IT – Capitolo 2, l’orrore che diventa speranza

IT film 2019

We are losers, because we have nothing to lose.

E molto da guadagnare quindi, molto da scoprire. Quando non si ha nulla da perdere ci si mette in gioco sul serio, ci si mette a nudo. Le maschere sono per chi deve conservare qualcosa, che siano le apparenze o altro.

Questa seconda parte di IT in versione cinematografica sin dai primi minuti rivela la propria identità: quella di essere un film che sì, fa paura, ma non solo a causa di Pennywise.

La paura più grande è come sempre quella del diverso, che viene schiacciato senza pietà: e di mostri al mondo ce ne sono tanti, anche se non sono travestiti da clown con i denti aguzzi. Questo fattore viene messo subito in rilievo in IT – Capitolo 2, che inizia proprio con una scena di oppressione e ingiustizia, in cui il pagliaccio killer è solo la ciliegina sulla torta e non il carnefice primario.

Devo dare atto a IT di aver fatto saltare i cinefili presenti all’anteprima più di una volta per gli ottimi effetti speciali, ma devo anche aggiungere che i dolori più grandi sono venuti dalle scene che più toccano l’essere umano nella sua fragilità.

Non si è mai troppo cresciuti per avere paura, non c’è un’età per sconfiggere timori e preoccupazioni.

In questo gran finale, ventisette anni dopo gli eventi della prima parte del film, i membri del “club dei perdenti” tornano a Derry per chiudere il conto con il clown che ha ucciso il piccolo Georgie e tanti altri bambini. Ognuno col proprio bagaglio di vita e con i propri mostri, a cui IT sa dare vita così bene incarnando le paure di tutti.

A rendere questo film un gioiello è prima di tutto un cast d’eccezione: Bill Skarsgard stavolta mi rapisce nei panni del clown. Un’abilità pazzesca nel generare terrore e inquietudine, specialmente se pensate al suo aspetto “al naturale”, così etereo. Lo seguono per eccellenza James McAvoy nei panni di Bill, Bill Hader in quelli di Richie e Jessica Chastain in quelli di Bev.

Passato e presente si incrociano con un gruppo di attori, grandi e bambini, davvero stellari (tra i “mignon” mi basta menzionare Finn Wolfhard di Stranger Things).

Con IT – Capitolo 2 si ride, si ha paura, si è empatici per tutta la durata della pellicola. I protagonisti della storia li conosciamo bene, ma non ci fanno rimpiangere quelli del primo IT del 1990. Anche la meravigliosa fotografia di questo film è un valore aggiunto che non possiamo davvero accantonare.

Insomma, come scrivevo all’inizio, quando si ha poco da perdere ci si può mostrare per quello che si è. In realtà questo film aveva molto da perdere dato il celebre precedente, ma si è difeso benissimo approfondendo moltissimo la psicologia dei personaggi. Una storia dell’orrore può diventare un messaggio di speranza?

it - capitolo 2

Forse sì: basta ricordare il mito. Nel fondo del vaso di Pandora, che aveva liberato tutti i mali del mondo, c’era proprio lei, la speranza.

E con una deliziosa ring composition questo finale risponde al quesito iniziale: non bisogna mai avere paura di ciò che si è, a prescindere da tutti coloro che ce lo fanno pesare (a volte, anche con le cattive).

Alessia Pizzi

IT 2017, la recensione qui:

Alessia Pizzi
Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui