Il mondo cinematografico piange, da sabato scorso, il Maestro Franco Zeffirelli.
Una figura certa nel panorama italiano e internazionale. Una personalità che ha unito estetica, letteratura e musica in un abbraccio così forte e con un taglio così personale, dal tocco sempre preciso, che non poteva passare inosservato. film di zeffirelli
La sua biografia, la sua storia privata, le sue posizioni politiche le lasciamo ai media.
La poesia che il regista e sceneggiatore fiorentino ha lasciato ai posteri è presente nelle sue pellicole, tutte unite da un filone comune: l’estetica, intensa nella maniera più settecentesca del termine. Chi, infatti, ha visto i film di Franco Zeffirelli ha notato quanto fosse viva la ricerca del bello e dell’artistico.
Il Maestro ha cercato sempre questa forma di perfezione in ogni singola ripresa. Si pensi solo alle sceneggiature. Le trame sono rese filmiche di grandi opere liriche (La Traviata o Otello di Verdi, Cavalleria Rusticana di Mascagni) oppure di grandi classici della letteratura, sia italiana (Storia di una capinera) sia inglese (da Charlotte Bronte fino a Shakespeare). Altri film ci narrano biografie di personalità importanti, da quelle del mondo della lirica (come Toscanini e la Callas) arrivando al mondo cattolico (come San Francesco o lo stesso Gesù). Tutte storie, quindi, che hanno qualcosa di grandioso già nella loro natura!
Ovviamente non basta.
Si uniscono allora grandi interpreti che riescono a dare forma e carattere a ciò che qualcun altro ha scritto. Pensiamo solamente al mondo teatrale, dove diresse Anna Magnani ne La lupa; o Enrico Maria Salerno in Chi ha paura di Virginia Woolf?; o allo stesso cinema, dove collabora con artisti quali Elisabeth Taylor, Richard Burton, Mel Gibson, Glenn Close, Maggie Smith, Joan Plowright, Judi Dench, Valentina Cortese e il tenore Placido Domingo.
Anche la ricerca delle scenografie viene coinvolta.
Pensiamo solo a Romeo e Giulietta, dove fanno da sfondo ambienti come Palazzo Borghese, Palazzo Piccolomini di Pienza o la Basilica San Pietro a Tuscania.

E quando l’Arte non può essere usata come sfondo, la si usa per ispirare scene o momenti. Molti, ad esempio, hanno già associato il vestito di Caterina/Elisabeth Taylor nel finale de La bisbetica domata alla Lucrezia di Lorenzo Lotto.
Zeffirelli, quindi, rappresenta, soprattutto ora dopo la sua dipartita, una personalità che necessita di essere studiata, tanto dai posteri quanto dalle attuali generazioni, poiché capace di dare autenticamente e con uno slancio sempre più classico il titolo di ‘Arte’….alla Settima Arte.
Addio Maestro!
Francesco Fario