Il minimalismo, agli estremi opposti del massimalismo, nasce come reazione all’opulenza degli anni ’80.
Questo stile è figlio della Minimal Art, una tendenza artistica caratterizzata da forme semplici e geometriche, dalla sottrazione del superfluo, da strutture modulari e seriali e dall’uso di materiali della tecnologia industriale. In merito ai colori, parliamo di bianco, nero, pochissimi neutri. Gli anni ’80 avevano imposto una donna che non aveva paura della propria sessualità: erano gli anni di Versace, di Lacroix, dei macro volumi e del make up intenso.
Un certo stile sfacciato e sexy, però, non era per tutti: inizia Armani a offrire un’alternativa. Parte dalle collezioni uomo, destrutturando le giacche, eliminando il colletto dalle camicie, diminuendo il numero dei bottoni, immaginando un uomo sempre più zen, con il rigore e la linearità di un giapponese.
Gli stilisti giapponesi, nel frattempo, sublimano la loro capacità di designer interpretando un’esigenza della società, ben lontana ormai da fiocchi, rouches, minigonne e golori pop. Rei Kawakubo, fondatrice di Comme des Garcons, porta una ventata di austerità fin dalla metà degli anni ’80, inizialmente apostrofata come Hiroshima chic, la sua visione della moda apre la strada al minimalismo di Watanabe -suo allievo- e a quelli che verranno dopo.
Nel frattempo in Europa, il businessman Helmut Lang, non riuscendo a trovare abiti che gli piacessero, iniziò a disegnarli da solo, diventando uno stilista e un’icona. Prada acquisirà il gruppo alla fine degli anni, irresistibilmente attratta dalla medesima vocazione minimal. Linee pulite, altamente strutturate, abiti senza tempo. Chi ha comprato un biker jeans di Lang negli anni ’90, sicuramente ancora lo ha nell’armadio e lo indossa fieramente.
In Italia, Miuccia Prada nei primi anni del 2000 fa una sfilata memorabile. Una parte della borghesia milanese non si identifica più nelle opulente collezioni di Versace, Cavalli et similia, indossate da un certo establishment. Vuole una svolta francescana, sobria, che possa rispecchiare i valori in cui si identifica: serietà, dedizione al lavoro, alla famiglia, alla cultura.
Cos’è quindi la moda minimal?
Le linee pulite, severe, senza orpelli e gli abiti senza fronzoli di Prada sono la quintessenza del minimal chic, corrente che tuttora veste migliaia di donne in tutto il mondo, convinte che la sostanza conti più dell’apparenza e che un pezzo strutturalmente impeccabile senza artifici risplenda di luce propria.
Micaela Paciotti