All’Hotel Savoy Go Wine ha presentato il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese per un focus interessante su un territorio d’eccellenza della viticultura Italiana
Quello dell’Oltrepò Pavese è uno dei territori italiani che non viene mai abbastanza valorizzato. Questa è la sensazione più evidente che rimane dopo un giro tra i banchi d’assaggio della degustazione organizzata da Go Wine, insieme al Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese.
Il pubblico intervenuto ha potuto verificare di persona lo stato di salute della viticultura di questo territorio che esprime prodotti interessanti, ideali per quella grande fascia di pubblico che nel vino ricerca un approccio rilassato e conviviale senza troppi problemi di abbinamento ma con uno sguardo attento al gusto e alla qualità.
Il territorio di riferimento è una porzione della provincia di Pavia e prende il nome dal suo posizionamento, a sud del fiume Po appunto, incastonato tra Piemonte ed Emilia-Romagna. Con quest’ultima nel segno del continuum culturale, condivide l’aspetto vivace e frizzante del Lambrusco, che in Oltrepò Pavese si ritrova nella Bonarda ottenuta da uve Croatina. L’altra varietà maggiormente coltivata in loco è il Pinot Nero, in misura minore diversi altri vitigni tra cui anche il Riesling Renano che in alcuni casi regala bottiglie veramente interessanti. La zona è decisamente vocata alla spumantistica di qualità, ed è così che la gran parte delle uve viene vinificata.
Malgrado l’indiscutibile qualità l’Oltrepò Pavese rimane però a volte in ombra rispetto ad altre realtà Italiane, che riescono a fare più presa sul pubblico specialmente dei non addetti ai lavori. Dalla degustazione di Go Wine in questo senso, emerge che forse una diversa politica di marketing consentirebbe ad un pubblico ancora più ampio di apprezzare questa bella realtà produttiva del vino Italiano.
Tra gli spumanti molti i Rosè, tipologia cui il Pinot Nero si presta particolarmente bene, ma viene anche vinificato in bianco, solo o con percentuali minori di altri vitigni spesso Chardonnay. Ad esempio il Cà Montebello Rosè brut, dell’omonima azienda, delicato sotto tutti gli aspetti, dalla bollicina ai sentori di lievito, o anche il Conte Vistarino Cruasè metodo classico Rosè Saignee della Rocca, dal nome tanto lungo quanto la persistenza di piccoli frutti rossi che lascia nel finale, oppure il metodo classico Rosè dell’Azienda Monsupello, di gradevolissima e prolungata freschezza, così come il Metodo classico Rosè Zephiro di Tenuta Quvestra.
Tra le versioni spumantizzate in bianco, l’extra brut m’Ami di Tenuta Belvedere in cui prevalgono delicati accenni floreali, o il Metodo classico Brut Maria Antonietta dell’Azienda Feudo Nico, uno dei migliori assaggiati in assoluto insieme all’Alexander Magnus, Pinot Nero Brut di Cantine F.lli Bertelegni. Di questa azienda anche Sgarbè ottimo vino da Riesling, ricco sia nei profumi che nel gusto e di buona persistenza, tra i più sorprendenti dell’intera degustazione.
La Bonarda da loro prodotta si chiama Vergonia, nome provocatorio che richiama l’attenzione su come la Croatina, sia sottovalutata soprattutto nel prezzo delle uve. In effetti il grido di protesta si rivela giustificato assaggiando questo bel vino di semplice approccio, che con la sua frizzantezza appena accennata invita al pieno relax. Sensazioni che evocano anche la Bonarda Giada 2015 di Cantina La Costaiola e quella decisamente più frizzante di Losito & Guarini “C’era una Volta”, che insieme alla Bonarda di Azienda Paravella sono rimaste agganciate alla memoria gustativa.
Anche il Pinot Nero non spumantizzato era presente con ottime bottiglie. Dalle versioni di gusto più pieno e sul frutto come quella di Cà di Frara alle due versioni proposte dalla Tenuta Mazzolino, la prima “Terrazze” vinificata in solo acciaio che sviluppa i toni dei fiori rossi, e l’altra “Noir” a cui l’elevazione in legno affina il bouquet regalandogli i toni raffinati della maturità. Ottimo anche quello di Vercesi del Castellazzo proposto nelle versioni 2012 e nell’elegante 1998.
Per ultimo “Pernice” dell’Azienda Conte Vistarino forse il più complesso dei Pinot Nero presenti, che evade dalla tipicità per assumere una propria dimensione fatta di sentori delicati e molteplici, abbandonando via via le tracce fruttate per trovare l’aroma delle erbe medicinali e delle le spezie lievi.
Bruno Fulco
Vivo in zona da 10 anni e scopro sempre piu vini buoni. Anche la Bonarda diventa sempre meglio come quello dei Fratelli Agnes.
Sono d’accordo. L’Oltrepò sta facendo grandi passi avanti, oggi e tra le migliori zone d’Italia per rapporto qualità prezzo secondo me. Questo è dovuto anche alla politica di promozione sul territorio che è migliorata negli ultimi anni. Ottimi i Pinot Nero e i Riesling.