The Blues Brothers: due musicisti in missione per conto di Dio

The Blues Brothers film recensione

Io li odio i nazisti dell’Illonois

Titolo originale: The Blues Brothers
Regia: John Landis
Soggetto e sceneggiatura: John Landis, Dan Aykroyd
Cast principale: Dan Aykroyd,  John Belushi, Carrie Fisher, James Brown, Ray Charles, John Candy, Aretha Franklin, Henry Gibson

Nazione: U.S.A.
Anno: 1980

The Blues Brothers è un film cult talmente famoso che sfido chiunque a non conoscerne almeno una battuta

E se non vi viene in mente neanche una frase dei Blues Brothers, sicuramente conoscete l’immagine iconica dei due fratelli in abito nero, cravatta lunga e stretta e cappello in tinta e occhiali scuri Rayban. Oppure avrete visto la scena in cui Aretha Franklin canta “Think” o ascoltato il brano “Everybody needs somebody to love”.

Insomma, anche nell’ipotesi in cui non lo aveste mai visto, al vostro immaginario The Blues Brothers non potrebbe essere sfuggito.

Nonostante al momento dell’uscita nella sale sia stato poco apprezzato dalla critica negli Stati Uniti, è presto diventato un classico della nuova comicità demenziale “inventata” da John Landis, regista e, insieme al coprotagonista Dan Aykroyd, sceneggiatore della pellicola.

Il critico Paolo Boschi, parafrasando Italo Calvino, ha scritto che se “un classico è un libro che non finisce mai di dire quel che ha da dire, lo stesso vale per il film di John Landis, visionabile virtualmente all’infinito con nuovi particolari che colpiscono di volta il volta lo spettatore”.

Lo status di film cult è consacrato, da ultimo, anche dalla Cineteca di Bologna, che lo proietterà – nella versione restaurata del 2020 – al Festival del Cinema Ritrovato il 3 luglio 2022, alla presenza dello stesso John Landis.

La trama di The Blues Brothers è per lo più un pretesto

Il film è ambientato nella città di Chicago e la storia vede protagonista una coppia di personaggi, i Blues Brothers appunto, all’epoca molto popolari, portati in scena da Dan Aykroyd e John Belushi nella nota trasmissione televisiva “Saturday Night Live”.

La pellicola nasce per sfruttare questa celebrità, nutrita anche dall’uscita di un album d’esordio, Briefcase Full of Blues, che era stato anche doppio disco di platino nel 1978. 

La sceneggiatura fu scritta da John Landis sulla base di un “canovaccio” di 324 pagine buttate giù in libertà da Dan Aykroyd (con cui in seguito avrebbe girato anche Una poltrona per due).

Appena uscito di prigione e ricongiunto con il fratello Elwood (Dan Aykroyd), Jake Blues (John Belushi) scopre che l’orfanotrofio cattolico dove sono cresciuti rischia di essere svenduto. Per salvarlo i due fratelli iniziano la ricerca dei loro ex compagni musicisti, per ricostituire la loro blues band, ricominciare a dare concerti e racimolare così i 5000 dollari necessari per pagare i debiti con il fisco e salvare l’orfanotrofio.

Prima di arrivare a esibirsi in un grande teatro, i fratelli Blues duetteranno con le più grandi star del blues, in un crescendo di sketch demenziali e divertenti numeri di musica e coreografie.

Per strada raccoglieranno anche un po’ di nemici, pronti a vendicarsi di loro per i motivi più disparati, a partire dall’ex fidanzata (Carrie Fisher) di Jake, che tenterà più volte di farlo fuori per vendicarsi di essere stata abbandonata sull’altare. A lei si aggiungeranno: una band a cui i fratelli avranno rubato un ingaggio, due poliziotti dal cui posto di blocco saranno scappati, un gruppo di nazisti a cui avranno interrotto e sabotato una manifestazione. Alla fine saranno inseguiti dall’intera polizia di Chicago a piedi, a cavallo, in auto e in elicottero, con un dispiegamento di mezzi a dir poco sproporzionato.

Come è facile immaginare, The Blues Brothers costò molto

Il budget iniziale era di 17,5 milioni di dollari. Ma secondo la produzione ne valeva la pena.

Purtroppo il costo lievitò a ben 27 milioni, a causa del prolungarsi delle riprese oltre quanto inizialmente programmato. I ritardi erano causati soprattutto dalla tossicodipendenza di John Belushi, ormai difficilmente controllabile.

Probabilmente, la maggiore abilità di John Landis nella regia di The Blues Brothers  fu quella di riuscire a tirare fuori il meglio da Belushi, che era una star volubile, ma arrivato sul set era brillante, come nel film precedente girato con Landis, Animal House.

Il film era folle e il clima sul set lo era altrettanto, insomma. Tuttavia anche l’intesa tra Belushi e Aykroyd risultava perfetta, tanto che in molti considerano questo come il miglior film di entrambi.

La loro comicità è demenziale e irriverente, la loro presenza scenica prorompente. Si muovono in modo dinoccolato, ballano coreografie più o meno complesse mantenendo quasi costantemente un’espressione facciale imperturbabile, dietro gli occhiali da sole che Jake Blues/Belushi si toglierà solo una volta in tutto il film.

La musica è la spina dorsale di questo film, determina il ritmo dell’azione

The Blues Brothers è un vero omaggio alla musica nera statunitense. Il pubblico gode di un catalogo di memorabili numeri musicali con le più grandi star del rhythm & blues, diventati ciascuno delle scene di culto. Aretha Franklin, Ray Charles, James Brown, Cab Calloway sono gli artisti più conosciuti anche al grande pubblico italiano.

Oltre a cantanti e musicisti, nel film ci sono anche diversi cammei, tra cui quelli della modella Twiggy, del regista Steven Spielberg, dell’attore John Candy.

Nato per omaggiare il blues e sfruttare un fenomeno televisivo e musicale, The Blues Brothers ha cambiato la storia del cinema.

Il critico Paolo Mereghetti lo definisce un film assolutamente geniale, perché perfettamente in sintonia con lo spirito ribellistico e irriverente dei tempi e perché “si è trasformato quasi immediatamente (anche per la presenza sulfurea di Belushi) in un fenomeno di costume e un canone di eleganza” (per l’outfit dei fratelli Blues).

3 motivi per guardare il film:

  • per la bellissima colonna sonora;
  • per la coppia perfetta composta da John Belushi e Dan Aykroyd;
  • per la scena in cui Aretha Franklin canta “Think”.

Quando vedere il film:

non c’è una stagione dell’anno più adatta rispetto ad un’altra per vederlo; basta avere voglia di un paio d’ore allegre.

Stefania Fiducia

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (fotografia, trucco, costumi, luci)
Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.

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