Dal libro alla scena: ecco i “Lacci” che non si possono sfuggire

lacci -domenico starnone

In scena fino all’11 febbraio al teatro Eliseo di Roma Lacci, spettacolo teatrale tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone. Protagonista un ottimo Silvio Orlando.

Lacci, il film di Daniele Lucchetti apre Venezia 2020 e tutte le ferite possibili

Se si guarda la quarta di copertina dell’edizione Einaudi di Lacci, si leggono commenti lapidari, ma entusiasti. Belpoliti parla di “piccolo capolavoro”, mentre Piccolo lo considera il “libro dell’anno” (ovvero del 2014). Chiunque lo legga non può fare a meno di confermare questo giudizio più che positivo (lo abbiamo fatto anche noi in questo articolo).

Il romanzo di Starnone, oltre a farsi divorare con piacere, riesce a dar vita a personaggi credibili e comuni. è la storia della famiglia di Aldo e Vanda. I due si sono innamorati da ragazzi, si sono sposati presto e sono diventati genitori di Sandro e Anna con altrettanta sollecitudine. Un giorno, però, Aldo si innamora di Lidia, una studentessa diciottenne e per lei lascerà la famiglia per quattro anni. Anche se poi deciderà di tornare da Vanda, gli equilibri della relazione sono ormai compromessi e hanno inevitabilmente segnato la vita dei bambini. Cosa abbia significato quell’abbandono e quel ritorno è raccontato dal punto di vista di tutti i componenti familiari. Il lettore ha così modo di comprendere a fondo la situazione e di provare in maniera diretta tutte le contraddizioni e i paradossi che possono nascere nelle relazioni sentimentali e affettive.

Il successo del romanzo si è poi trasferito allo spettacolo teatrale che ne è stato tratto.

Lo dimostrano il tutto esaurito delle repliche del 2017 e il ritorno sul palco dell’Eliseo durante questa nuova stagione. D’altra parte è stato lo stesso scrittore a curare l’adattamento, mantenendo viva la struttura e il cuore del romanzo. Pur essendo un atto unico, anche lo spettacolo si può considerare diviso in tre parti, ciascuna dedicata a un membro della famiglia (la madre – il padre – i due figli) .

Ognuno di loro si racconta presentando il suo carattere e la propria emotività inevitabilmente influenzate dall’evento che ha sconvolto gli equilibri familiari. Ma dai loro discorsi emerge chiaramente il loro ruolo: quello di madre, di padre, di figli. L’insieme di queste voci costituisce quella che il regista Armando Pugliese ha definito una “sinfonia del dolore”.

Questa storia ci parla di un carico di sofferenza che da una generazione si proietta su quella successiva con il suo bagaglio di errori, infingimenti, viltà, abbandoni, dolore appunto. (A. Pugliese).

Non occorre essere psicologi per sapere quanto i legami familiari incidano sulla formazione e sulla crescita di un individuo.

Quello che però spesso non consideriamo – e che il libro/spettacolo ci ricorda -, è quanto questi legami siano profondi, indelebili e vincolanti. E non è solo una questione di responsabilità derivante dai ruoli che si ricoprono nel gruppo familiare. Riguarda ciò ci portiamo dentro, che ci forma, che ci definisce senza neanche saperlo. Lo spiega bene la scena dei lacci, che dà il titolo all’opera. Ciò che spinge Aldo a tornare dalla sua famiglia è venire a conoscenza del fatto che suo figlio riesce ad allacciarsi le scarpe nello stesso modo singolare che ha lui di farlo. Quando Sandro chiede se sia stato lui a insegnarglielo, il padre non sa rispondere e dice che probabilmente ha imparato da solo, guardandolo. Nei figli ci sono sempre caratteristiche dei genitori, acquisite automaticamente. E sono legami che non si possono recidere.

lacci
In scena, da sinistra: Matteo Lucchini, Vanessa Scalera e Silvio Orlando

Il testo teatrale, essendo l’adattamento di un romanzo, è molto verboso.

Le azioni sulla scena sono ridotte al minimo, poiché ciò che realmente conta è l’interiorità dei personaggi. Monologhi e dialoghi si alternano nel corso dell’atto unico senza risultare però pesanti. Questo grazie alle interpretazioni degli attori che, oltre ad avere un buon ritmo, sono improntate sul realismo. Silvio Orlando è bravissimo nel modo in cui restituisce al personaggio di Aldo l’aura mediocritasl’inettitudine e la mancanza di coraggio nel prendere consapevolezza di sé e delle sue scelte che lo caratterizzano. Intense anche le interpretazioni di Pier Giorgio Bellocchio e di Maria Laura Rondanini nel ruolo dei due figli, vittime della crisi familiare che diventano poi carnefici. Vanessa Scalera è notevole nei lunghi monologhi affidati al suo personaggio. è interessante che a Vanda siano riservati molti pezzi singoli (anche se non è mai veramente sola sulla scena). Questo perché il vero motore della famiglia, colei che riesce a riunirla, è proprio la moglie. Il suo controllo, però, non fa solo da collante; crea paura e ansia nel clima familiare.

Molto riuscita la scena d’apertura dello spettacolo. Da subito vediamo la coppia caratterizzata per le sue personalità differenti.

Da una parte abbiamo Vanda, illuminata da un occhio di bue, che parla al marito durante la sua assenza tramite lettere. Si muove continuamente sul palco e mostra tutto il dolore, l’affanno e la frustrazione provocate dalla situazione. Lei è la donna che ha compreso tutto, pure quello che non osa ammettere apertamente. Ed è proprio questa comprensione che la spinge ad agire e a creare quelle occasioni per permettere alla famiglia di tornare insieme. Di vivere un ordine apparente. Dall’altra c’è Aldo, seduto, poco illuminato, quasi del tutto fermo. Quale modo migliore per mostrare la sua inerzia e la sua incapacità di determinare una situazione e se stesso?

lacci

Interessante anche la scenografia: una stanza dalle pareti bianche, elegante e ordinato.

Il salotto (da sempre la scena prediletta dei drammi borghesi), ma più in generale tutta la casa, è specchio di quell’equilibrio che la famiglia si è ricreata dopo il tradimento del marito. Un equilibrio che ha in sé tutti i ricordi del passato, poiché sono conservate le lettere della moglie e anche le foto dell’amante. Ma è precario. Si sfalda con una semplicità spaventosa. E quando la casa viene messa a soqquadro, è solo una questione di attimi prima che tutto ciò che è stato nascosto da tempo, venga nuovamente alla luce.

Pur essendo un romanzo e un racconto teatrale, Lacci è la storia di una famiglia come ce ne sono tante. è la storia di quei legami che ci determinano e che non si possono recidere, ma solo accettare. Lacci è una storia di vita da leggere e da vedere a teatro.

Federica Crisci

Federica Crisci
Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui