Il 19 gennaio 2016 ci lasciava Ettore Scola, uno dei più grandi registi italiani.
Sono trascorsi già tre anni da quando è venuto a mancare il grande Ettore Scola. Un’assenza che però è stata possibile colmare con il ricordo dei suoi capolavori che, quelli sì, resteranno per sempre nella nostra memoria.
Se proprio vogliamo citare alcuni di questi capolavori, possiamo ricordare “La terrazza“, “Brutti sporchi e cattivi“, “C’eravamo tanto amati“…
Un aspetto senza dubbio affascinante di Scola è la presenza della Storia all’interno dei suoi film. Non parliamo di film storici (sull’esempio di Luigi Magni e la sua trilogia sul risorgimento italiano), ma di film in cui la Storia, quella con la maiuscola, fa da sfondo alle vicende personali di personaggi del tutto marginali.
Una giornata particolare. Un esempio illustre.
La coppia Mastroianni-Loren affascina sempre, ma in questa pellicola lo fa in un modo tutto inedito. Siamo lontani dalla passionalità di Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica. in questo film, la coppia di attori dà a Scola un’interpretazione quanto mai titanica nell’infinita emarginazione dei due personaggi. Gabriele-Mastroianni è omosessuale, mentre Antonietta-Loren è la tipica donna della famiglia fascista.
La giornata è particolare, in quanto è il giorno che i due capi di stato, Mussolini ed Hitler, si incontrano a Roma. La città è in festa, mentre i due protagonisti restano nelle proprie abitazioni. Ciascuno con le proprie motivazioni. La radio, i discorsi, le immagini portano la storia dentro la vicenda contestualizzando la “particolarità” di quella giornata. Ma non è solo questo. La Storia, scopriamo, diventa sempre più protagonista della vicenda e i due attori non sono altro che due eccellenti strumenti per consentirle di cavalcare la scena.
Mastronianni è più disilluso: la sua condizione di emarginato gli consente di vedere in modo cristallino il dramma del suo tempo. La Loren è inizialmente coinvolta e parte integrante di una farsa, quale era quella della società fascista. Divertente ma tendente all’amaro è la scena in cui lei racconta di aver scoperto di essere incinta dopo aver incrociato lo sguardo del duce. La nemmeno tanto velata allusione al fascino sensuale e al potere virile di Mussolini, viene derisa da Gabriele in modo bonario ma non troppo. E lei se ne rende conto.
Film e storia, insomma, si intrecciano in un modo attento e rigoroso, seppur questo rapporto si declina non sempre con le stesse modalità.
Prendiamo ad esempio l’incipit di “C’eravamo tanto amati”. Troviamo un Nino Manfredi che racconta gli anni immediatamente successivi alla fine della guerra. La spontaneità che lo contraddistingue riassume schiettamente quegli anni. Il compromesso tra risata e sguardo amareggiato è senza dubbio assicurato.
La Storia, insomma, si insinua anche quando i personaggi sono impegnati in altro, nelle piccole necessità quotidiane, nella gestione delle emozioni personali e dei rapporti umani. Intanto che siamo impegnati a fare altro, la Storia ci plasma e condiziona sotto le spoglie del presente e dell’attualità. Basta voltarsi un attimo indietro e guardare cosa c’è alle nostre spalle per scorgerla.
Serena Vissani