La mostra su Raffaello: a Roma opere e visioni di una vita a ritroso

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Presso le Scuderie del Quirinale la mostra Raffaello 1520 – 1483. A Roma tantissime opere, altrettante suggestioni

Era stata presentata in conferenza stampa a Roma come la più completa mostra su Raffaello mai realizzata, vista la quantità di opere arrivate nella Capitale dai più importanti musei come dalle collezioni private. Valgano come esempio il disegno preparatorio per la Pesca Miracolosa o quello per la statua di Giona, addirittura concessi dalla Regina Elisabetta II del Regno Unito. Organizzata in occasione dei cinquecento anni dalla morte, la mostra Raffaello 1520 – 1483 mantiene le promesse. Tutto è grandioso, forse anche troppo. Basta imbattersi, all’inizio del percorso museale, nella replica della tomba del Sanzio. Altrimenti visitabile gratuitamente al Pantheon a un solo chilometro di distanza. Qualcuno chiede: «Ma come han potuto smontarla e trasportarla fin qui?!» Io, invece, mi domando – visto che è un’inaugurazione riservata agli addetti ai lavori ed è chiaramente indicato si tratti di un facsimile – se non ci sia qualche imbucato. Molto efficaci, invece, le due tele ottocentesche che ne raffigurano il funerale, una ad opera di Pierre-Nolasque Bergeret e l’altra di Pietro Vanni.

1520: la morte come punto di partenza

La retrospettiva parte dalla fine per concludersi alle origini. Coerentemente con la scelta di invertire le date di nascita e morte nel titolo. Del resto è la morte a Roma a soli 37 anni, tanto precoce quanto inaspettata, una definitiva occasione per sottolinearne genio e reputazione. Attraverso l’epitaffio del cardinale e intimo amico Pietro Bembo, che recita: “Qui sta quel Raffaello, mentre era vivo il quale, la Natura temette di essere vinta e, mentre moriva, di morire con lui”. L’obiettivo della mostra non è solo presentare alcune tra le più famose e iconiche opere di Raffaello. Ma anche svelarne lati meno conosciuti e visionari, come dimostrano i suoi progetti architettonici. Sottolineando l’influenza di certi modelli antichi, alcuni dei quali qui presenti, e il rapporto con i grandi committenti.

raffaello opere
Raffaello
Ritratto di Baldassare Castiglione
1513 circa
Olio su tela
Parigi, musée du Louvre, département des Peintures

Un autentico nume tutelare del patrimonio culturale

L’intento, chiaramente didattico, appare particolarmente compiuto nel focus dedicato alla lettera che l’urbinate e Baldassare Castiglione indirizzarono a Giovanni di Lorenzo de’ Medici, già salito sul soglio pontificio come Leone X. Fu lui a nominare Raffaello prefetto delle antichità romane. Dovendo, dunque, codificare un vero e proprio patrimonio disperso l’artista esegue una raccolta di disegni di edifici romani. Che invia a sua santità nel 1519, accompagnata da una lettera scritta a quattro mani insieme all’autorevole umanista. Il suo contenuto è un vero e proprio appello alla conservazione dei monumenti di Roma, da cui si intuisce un approccio che oggi diremo filologico. Un testo che, a buon diritto, può considerarsi un antesignano del concetto di tutela del patrimonio culturale. I cui principi saranno poi sanciti dall’articolo 9 della Costituzione. Tra le testimonianze e le opere di Raffaello in esposizione c’è una minuta della missiva, nella versione scritta da Baldassarre Castiglione e custodita a Mantova. Insieme al ritratto dello stesso umanista di Casatico e di un tardo autoritratto del pittore con un amico, entrambi conservati al Louvre. Non manca un Ritratto di papa Leone X, restaurato per l’occasione, nonostante la sua presenza abbia creato non poco scompiglio tra Roma e Firenze.

raffaello opere
Baldassarre Castiglione
Lettera a Leone X
1519
Inchiostro su carta
Mantova, Archivio di Stato / Per concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo

Interprete dell’antico per nuovi capolavori

Dalla lettera a Leone X traspare un sincero amore per l’arte classica, che non poteva non riflettersi anche nelle creazioni di Raffaello. Ma un conto è leggerne sui libri, un altro trovarsi di fronte la possibilità di indagare con i propri occhi le tracce degli oggetti che lo ispirarono. Capita, per esempio, con il San Giovanni Battista degli Uffizi realizzato nel 1518. La cui posa si rifà chiaramente al celeberrimo Gruppo del Laocoonte, ritrovato una decina di anni prima a Roma. E qui citato attraverso una piccola ma notevole riproduzione in bronzo del 1545 a opera di Ludovico Lombardi. Grande è l’emozione nel poterlo confrontare con uno studio per San Giovanni Battista in pietra rossa e biacca: un accostamento che rende lampante la somiglianza tra il torso del giovanissimo santo e quello del vecchio e sfortunato veggente.

