Un’altra serie tv di successo firmata dagli inglesi. Si è conclusa la settimana scorsa Patrick Melrose, tratta dalla saga di Edward St Aubyn. Tra i protagonisti Benedict Cumberbatch e Hugo Weaving.
Un telefono che squilla. Una mano si protende per alzare la cornetta. Mentre l’uomo al telefono ripete per ben due volte “Pronto?”, la macchina da presa si alza e finisce per inquadrare il profilo del protagonista. Nel frattempo, sentiamo la voce di Nicholas al telefono.
Patrick, temo di doverti dare delle brutte notizie. Sono a New York. Riguarda tuo padre. Tuo padre è morto la notte scorsa nella sua stanza d’albergo.
Continuando ad ascoltare le parole di Nicholas, Patrick si piega in avanti. Non un gesto di dolore, ma una semplice mossa per recuperare una siringa caduta a terra. Vediamo una piccola macchia di sangue aprirsi sulla sua camicia all’altezza del braccio. Poi, finalmente, è inquadrato in primo piano. Chiude la telefonata. E scoppia a ridere.
Un inizio sconcertante quello di Patrick Melrose. Come sarà tutto il telefilm.
La serie tv di cinque episodi segue la vita del protagonista. Ogni episodio è ambientato in un anno preciso dell’esistenza di Patrick (1982, 1967, 1990, 2003 e 2005), anche se ci sono continui flashback e flashforward. Nel corso della storia vediamo il personaggio perdersi nelle sue dipendenze – la droga prima e l’alcol dopo -, nella depressione, nella rabbia e nella mancanza di fiducia in se stesso. Tutto questo a causa di un pessimo rapporto con i genitori (interpretati da Hugo Weaving e Jennifer Jason Leigh). I due, infatti, anche se in maniera molto diversa, si sono dimostrati completamente incapaci di proteggere e di amare il figlio. Con conseguenze devastanti per la vita di Patrick.
Non è un tema molto originale. Ci sono moltissime storie che raccontano le difficoltà di una persona generate da dinamiche familiari ambivalenti e da genitori poco amorevoli. Non è molto innovativo neanche l’argomento delle famiglie aristocratiche inglesi che dietro le apparenze rivelano comportamenti molto bassi e ben poco virtuosi.
Ciò che rende la storia di Patrick più intensa e interessante da guardare è sicuramente il fattore autobiografico.
Per scrivere la saga dei Melrose (composta da 5 libri da cui sono stati tratti gli episodi), l’autore Edward St Aubyn ha mescolato fantasia ed esperienze realmente vissute. E il potere delle storie reali ha sempre un impatto forte sullo spettatore. Inoltre, il meccanismo d’incastro delle scene presenti e passate, il modo in cui le diverse situazioni vengono mostrate allo spettatore, è veramente interessante. Il quadro dell’intera vicenda si compone poco a poco attraverso tutti gli episodi e solo alla fine lo si può ammirare con cognizione di causa. L’attenzione e la curiosità dello spettatore sono così sempre attive.
Le scene si prendono il tempo di cui hanno bisogno per rappresentare le sensazioni dei personaggi.
Sensazioni che colpiscono in pieno chi guarda. Dal delirio provocato dall’eroina alla tensione causata dal solo sguardo di David, il padre di Patrick. Ci si sofferma sui dettagli, sui silenzi,sull’ambiente. Ma tutto ha un senso e tutto aiuta a creare un senso di decadenza e di inevitabilità di emozioni negative.
Ma ciò che rende imperdibile questa serie tv sono le interpretazioni degli attori.
Benedict Cumberbatch si conferma un attore di prim’ordine, dando vita a un personaggio che dietro al distacco emotivo e all’ironia pungente nasconde una ferita probabilmente impossibile da rimarginare completamente e che fatica a cicatrizzarci. Memorabile la scena in cui, in balia della cocaina, immagina un possibile incontro psicoterapeutico con i propri genitori, cambiando voce e atteggiamento. Hugo Weaving riempie lo schermo con i suoi sguardi crudeli e il suo tono pacato ma allo stesso tempo minaccioso. Leigh dà il meglio di sé soprattutto quando interpreta la madre da anziana. Bravissimo anche il giovane interpreta di Patrick da bambino.
Non è una visione semplice.
Alle volte ci si sente del tutto impotenti di fronte alle immagini che si vedono. In alcuni momenti si prova un vero e proprio peso sullo stomaco che ti segue anche una volta finita la puntata. In diverse occasioni si ha voglia di urlare contro determinati personaggi, di scuoterli, di farli ragionare. Capita di rimanere anche senza parole davanti ai loro atteggiamenti. Questo è il livello di coinvolgimento della serie!
Dopo tanti capolavori, come Black Mirror, Sherlock, Doctor Who, Patrick Melrose conferma la bravura degli inglesi nel creare show adatti alla televisione. Assolutamente da non perdere!
Federica Crisci