Dal 15 settembre al 26 novembre 2016 la Galleria del Cembalo di Roma ospita due mostre nell’ambito del progetto “Identità Negate” organizzato da Fabrica. In esposizione vi sono foto di Sam Ivin ed i suoi “Lingering Ghosts” e le foibe di Sharon Ritossa”.
Quante volte noi ci poniamo delle domande sulla nostra identità? La risposta è “sempre“. La nostra vita è un continuo domandare e tentare di ricevere risposta; i dubbi ci tormentano, ci devastano, c’impediscono di dormire la notte. Chi siamo noi e da dove veniamo? Questo sembrano domandarsi Sam Ivin con i suoi “Lingering Ghosts” (letteralmente “Fantasmi Persistenti“) e Sharon Ritossa nelle sue “Foibe” nell’ambito della mostra “Identità Negate” organizzata da Fabrica alla Galleria del Cembalo di Roma dal 15 settembre al 26 novembre 2016.
Nei suoi Lingering Ghosts Sam Ivin mette un luce un fenomeno assolutamente attuale. Sono 28 immagini di londinesi graffiate per rendere “la perdita dell’idea di sé“, fenomeno che accomuna l’essere umano soprattutto quando si vive in una grande metropoli come Londra, città che lui deve conoscere molto bene in quanto è nato a High Wycombe, nei pressi della magnifica capitale inglese.
Il contatto con l’essere umano è fonte di grande arricchimento ma, con la tendenza ad assimilare certi comportamenti o certe abitudini, l’uomo è teso alla perdita progressiva della propria personalità per omologarsi, fenomeno che si riflette in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dall’aspetto culturale a questo economico e via discorrendo. La macchina di Sam Ivin entra misteriosamente nelle nostre vite per distruggerci ancora di più; i suoi soggetti sono dei non-soggetti, delle non-persone, siamo noi con la nostra voglia di assimilarci al mondo presente.
Nel suo progetto “Foibe” Sharon Ritossa ha voluto promuovere un’attività che facesse “entrare lo spettatore in contatto con il territorio, sottolineando che le foibe sono prima di tutto un prodotto della natura e un tratto caratteristico di una certa zona“.
Situate nelle zone del Carso, le foibe, cavità naturali per le quali ancora non c’è una mappatura completa, vennero usate per occultare i corpi di persone uccisi per motivi politici avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ecco che di nuovo queste aperture celano dei segreti inconfessabili.
La macchina fotografica di Sharon, fotografa triestina di origine istriana, come una telecamera spia e scopre questi luoghi. Lei sembra creare la mappatura. Quando mi sono trovato davanti a queste foto mi sono chiesto: “ma cosa uscirà da queste cavità?” Penso che non lo sapremo mai, ma sarebbe importante per recuperare una parte della nostra “identità”
Si tratta di una mostra bella e destabilizzante allo stesso tempo, che colpisce nell’animo. Da vedere assolutamente.
Marco Rossi
@marco_rossi88
(Foto di Marco Rossi)