Non smetterò mai di dirlo: Il Racconto dell’Ancella è tra le serie tv migliori da vedere in questo momento.
La nostra June, interpretata da una sempre più incredibile Elisabeth Moss è diventata il nostro punto di riferimento assoluto.
Negli ultimi episodi de Il Racconto dell’Ancella 3 la troviamo seduta per ore di fronte al corpo senza vita della sua compagna di passeggiate, Natalie: proprio quella che aveva fatto la spia sulla fuga della piccola Nicole facendo impiccare la Marta complice del fattaccio. Quella che fingeva che, alla terza gravidanza, andasse ancora tutto bene mentre era palesemente turbata. Quella che ha commesso una sparatoria nel supermercato per poi diventare a tutti gli effetti l’incubatrice di suo figlio, viva solo perché attaccata ad una macchina. E chi se non June per vegliarla, in ginocchio, giorno e notte? E noi, con lei: nella sua testa, nel suo dolore, nel suo delirio.
E problema di questa serie è proprio che ti entra nella testa: praticamente sono stata una settimana a canticchiare in macchina la canzone dell’esaurimento nervoso di June.
Ooh, baby, do you know what that’s worth? / Ooh, heaven is a place on earth
La questione a Gilead è la seguente: se ti ribelli soffri, se non ti ribelli pure. Tanto vale ribellarsi. E June prosegue la sua strada con la missione di liberare i bambini dell’ospedale. Farli uscire da questo Paese infernale a costo della vita.
Nel frattempo, ovviamente, non mancano altri momenti atroci, come quello del rito con Lawrence:
il comandante che ha sempre rifiutato di procedere con lo “strupo legalizzato” dell’ancella si trova messo alle strette dai Waterford e ci sbatte in faccia il dolore di questo tradimento imposto, se così possiamo chiamarlo. June, d’altro canto, profondamente turbata e allo stesso tempo consapevole di cosa sta per accadere, indica al “suo” comandante come procedere all’atto senza pensarci troppo, magari a occhi chiusi…
Unfit, Heroic e Bad Witness sono tre esempi di quanto questa stagione stia riuscendo bene. Delineano perfettamente la perdita della ragione di June, ormai provata, ma comunque sempre reattiva. La nostra super blondie non è l’unica protagonista, però: zia Lydia, grazie a una formidabile Ann Dowd, ci immerge in un doloroso flashback della sua vita ante Gilead. Un tuffo che ci fa assaporare profondamente la frustrazione di questa donna, ma soprattutto l’odio con cui ripaga le persone che ha attorno per difendersi da una vergogna che la assale e non le dà scampo.
Che dire? Se non la state vedendo… redimetevi!
Alessia Pizzi
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