“Inventing Anna”: Shonda Rhimes non sbaglia un colpo

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Inventing Anna, è una miniserie prodotta da Shondaland e basata sulla vera storia di Anna Delvey, pseudonimo di Anna Sorokin, disponibile su Netflix dallo scorso 11 febbraio, che ha già ottenuto un enorme successo, diventando la serie in lingua inglese più vista sulla piattaforma di streaming nella sua prima settimana di uscita.

In Italia il successo della miniserie è confermato dal fatto che è uno dei dieci prodotti più visti su Netflix in questo momento.
Dopo il successo ottenuto con Grey’s Anatomy, Le regole del delitto perfetto, Scandal, Bridgerton e ora Inventing Anna, possiamo dire che Shonda Rhimes non sbaglia un colpo.

Il trailer

La trama

La trama, come ho già anticipato, si basa sulla vera storia di Anna Delvey, una giovanissima ragazza che, fingendosi una ricca ereditiera tedesca, per diversi anni ha truffato banche, hotel e vari esponenti dell’élite finanziaria di New York. Nella realtà Anna Sorokin ha modeste origini russe.

La donna è stata arrestata e poi condannata nel 2019 per diverse frodi per ingentissime somme di denaro. La serie segue il lavoro della tenace giornalista investigativa Vivian Kent, interpretata da Anna Chlumsky, nella sua inchiesta alla scoperta della verità.

Nella miniserie la storia segue i progressi nelle indagini di Vivian, che vede negli eventi che coinvolgono Anna Delvey “la storia della vita”. Osteggiata dal caporedattore che vorrebbe darle il compito di seguire la cronaca del #metoo, Vivian farà di tutto per convincere l’editore a darle una chance con la “dumb socialite” (stupida mondana) Anna Delvey.

La serie è in effetti ispirata al pezzo di Jessica Pressler dal titolo How Anna Delvey Tricked New York’s Party People, pubblicato sul New York Magazine, e, in ogni episodio, viene specificato che “gli eventi riportano fatti veri eccetto per le parti totalmente inventate”.

Un personaggio affascinante

Anna Delvey è innegabilmente, sia nella versione reale che nella fiction di Netflix, un personaggio intrigante e affascinante, che non lascia nessuno indifferente. Ha truffato l’élite di New York, ingannandola con il suo portamento, il suo buon gusto nella scelta degli outfit da indossare e del vino con cui pasteggiare. Anna ha impressionato imprenditori e banchieri che le hanno creduto sulla parola: nessuno ha mai pensato che una donna con la sua classe potesse non essere chi affermava di essere.

Il personaggio principale della serie di Shonda Rhimes è dunque una donna dal fortissimo appeal che ha il pregio e il potere di catapultare lo spettatore in un mondo patinato riservato a pochissime e ricchissime persone; un mondo fatto di alberghi di lusso, jet privati, ville enormi, borse e accessori di altissima moda, vacanze in Europa.

In un vortice aspirazionale Anna Delvey è in grado di attrarre a sé chiunque la stia guardando, dal vivo o con il filtro di un monitor, che sia quello del telefono per chi la segue su Instagram nella realtà o quello della televisione per chi sta seguendo la sua vicenda nella mini-serie su Netflix.

Anna Delvey potrebbe infatti essere considerata da alcuni come una nuova icona della realizzazione del sogno americano. Anna ha certamente truffato, e per questo ha meritato la sua condanna, ma le sue vittime fanno parte di un mondo di squali. Quando è lo sfruttatore ad essere truffato non è difficile provare empatia per la giovanissima, scaltra e brillante criminale.

La recensione

Inventing Anna viene dalla scuderia di Shonda Rhimes ed è evidente. La mini-serie rimane all’interno della zona di comfort della famosa produttrice creativa di Shondaland: si tratta di una storia raccontata brillantemente, con ritmo e velocità, all’interno del format narrativo di una moderna soap opera.

Inventing Anna è composto da nove episodi della durata di circa un’ora. Ogni puntata è dedicata allo svelamento del punto di vista di un personaggio implicato nei fatti: il fidanzato, le amiche, l’avvocato di Anna. Ogni prospettiva aggiunge un pezzo del grande puzzle della storia, permettendo allo spettatore di farsi strada all’interno di una vicenda complicata e fatta di chiaroscuri. Nessun personaggio può essere semplicemente considerato buono o cattivo; ognuno, chi più chi meno, porta avanti i propri interessi. La scelta di procedere su due linee temporali diverse, il presente e il passato recente, è importante nel mantenere sempre alto il coinvolgimento di chi guarda, che si trova davanti un vero e proprio mistero da risolvere.

In Inventing Anna tutto è studiato per tenere lo spettatore incollato allo schermo. La colonna sonora è composta da canzoni pop e rap che donano ritmo alla narrazione, già di per sé molto sincopata. Sullo schermo compaiono continuamente monitor di telefoni su cui si moltiplicano messaggi, chiamate senza risposta, post fotografici di Instagram.

Lo split screen è un’altra tecnica utilizzata spesso per produrre ritmo.

L’interpretazione di Julia Garner è perfetta. Anna risulta sempre abbastanza umana da non far perdere allo spettatore l’investimento emotivo, nonostante sia chiaro che con grande lucidità sta scegliendo la prossima pedina da manovrare per portare avanti la sua operazione truffaldina.

L’Anna di Garner è una miscela caleidoscopica di determinazione, dolcezza, fascino, intelligenza fiera e opportunismo.

Il vero plus della mini-serie è però, secondo me, nel rapporto che si instaura tra Anna e Vivien: le due donne, sembrano tanto diverse, ma possono a volte specchiarsi l’una negli occhi dell’altra.

È Anna a truffare e a sfruttare chi incrocia la sua strada ma sono anche gli altri a sfruttare lei, Vivien inclusa.

Anna Chlumsky, proprio nei panni della giornalista Vivian Kent, è meravigliosa. Attraverso i suoi occhi e grazie alle sue indagini lo spettatore riuscirà ad avere un quadro complessivo della storia.

Le tematiche sociali

La storia di Anna Delvey diventa, in alcuni casi, anche il pretesto per affrontare temi più seri e meno mondani come la disparità sociale, il ruolo delle donne nella società attuale, il pregiudizio sulla popolazione di origine russa. Si tratta di spunti di riflessione che vengono solo accennati nella serie, ma sono presenti e degni di nota.

Valeria de Bari

IL VOTO DEL PUSHER
Trama
Personaggi
Colonna sonora
Regia
Sceneggiatrice, chitarrista, poetessa, pittrice: quello che sogno di diventare da grande. Ops ... sono già grande. Amo la musica (soprattutto il punk, il rock e le loro derivazioni), le immagini-movimento e l'arte del racconto (o come si dice oggi lo "story telling"). La mia vocazione è la curiosità. That's all folks

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