in cui l’indipendenza della donna è il fulcro primario. Chissà de la Disney molto poco casualmente aveva immaginato di far coincidere tale messaggio con le elezioni presidenziali americane, ma sappiamo tutti come è andata a finire.
Ormai dal post-Frozen la Disney ha ritrovato e riscoperto la propria formula vincente, rispolverata e ammodernata naturalmente, in cui le risate, le riflessioni e le canzoni vanno insieme a personaggi forti e messaggi adulti. Si poteva indubbiamente fare di più, il discorso ecologista, oltretutto non certo rivoluzionario, è un po’ perso per strada, ma Oceania convince e diverte e segue alla lettera tutto ciò che funziona in un canonico film d’animazione di primo livello. Per una bella serata natalizia al cinema, basta e avanza.
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Emanuele D’Aniello