Luca è il primo film Disney Pixar che ha alla regia un italiano. Un doppio onore per il nostro Paese dal momento che il film è stato candidato agli Oscar 2022, nella categoria Film d’animazione. Non è il solo film Disney candidato, comunque. Nella stessa categoria sono presenti anche Raya e l’ultimo Drago, e Encanto.
Tre film dal grande potenziale, in particolare Encanto. La sua canzone “Non si nomina Bruno” è stata ascoltata anche più della famosissima “Let it go” di Frozen.
È innegabile però quanto Luca sia più caratterizzato sulla cultura italiana, rispetto a Encanto e alla cultura colombiana. Nella versione inglese di Luca, i protagonisti sono doppiati da interpreti inglesi, mentre tutti gli altri sono doppiati da italiani che parlano in inglese, in modo che la pronuncia e l’accento italiano si sentano.
La trama e la modernità di “Luca”
La storia è ambientata in un paese ligure immaginario chiamato Portorosso, un mix tra il nome dei paesi Portovenere e Monterosso al Mare. Questo bambino marino, che non è certo un mostro, è incredibilmente incuriosito dal mondo in superficie.
Fin qui la trama sembra una versione maschile e italiana della Sirenetta. La differenza sostanziale, oltre che nello sviluppo della trama e del suo messaggio, è che Ariel aveva una vera e propria fissazione per il mondo fuori dall’acqua, forse alimentata soprattutto dal fascino del proibito, come qualsiasi cosa per una persona di sedici anni.
Luca ha una curiosità bambina per il nostro mondo, fatta di fantasie, che viene poi alimentata dai collegamenti tra le realtà marine e terrestri che incontra. La dimostrazione è che Luca segue Giulia a Genova per studiare, e non sposarla.
Luca, come molti film Disney Pixar, è estremamente moderno e contemporaneo, benché ambientato negli anni ’50.
Oltre all’ormai classico tema dell’inclusione, particolarmente caro alla Pixar, il film ne tocca altri molto delicati: l’abbandono di un genitore e i genitori separati.
Non sono argomenti sviluppati per tutta la trama e sono molto impliciti. È questo modo di “trattarli-non trattarli” che normalizza queste due particolari situazioni.
I rispettivi protagonisti inoltre non si lasciano condizionare la vita e ne traggono il meglio: Giulia fa la spola tra Portorosso e Genova per aiutare il padre e divertirsi, in estate, e studiare in inverno. Alberto è libero di andare dove vuole e sceglie di vivere col padre di Giulia, mentre lo aiuta anche con la pesca.
Luca non sarebbe il film speciale che è se non avesse anche una colonna sonora pazzesca! Ci porta indietro nell’Italia degli anni ’50, in pieno boom economico e creativo, e ci fa sognare con Luca.
È un film che deve essere visto e amato, e non solo in estate, perché l’amicizia, la curiosità e i sogni non hanno mai una sola stagione.
Alcune curiosità sul film
Inizialmente Portorosso doveva essere il cognome di Luca. La scelta di questo nome, oltre al mix del nome delle due città, era pure un tributo al film di Hayao Miyazaki “Porco Rosso”. Alla fine hanno scelto di chiamare Luca “Paguro” e la città “Portorosso”.
Secondo alcune persone, l’abbigliamento di Giulia e altre sue caratteristiche lasciano intendere che sia lesbica. Io penso che Giulia sia solo una bambina, e che sia se stessa. E soprattutto penso che non bisognerebbe etichettare un cappello o delle ciabatte come indicatori di questa o quella categoria di persone: stiamo ancora lottando per togliere l’etichetta “maschio” dal blu e “femmina” dal rosa.
I nomi delle vie che si vedono nel film sono riferimenti a tante cose diverse legate all’Italia e al contesto del film o del suo staff, ad esempio alla Piaggio o ad altri paesi delle Cinque Terre. Quali avete colto?
Il regista del film, Enrico Casarosa, è anche il regista del cortometraggio Pixar La Luna. Infatti il padre di Giulia, Massimo, è palesemente ispirato al padre del bambino del corto.
La macchia scura sul muso di Machiavelli, il gatto, è identica ai baffi di Massimo.
Ambra Martino