Il Racconto dell’Ancella 3: sia lodata la rivolta (delle donne)

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Due stagioni per rapirci il cuore, schiacciarlo, riempirlo ancora e poi lasciarci col vuoto dell’attesa. L’attesa di una terza stagione carica di aspettative, di cambiamenti, di rese dei conti.

Torna il Racconto dell’Ancella 3 in streaming: la serie tv che ha sconvolto l’immaginario comune con un futuro distopico terrificante è pronta a turbarci ancora una volta.

Avevamo lasciato June come la madre di tutte le madri: quella che affida la sua neonata all’amica Emily pur di tornare a salvare la primogenita Hannah. Una scelta difficile, inaspettata, che ci ha fatto amare il personaggio interpretato da Elisabeth Moss ancora una volta in più.

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E se nella seconda stagione il potere delle donne è quello dell’unione contro il sistema, nella terza questo concetto si rafforza e mostra come gli uomini non siano che pedine nelle mani delle burattinaie: che siano mogli altolocate, ancelle o una delle tante Marte relegate in cucina, la resistenza ha ufficialmente inizio. Le donne di Galaad si aggirano per la città come spie: sotto l’apparente silenzio della censura ribolle lo spirito della rivoluzione: del resto, cos’hanno da perdere?

June conosce le regole di questo mondo ormai: si camuffa, si orienta, baratta favori. La sua esistenza è un’alternanza tra la stasi di chi deve aspettare il momento opportuno e il dinamismo di chi lo deve cogliere al volo per sopravvivere.

Non c’è spazio per gli uomini in questi primi due episodi della terza stagione del Racconto dell’Ancella: comandanti, amanti, mariti non sono altro che controfigure relegate all’angolo. Spalle a cui appoggiarsi, ma mai figure fondamentali per attuare la strategia del giorno.

La terza stagione, come la seconda, oscilla tra il regime totalitario di Galaad e il limbo canadese, ultimo baluardo della libertà “alla vecchia maniera”. Uno dei focus principali della stagione persegue da subito sull’effetto Galaad: ovvero i postumi delle “sopravvissute”.

Riprendere una vita ordinaria dopo aver vissuto la violenza in tutte le sue forme più inquietanti, sia fisiche che psicologiche, è uno degli aspetti più raccapriccianti della terza stagione.

Ogni istante di normalità è un tuffo al cuore per chi ha lottato, giorno dopo giorno, contro una società che controlla anche la durata di un respiro. La riconquista della dignità, potremmo definirla, ma forse no, non è di questo che stiamo parlando.

Stiamo parlando piuttosto della riconquista della libertà, il bene più prezioso. Quello che le ancelle hanno perseguito con caparbia, coraggio, audacia affinché non venisse scalfito l’ultimo anelito di indipendenza che infiamma (ancora e nonostante tutto) i loro animi.

 

Alessia Pizzi

Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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