Ms. Marvel: l’esordio di Kamala Khan nell’MCU tra passato e presente

Non sono passati nemmeno 10 anni dall’avvento della contemporanea Ms. Marvel all’interno della storia editoriale della Casa delle Idee. Eppure, Kamala Khan è diventata immediatamente icona di un’intera generazione, tanto che il mondo su carta ha iniziato a starle stretto già da un pezzo. Comparendo prima sporadicamente in svariate serie animate minori, e divenendo poi protagonista del videogame della Crystal Dynamics “Marvel’s Avengers”, il personaggio ideato da Sana Amanat si appresta a fare il grande passo transmediale, esordendo nell’MCU con la sua personalissima serie tv.
Disponibile dal 08 giugno 2022 e composta da soli sei episodi, la narrativa Marvel Studios si è trovata però nella difficile posizione di dover pesantemente riscrivere le origini di Kamala e rimodellare buona parte delle sue abilità, a causa del ravvicinato ingresso nell’universo condiviso di personaggi dalle peculiarità similari.

Dai comics alla televisione

Nel mondo su carta, dopo essersi allontanata da una festa alla quale non aveva il permesso di andare, la sedicenne pakistana-americana viene avvolta dalla Nebbia Terrigena assumendo, per un breve periodo e dopo un’onirica visione, le sembianze della sua eroina: Captain Marvel. Una volta tornata esteriormente normale, Kamala scopre di essere un’Inumana polimorfa capace di allungarsi, diventare infinitamente grande o incredibilmente piccola e persino in grado, con un enorme sforzo energetico, di alterare il suo aspetto.

Capite bene che, dopo il fragoroso buco nell’acqua di Inhumans nel 2017, i Marvel Studios non abbiano alcun interesse a riprendere la razza inumana in pianta stabile, soprattutto ora che hanno tra le mani i diritti dei ben più noti mutanti. In un periodo fortemente innovativo dell’MCU potrebbe risultare difficoltoso per il pubblico – come per la produzione stessa – barcamenarsi tra i due schieramenti. Inoltre, va aggiunto il fatto che la cosidetta “Fase 4” è destinata a chiudersi con il ritorno sul grande schermo di un’eroe dalle similari abilità elastiche: Mister Fantastic.
Tutto ciò ha dunque imposto una parziale riscrittura dell’eroina narrata su carta, rispettando più il contesto sociale che la circonda rispetto alla sua natura super. In questa versione televisiva – e prossimamente cinematografica – Kamala ha la capacità di modificare la materia che la circonda, proiettando dei costrutti di energia come farebbe una Lanterna Verde DC. Ciononostante, potete star certi che l’essenza delle dinamiche familiari che le ruotano attorno sono invece state trasportate molto più fedelmente.

Quello che ha saputo rendere la sedicenne del New Jersey incredibilmente influente nel panorama fumettistico odierno è la sua straordinaria forza sociale ed emotiva. Si tratta infatti della prima super-eroina musulmana ad avere un serie interamente dedicata, esplorando l’adolescente dietro la maschera costantemente divisa tra due mondi (religioso/familiare e scolastico/sociale) che non sempre riescono a comunicare. Vivendo attivamente la vita della moschea, prima di tutto da donna e poi da giovane, le storie di Kamala esplodono dall’interno verso l’esterno, andando a colmare un gap culturale con una naturalezza rara. Per merito di una capacità comunicativa da underdog ossessionata dagli Avengers, le avventure di Ms. Marvel hanno saputo creare fin dalle prime pagine un legame empatico con i lettori più giovani, urlando inclusività e personalità a ogni tratto.

Arrivati a questo punto, avrete ben capito che chi vi scrive è un fan sfegatato di Kamala – nonostante la non più giovanissima età – che attendeva con ansia il suo esordio nell’universo condiviso cinematografico. Ma saranno stati in grado Kevin Feige and Co. di rispettare l’identità del personaggio, portando sul piccolo schermo un’avventura indimenticabile?

Quello che cerchi ti sta cercando

Kamala è una liceale pakistana-americana del New Jersey super-appassionata degli Avengers e soprattutto di Carol Denvers. Alla notizia che proprio dove vive ci sarà il prossimo grande evento dedicato alla formazione che ha sconfitto Thanos, la ragazza cerca in tutti i modi di convincere i genitori a concederle il permesso di andare. Dopo l’ennesima lite, la giovane elabora un piano con l’amico Bruno per sgattaiolare fuori dalla finestra, andare all‘AvengerCon partecipando così al cosplay contest, e tornare a casa senza che i suoi se ne accorgano. Ovviamente, non tutto va proprio secondo i piani! Proprio quando Kamala è sul palco, il bracciale che le ha mandato qualche giorno prima la nonna materna dal Pakistan, scatena un potere che la ragazza non sapeva nemmeno di possedere, rendendola così un’aspirante super-eroina.

Un inizio folgorante

Ms. Marvel non esordisce di certo su Disney+ con lo stesso interesse delle serie del filone che l’hanno preceduta, non avendo il traino di personalità già note all’interno della narrativa MCU come Wanda e Visone, Falcon & Winter Soldier, Loki o Hawkeye. Non può nemmeno vantare l’attrattiva dalla presenza di una star di fama mondiale per convincere il pubblico a seguire una nuova origin-story, come avvenne con Oscar Isaac per Moon Knight, avendo nel ruolo della protagonista la giovanissima esordiente: Iman Vellani.

Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che Ms. Marvel è un personaggio fumettistico sconosciuto ai più, è dunque semplice identificare le ragioni del basso numero di riproduzioni collezionate al debutto. Ciononostante, commetteremmo un imperdonabile errore a non dare alla serie la possibilità di stupirci perché – senza alcuna esagerazione – i primi due episodi sono una vera e propria ventata d’aria fresca all’interno dell’MCU sotto diversi punti di vista.

Il primo episodio della coppia Adil & Bilall, resosi noti per la regia del blockbuster Bad Boys For Life, dimostra tutto il dinamismo del duo belga di origini marocchine che riescono a portare una Jersey vibrante e colorata – dove persino i murales prendono vita – portando lo spettatore a stretto contatto con tutte le sfaccettature di Kamala: dall’instancabile ideatrice di fanstory sugli Avengers, all’adolescente divisa tra moschea e famiglia, all’outsider alla ricerca della sua identità. Senza un secondo di tregua, quella che stata etichettata come una “serie teen” ancora prima della sua messa in onda, dimostra di essere accattivante per qualsiasi target, mescolando animazione e realtà in più occasioni, incorniciandole in quadri inusuali e ammiccando pesantemente allo stile I Mitchells vs the Machines.

Il mood delle comics stories di Ms. Marvel viene perfettamente centrato anche nei due episodi successivi diretti da Meera Menon, dove assistiamo a un training improvvisato sui tetti del Jersey e, in meno che non si dica, al primo atto eroico dell’eroina in erba con tanto di costume fai-da-te e riprese virali. Saranno proprio quest’ultime che, insieme ai video postati in rete risalenti all’AvengerCon, la faranno diventare l’obiettivo di due diversi gruppi “antagonisti”: la Damage Control e i Clan Destine.

Nonostante la trama principale della serie continui a delinarsi sempre più, Crushed e Destined sono gli episodi che dimostrano quanto i gregari e i differenti contesti intorno a Kamala siano la vera forza intrinseca nella narrativa del personaggio. Tra le mura domestiche, ogni qual volta che Abu e Ammi (papà e mamma) compiono un passo verso Beta (Kamala) finiscono poi per compierne due indietro, in un rapporto genitori-figlia costellato da aspettative legate alle tradizioni famigliari e difficoltà nel fidarsi l’un dell’altra.

In questo senso, la trasposizione dai fumetti alla televisione è estremamente fedele nel trasmettere il vissuto dei Khan – unica eccezione il radicale cambio di simpatia del fratello Amir – dove la cultura pakistana ruba costantemente la scena anche fuori casa, portandoci all’interno delle dinamiche delle comunità e nella voglia di riscatto di ragazze quali Nakia, la migliore amica di Kamala, pronte a fare la differenza in un mondo che non vuole vederle.

Un tracollo evitabile

Nei successivi due episodi diretti da Sharmeen Obaid-Chinoy, la protagonista vola in Pakistan con la madre alla ricerca della verità sul suo passato famigliare, rincorrendo la visione di un treno partito decenni addietro da Karachi e qui, purtroppo, la serie deraglia per scellerate scelte di sceneggiatura.

Prima di affrontare i grandi difetti di queste puntate, è bene specificare che viene efficaciemente affrontato e narrato un evento storico sconosciuto ai più: la Partizione del 1947. Attraverso la storia dell’allora piccola Nani (nonna) di Kamala, viene ottimamente illustrata la situazione delle innumerevoli famiglie pakistante, costrette a lasciare le loro abitazioni nella nuova India induista con la violenza, a seguito della fine dell’Impero coloniale britannico. Nakia – di origini turche – aveva già trattato la questione dell’attrito religioso in Crushed, quando confessa i sentimenti provati la prima volta che indossò l’hijab e – velatamente – la reazione dei suoi genitori, tracciando così una linea con l‘India attuale dove l’estrema destra induista ne ha vietato per legge l’utilizzo alle donne islamiche.

“Il mio passaporto è pakistano e le mie radici sono indiane. Nel mezzo c’è un confine, costruito con il sangue e il dolore”
, dirà Kamala recandosi nella sua terra d’origine ed è quanto di più buono possiamo tener stretto dalla narrazione degli episodi 4 e 5 che, sul fronte super-eroistico annientano quanto di buono si era visto negli episodi precedenti.

Sebbene l’entrata in scena di Kamran abbia destato quasi immediatamente qualche incertezza per l’inedito legame con i Clan Destine, è proprio quando viene “esplorato” il gruppo proveniente dalla Dimensione Noor che il castello crolla su se stesso. Non si tratta del radicale cambio del team di super-eroi fumettistico in un famiglia di esiliati dimensionali, disposti a far del male alla giovane di casa Khan pur di appropriarsi del bracciale in suo possesso, che ha influito negativamente.

