Spiegazione del quadro “Il Grande caprone di Goya”

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Il 31 ottobre è alle porte e domani in tutto il mondo gli spiriti maligni emergeranno dalle tenebre per celebrare i loro macabri rituali.

Francisco Goya sicuramente non conosceva Halloween ma visse in un’epoca vittima delle credenze popolari in cui questi mostri non appartenevano solo all’immaginazione.

Vi abbiamo messo paura?

Streghe, capre diaboliche, esseri abominevoli, come partoriti da un terribile incubo, divennero i mostruosi protagonisti dell’arte romantica. In Spagna fu soprattutto Goya a eleggerli come soggetti privilegiati per un’aristocrazia colta e superstiziosa che iniziò a commissionare vere e proprie serie di dipinti raccapriccianti. Brrrrrrr… che brividi!

L’Infuso d’arte di oggi è “Il grande caprone” un dipinto olio su tela realizzato dall’artista spagnolo tra il 1797-1798 e conservato al museo El Prado di Madrid. L’opera fa parte di un ciclo di otto tele che vennero commissionate a Goya dai duchi di Osuna, tutte ispirate a scene di stregoneria e satanismo.

Il quadro è visionabile qui.

Cosa vediamo raffigurato nell’opera?

Il demonio viene ritratto dal pintor sopra un ammasso roccioso mentre circondato da un gruppo di donne attende di ricevere degli innocenti come vittime sacrificali. Satana assume nel dipinto la tradizionale fisionomia di un caprone dal pelo scuro, con gli infernali occhi gialli e le robuste corna sul capo.

Le streghe, disposte a cerchio, sembrano osservare l’orribile figura con sguardo assorto e rapito, quasi animalesco, lasciando emergere dai volti tutta la loro esasperata disumanità. Goya le rappresenta infatti con espressioni grottesche e deformi raffigurando in questo modo la parte più oscura e nascosta dell’animo umano.

Cosa ci fa entrare nel dipinto?

Il Grande caprone di Goya è una delle opere più conosciute del maestro spagnolo. L’artista dipinse un raccapricciante episodio di credulità popolare per denunciare quelle terribili usanze ancora diffuse nella sua epoca. Notiamo infatti due bambini offerti come sacrificio, uno in carne e l’altro scheletrico, attraverso cui il pittore voleva denunciare le assurde superstizioni che infettavano come malattie ogni classe sociale.

Goya rappresentò questa riunione di streghe come una sorta di scena allegorica. Quello che in realtà vediamo è ciò che avviene nello stesso animo umano, dove spesso il lato mostruoso convive con la parte migliore del nostro essere divenendo un vero e proprio specchio in cui riflettere fino ai più intimi conflitti esistenziali.

Penetriamo la sottile linea magica che ci separa dalla terribile storia che vediamo di fronte i nostri occhi atterriti. Vediamo che il male non è più incarnato dal diavolo ma dalle stesse partecipanti alla riunione satanica. Se guardiamo i loro volti capiamo che sono loro i veri demoni della raffigurazione con le loro espressioni contorte, disperate e la gestualità animalesca divenendo la personificazione di ciò che fa parte inevitabilmente dell’essere umano.

Due parole sullo stile…

Goya in questo dipinto rappresenta con grande brutalità un mostruoso verosimile mettendo lo spettatore a confronto con una realtà che potrebbe essere possibile in un mondo schiavo delle sue superstizioni. Ci immergiamo in una scena illuminata da una luna resa dal pittore attraverso il sublime utilizzo di un giallo inquietante, la quale stagliandosi alla sinistra del cielo dona all’opera una grande carica orrifica.

Anche per oggi il nostro infuso d’arte è terminato! Se siete rimasti terrorizzati vi invitiamo a rilassare i nervi con la nostra ultima pillola che troverete a questo link. Buon Halloween a tutti!

Martina Patrizi

Martina Patrizi
23 anni, laureata in letteratura e linguistica italiana all'università degli studi di Roma Tre. Amante dell'arte e della vita, mi tuffo sempre alla ricerca della bellezza e di una nuova avventura. La mia frase è "prima di essere schiuma, saremo indomabili onde".

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