L’ho chiamata la “burattinaia” nella precedente recensione de Il Racconto dell’Ancella 3, ma si sa come va a finire nei giochi di potere: basta un attimo per passare dalla parte della marionetta.
E se June sta sfoderando tutte le sue armi per salvare Nichole dal rientro a Galaad, i Waterford non sembrano essere da meno, naturalmente con lo scopo opposto.
Serena, dopo l’incontro con Luke e Nichole in Canada, non riesce a darsi pace: doveva essere l’ultimo saluto alla bambina, ma la moglie del comandante non riesce proprio a staccarsi dalla piccola. E allora Fred cosa fa? Architetta una messa in scena politica, una specie di video famigliare in cui lui, sua moglie e – dulcis in fundo – l’ancella, chiedono il rientro di Nichole.
E quindi la povera June, che credeva di manipolare tutti, si ritrova sul piccolo schermo a dover chiedere l’ultima cosa che vorrebbe al mondo. Non mancherà ovviamente lo scontro con Serena, accusata di profondo egoismo: entrambe le donne sanno che vivere a Galaad per il genere femminile è una maledizione, come può Serena volere questo per Nichole, la figlia che dice di amare più di qualunque cosa al mondo?
E il terrificante teatrino, ambientato a Washington, sede della trattativa col Canada per la riconsegna della neonata, viene reso ancora più inquietante dalla famiglia del comandante Winslow, che ospita June e i Waterford. In questa casa apparentemente perfetta, colma delle risate di tantissimi bambini, dorme un ancella a cui è stata spillata la bocca.
In questo clima di terrore, June si aggrappa a Nick: gli chiede di fare il padre, di utilizzare il suo nuovo ruolo come Comandante Blaine per salvare Nichole e dare informazioni utili al governo canadese in cambio di supporto.
Ma quest’ultimo sferra a June l’ultimo colpo: Nick non è fonte affidabile per i canadesi in quanto ex soldato della crociata che ha portato alla situazione attuale.
https://www.youtube.com/watch?v=k7Y9h20SmLI
Sempre a proposito degli uomini di June, Luke apprende della relazione tra lei e Nick tramite una audiocassetta fatta arrivare da sua moglie per vie traverse: un messaggio sincero, di sofferenza, in cui June rivela al marito la verità su Nichole e sull’atto d’amore che l’ha messa al mondo.
E June si scusa e si vergogna di essersi concessa il lusso di “rifarsi una vita” laddove è solo una misera incubatrice di figli. Queste scuse fanno male, sono innecessarie e allo stesso tempo necessarie. Il bello di una protagonista audace, impertinente, tenace quale è June sta proprio nella sua sincerità: è vero, sa manipolare se la situazione lo richiede, ma con le persone a cui tiene è sempre limpida. Anche con la fragile moglie del comandante Lawrence dimostra la stessa sincerità, quando la usa per provare a raggiungere la piccola Hannah a scuola col pretesto di una passeggiata. Se June vede che dall’altra parte c’è un cuore onesto non riesce a mentire, ed è disposta anche a mettere in secondo piano i propri intenti. Questo la rende un’eroina a tutto tondo.
E le altre eroine, le superstiti di Galaad, come se la passano? Emily e Moira fanno i conti col terrore che hanno subito, ma soprattutto con la libertà riacquistata.
Nessuno può capirle, quindi iniziano a parlare tra loro interrogandosi su cosa siano diventate. Aver ucciso per difendersi, rende l’atto meno spregevole?
Domande che forse, penserete, non dovrebbero nemmeno porsi per quello che hanno dovuto vivere. Eppure la natura umana è fatta per interrogarsi, e non può farne a meno neppure quando la situazione giustifica l’azione. Tornati alla normalità la mente inizia a porsi dei quesiti su quello che siamo realmente. Ma è davvero possibile comprenderci?
Questi tre episodi de Il Racconto dell’Ancella 3 (5 Unknow Caller, 6 Household, 7 Under his eye) fanno emergere il lato oscuro di tutti, buoni e cattivi, se ce ne sono davvero in questa storia di burattinai e marionette. Per quanto vogliamo riflettere, dobbiamo accettare gli estremi che ci abitano. I fatti ci spingono ad agire, anche senza pensare; lo spirito di sopravvivenza ci spinge a compiere quello che non avremmo mai creduto: atti di rabbia, atti di crudeltà. Sarebbe bello credere che siamo fatti per vivere solo di emozioni belle, ma il nostro equilibrio si regge sugli opposti. Luci ed ombre, in noi e negli altri.
Alessia Pizzi
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