Fabi’s Blues Band: intervista alla chitarrista Fabiana Testa

fabi's blues band

Dal nome si deduce che il genere prediletto è il blues ma, il loro lavoro sconfina anche in altri generi come funk, soul e rock.

La Fabi’s Blues Band prende il nome dalla chitarrista Fabiana Testa ed è un progetto nato nel 2014. Fabiana, classe 1984,  è l’ex chitarrista di Massimo Ranieri, diplomata a Los Angeles è attualmente chitarrista professionista e insegnante. (Qui trovate maggiori informazioni sui corsi).

La band è composta da: Fabiana Testa, chitarra; Sara Facciolo voce; Daniele Raggi, chitarra; Damir Rapone, basso; Danesh Chillura batteria. Ho chiesto alla leader del gruppo di raccontarci qualcosa di loro e qualche anticipazione sul loro disco d’esordio (autoprodotto) che uscirà il 18 settembre in digitale.

Come nasce questo progetto?

La Fabi’s Blues Band, nasce inizialmente per proporre un repertorio blues di sole cover. Successivamente dopo un buon numero di concerti live e anche un buon riscontro di pubblico, abbiamo deciso di iniziare a scrivere i nostri brani. Fino ad arrivare ad oggi con il nostro primo disco.

Quando esce il vostro album d’esordio?

Il nostro primo album uscirà il 18 Settembre.

Dove, come e quando avete registrato?

Abbiamo registrato a partire degli ultimissimi giorni di Maggio 2017 e abbiamo completato i lavori, post produzione inclusa, a metà Luglio. Tutta la lavorazione si è svolta presso il Kick Recording Studio di Matteo Gabbianelli (mente e vocalist dei Kutso) e siamo stati assistiti dal suo socio, nonché nostro carissimo amico, Marco Mastrobuono. Marco è un fonico eccezionale e già un anno fa quando si cominciava a delineare l’idea di fare un album sapevamo che avremmo voluto lui in regia. Come co-produttore artistico ci siamo avvalsi dell’esperienza e della professionalità di Francesco Cardillo. Lui ci ha aiutati moltissimo nella gestione degli arrangiamenti e ci ha dato molti suggerimenti preziosi riguardo la strumentazione da utilizzare, specialmente per quanto ha riguardato le chitarre.

Come avete scelto il titolo dell’album e perché?

Il titolo dell’album, “Way back home”, esprime molto bene il senso di un viaggio che inizia e si compie. In tutto il disco ci sono riferimenti a partenze e ritorni, anche e soprattutto metaforici.

fabi's blues band

Fabiana ha fondato la Fabi’s Blues Band di ritorno dagli Stati Uniti, dove ha vissuto per due anni.  Lì si è immersa in un mondo musicale molto eterogeneo, aperto al confronto e improntato sulla condivisione di idee e vedute. Quest’esperienza l’ha spinta a continuare un suo percorso personale improntato su quei valori.

Ovviamente il ritorno a Roma ha portato con sé un po’ di nostalgia e di malinconia. Quando si va così lontano da casa per inseguire un’ambizione, in questo caso quella musicale, nasce sempre un forte dualismo tra capire che si stanno lasciando alle spalle i propri affetti, i luoghi della propria città e della propria famiglia, e sapere che si parte per seguire un sogno che porterà a conoscere nuove persone e nuovi luoghi. Finché non arriva il momento di tornare a casa e di nuovo, come un ciclo, si è costretti a ripetere quel processo che altro non è che crescere.

[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Il titolo dell’album è preso da una frase del testo dell’ultimo brano, “Wheels”, che parla proprio di questo dualismo emotivo. La paura di perdere la strada verso casa e allo stesso tempo la voglia di trovarne una nuova.[/dt_quote]

Quali gli altri temi dell’album?

L’altro tema è il senso di totale straniamento e alienazione della società di oggi. Siamo tutti connessi e tutti perennemente online ma nonostante questo, in molti casi, fatichiamo a comunicare con le persone che ci stanno più vicino. O ancor peggio abbiamo totalmente perso l’istinto di ricercare il contatto umano, creandoci un mondo parallelo a quello reale. Uno dei brani parla proprio di questo: “Les nuits blanches”, il cui testo, scritto da Sara, si è ispirato a “Le notti bianche” di Dostoevsky. Il paradosso, però, è che viviamo in un’epoca in cui le convenzioni sociali e i media ci costringono in qualche modo a darci un’identità, perché dobbiamo essere tutti classificabili in una categoria, spingendoci così a non sapere più chi siamo davvero. Questo è il tema di “One in a million”.

Inizierete un tour live per fare promozione all’album?

Stiamo pianificando varie date per portare in giro il disco, non si parla ancora di vero e proprio tour ma, sicuramente, gireremo un po’. Per ora le date confermate sono il 15 settembre a Roma al Let it Beer, il 29 ad Alatri (FR) al Satyricon e il 7 Ottobre a Verona al Festival Blues Made in Italy.

A quali big della musica vi ispirate?

Sono tantissimi. Quando si parla di Blues non si può non affondare nelle radici e nei grandi classici ma abbiamo voluto mantenere un sound moderno. Del resto lo stanno facendo molti americani anche non di primo pelo. Prova a sentire gli ultimi dischi di Buddy Guy e noterai tonnellate di groove con riprese e suoni al passo con i tempi. Un buon compromesso (inteso come riferimento) possono essere gli ultimi dischi di John Mayer, Kenny Wayne Sheperd e (perché no) Bonamassa. Il tutto filtrato da tutte le nostre influenze che spesso vanno a pescare fuori dall’universo Blues.

Silvia Bilenchi

 

Silvia Bilenchi
Giornalista pubblicista. Appassionata di musica, arte, cinema, libri. Onnivora, sempre alla ricerca di nuovi stimoli.

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