Purtroppo, ai Clan Destine non è stata data un tridimensionalità tale da giustificare le azioni della loro leader in Time and Again, punto di svolta dell’intera narrativa. Infatti, in poco meno di 60 secondi, si va celermente a chiudere la minaccia proveniente dal mondo in espansione dei Djinn – di cui lo spettetore è venuto a conoscienza soltano a metà dell’episodio precedente – e Najima, delineata fino a quel momento come villain principale, si rende protagonista di un sacrifico che risulta incredibilmente forzato. Si va nettamente in controcorrente rispetto a quello visto negli episodi precedenti, disorientando lo spettatore che non può che rimanere sconcertato dal livello di scrittura dell’episodio 5. Indubbiamente, si è cercato di ispirarsi ai prodotti televisivi di India e Pakistan, ma il risultato è un evidente caduta di stile tra dialoghi al miele e stravolgimenti caratteriali poco credibili.

Seppur la CGI resti costante, anche se non eccellente come tutte le produzioni sviluppate in tempi pandemici, anche sotto l’aspetto visivo le interazioni con l’ambiente vengono ridotte a banalissimi e occasionali pop-up per un imessage ricevuto. Non vengno sfruttate le potenzialità delle tradizioni e del folklore del Pakistan come fatto precentemente nonostate fossimo negli States. Il dinamismo viene abbandonato e rimpiazzato da uno stile e una narrativa piatta, dove Kamala risulta una turista che ha il disperato bisogno di tornare nel suo habitat naturale: il Jersey.

Un finale che mette una pezza

Fortunatamente, senza troppi intermezzi, si ritorna nella East Coast e la Damage Control si rivela essere l’ultimo – ma potremmo dire anche il solo – avversario che Kamala dovrà affrontare per completare la sua formazione. Grazie all’aiuto del fratello Amir, dei fedeli Nakia e Bruno, nonché della popolare Zoe, la protagonista proverà a difendere il neo-super Kamran dall’assalto dell’organo governativo fondato da Tony Stark. Adil & Bilall si siedono nuovamente in cabina di regia e con loro ritorna anche l’ideazione di un piano da attuare tra live-action e cartoon, così come a qualche movimento più ricercato che riportano la serie a essere esattamente come dev’essere un prodotto teen moderno.

Stracolmo di easter egg, l’episodio conclusivo mostra una Kamala capace di sfruttare i suoi poteri rimodellati per assomigliare molto di più alla sua versione fumettistica, ingigantendo le sue mani e afferrando al volo carri armati. Nonostante, la vivacità del montaggio e la ritrovata qualità, ogni volta che viene accennato a quanto accaduto a Karachi il tutto inizia nuovamente a barcollare. Lo spettatore è costretto ad accetare persino che dei minorenni dall’altra parte del globo abbiano celeri agganci al porto sull’Hudson, disposti a per trasportare un clandestino in Asia. Alla faccia della sospensione dell’incredulità!

Tuttavia, No Normal è un episodio finale piacevole, in cui Kamala viene proclamata super-eroina dai suoi affetti che, per la prima volta nell’MCU, hanno regalato alla protagonista parti di quel costume che la renderà iconica. Ms. Marvel viene dunque forgiata e plasmata dall’amore delle persone che la circondano e questo aspetto, come vuole anche il nome, è una meraviglia che ritorviamo nello strepitoso Thor: Love & Thunder.

In conclusione, l’avvento di Kamala Khan all’interno dell’universo cinematografico MCU è indubbiamente discontinuo, ma non per questo completamente da buttare, peccando pensantemente nella gestione dei villain, nell’inserimento forzato della dimensione Noor, nonchè nell’introdurre un viaggio temporale che va a invalidare quanto l’Antico ha spiegato a Professor Hulk. In quest’ultimo senso, attendiamo delle risposte nel futuro multiversale che attende il franchise.
È infatti di una serie ricca di elementi che andranno a comporre il futuro di questa maxi-saga, ma non soltanto per la scena post-credit che rimanda alla prossima avventura cinematografica della fan al fianco del suo mito con The Marvels. L’amico Bruno, in questo adattamento reso fin troppo geniale, rivela a Kamala che “non è come tutti gli altri“. Nel suo sangue c’è un gene in più e, grazie all’inequivocabile accompagnamento musicale che sottoscrive la parola gene, non c’è alcun dubbio sul fatto che le origini dell’Inumana siano… mutate!
Change is here e Ms. Marvel si rivela essere ancora una volta ponte tra diverse realtà, pronta a stimolare chi si approccia alle sue storie ad aprirsi a una differente realtà, un’altra cultura o semplicemente un nuovo punto di vista.

Michele Finardi

IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area Tecnica
Planner di salotti cinefili pop fin dalla tenera età, vorrei disperatamente vivere in un film ma non riesco a scegliere quale!

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