Come Antinoo diventò un santo tra le opere di Raffaello

All’interno della Cappella Chigi, nella basilica di Santa Maria del Popolo a Roma, c’è una statua raffigurante Giona che fuoriesce dalla balena. Un’opera di Lorenzo Lotti – detto il Lorenzetto – su un disegno di Raffaello. La testa del profeta è ispirata a quella di un Antinoo di straordinaria bellezza, all’epoca di proprietà di quel Pietro Bembo che firmerà l’epitaffio dell’urbinate. L’antico volto di marmo, dotato di una stupefacente capigliatura, passato ad Alessandro Farnese verrà montato su un torso coevo ma non pertinente. Dando vita al celeberrimo Antinoo Farnese, oggi conservato presso il Museo archeologico nazionale di Napoli. Ed eccoli qui riuniti: il disegno di Raffaello per la statua del Giona, una ricostruzione grafica della stessa e uno tra i più bei ritratti del giovane amato dall’imperatore Adriano.

raffaello opere
Statua di Antinoo
130 – 138 d.C.
Marmo bianco a grana fine con piccoli cristalli brillanti (testa) e marmo bianco a grana fine (corpo)
Napoli, Museo Archeologico Nazionale

L’arazzo sacrificato e altri cartoni

Il Sacrificio di Listra, arazzo la cui manifattura è di Peter Van Aelst ma da un cartone del Sanzio, è un po’ mortificato a causa delle sue dimensioni rispetto allo spazio in cui è esposto. Inserirvi, inoltre, una riproduzione in facsimile del cartone da cui è tratto non aiuta. Così come la presenza di un altro grande arazzo dalla medesima bottega – Dio Padre con i simboli degli evangelisti – ma su cartone di Tommaso Vincidor da Raffaello. Pregevolissimo quello preparatorio per il Mosè inginocchiato davanti al roveto ardente, di una toccante intensità.

raffaello opere
Manifattura di Pieter van Aeist
Il Sacrificio di Lystra,
1517-1519
ordito: lana
Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana, Salone di Raffaello
Foto © Governatorato S. C. V. – Direzione dei Musei

Raffaello e le sue donne: opere irresistibili

Si racconta che il pittore riscuotesse un grande successo con l’altro sesso. Tanto che, afferma Giorgio Vasari, la sua fine prematura fu causata da “eccessi amorosi”. Come che sia, le opere di Raffaello lasciano trasparire una vera e propria adorazione nei confronti del femminile. Lo dimostrano i tratti immacolati delle Madonne riunite a Roma: basti osservare quella dell’Impannata, delle Rose o del Granduca. Ma sono altre due le vere regine di bellezza della mostra, argutamente posizionate una accanto all’altra. Si tratta de La Velata e del Ritratto di donna nei panni di Venere, conosciuta come Fornarina. Simili nei tratti, somiglianti nella posa. Ma quanta differenza tra il pudore esibito dall’una e il rimando ai gesti di un’Afrodite pudica dell’altra, sottolineato da una statua della dea dell’amore accovacciata risalente al I secolo d.C. Una gara in cui a vincere sono comunque gli occhi di chi guarda.

Architettura e testimonianze di Palazzo Branconio dell’Aquila

Proseguendo, tra progetti del Sangallo o del Bramante e disegni del Fra Giocondo ci si addentra nel campo dell’architettura. Tra le opere di Raffaello in mostra legate a questo tema c’è anche la Pianta della Cappella Chigi da lui disegnata. La facciata di Palazzo Branconio dell’Aquila, da lui progettato e sfortunatamente demolito nel 1660, è presentata attraverso un modello ligneo della facciata realizzato appositamente, uno Studio di prospetto per il lato posteriore del cortile di Giulio Romano e il Rilievo in prospetto del fianco orientale del cortile di un anonimo italiano.

raffaello opere
Raffaello
Ritratto di Giulio II
ante marzo 1512
olio su tavola
Londra, The National Gallery
© The National Gallery, London

Una fine che è l’inizio. Anche della fortuna

Le ultime sale della mostra coincidono con gli inizi della carriera di Raffaello: e, in questo senso, è ancora più sorprendente imbattersi in quadri così celebri per un pittore tanto giovane. Come l’introspettivo Ritratto di Giulio II – che, in verità, avrebbe meritato un posizionamento più felice e capace di valorizzarlo – il famosissimo Autoritratto e la Dama con liocorno. Ma, del resto, se la fortuna di Raffaello praticamente coincide con gli esordi e non ha mai conosciuto vere e proprie fasi altalenanti il motivo sarà anche questo.

Cristian Pandolfino

Foto in evidenza: Autoritratto (Particolare)
1506-1508
olio su tavola di pioppo
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture
Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi – Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo

La mostra riaprirà il 2 giugno ed è stata prorogata sino al 30 agosto.
Cristian Pandolfino
Nato a Messina, si laurea con lode in Filosofia e decide di trasferirsi a Roma per frequentare un master in scrittura creativa e pubblicitaria presso l’Istituto Europeo di Design. Copywriter da più di un decennio, ha lavorato per numerosi clienti nazionali e internazionali senza mai perdere di vista le sue autentiche passioni: le religioni, la mitologia classica, il cinema, il teatro, la musica, l’arte, la fotografia, la letteratura e, ovviamente, la scrittura. Cura un suo blog - Il Neomedio - e collabora con varie realtà on-line.

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