Su Disney+ la serie sulla vita di Bob Fosse e Gwen Verdon, una grande giostra dalla quale non vorrete scendere.
Una coppia nella vita, nell’arte, sul palco, nelle manie, nella smania di apparire, esserci, essere eterni. Non poteva finire certo benissimo. Quando due personalità di questa caratura si incontrano sono sempre alti altissimi e bassi bassissimi, ma i frutti di queste esplosioni li gustiamo ancora oggi.
La serie Fosse/Verdon, prodotta da FX e visibile su Disney +, è un riuscitissimo prodotto che non è biopic, non è musical, non è documentario, è semplicemente il racconto della loro vita, che già di per sé sembra una sceneggiatura pronta per Hollywood. Gli 8 episodi seguono un montaggio temporale non lineare, con flashback a flashforward che permettono allo spettatore di immergersi fin da subito nelle mille sfaccettature di questi due personaggi.
Chi sono Bob Fosse e Gwen Verdon?
Gwen Verdon è stata solo in un secondo momento “la moglie di Bob Fosse”, prima era una notissima ballerina e attrice di Broadway. Bob Fosse, nel momento in cui la incontra, è invece un coreografo reduce da un flop. Insieme lavorano per Damn Yankees e sanciscono in quel momento un patto per la vita, che li porterà a creare opere immortali come Cabaret e Chicago.
La danza per loro è un veicolo verso una nuova epoca espressiva, le coreografie vengono spinte sempre qualche metro oltre il già visto: 40 anni dopo, per dirne una, Beyoncé dichiarò di essersi ispirata a loro per la coreografia di “Single Ladies”. Ed è fantastico vedere le prove del corpo di ballo, i movimenti ritmati, a volte appositamente comici e sgraziati, come il bellissimo e straniante mambo “Who’s got the pain”, qui ballato dagli originali a Broadway:
Le emozioni che suscita Fosse/Verdon sono contrastanti e variegate
Oggettivamente, non si può rimanere indifferenti davanti alla genialità del coreografo e poi regista Bob Fosse, al dietro le quinte di uno spettacolo senza digitale, dove il processo creativo era in diretta, tra musicisti al piano, montatori svegli tutta la notte tra chilometri di pellicole e tantissime idee profumate di nuovo. Nell’episodio del weekend al mare all’improvviso realizzi che quel timido amico occhialuto è Neil Simon e quell’altro un po’ sarcastico è Paddy Chayefsky, sceneggiatore di Quinto Potere e tre volte premio Oscar.
Questo effetto wow fatto di genialità, lustrini, luci della ribalta, party sfarzosi permea tutti gli episodi, ed è difficilissimo alternarlo agli altri sentimenti di cui vi parlavo prima. Fosse era un Weinstein ante litteram, diciamo, un molestatore, manipolatore, ricattatore. Le ballerine sapevano di dover pagare il dazio per ottenere una battuta in più, una coreografia più lunga o anche solo per mantenere il posto. Traditore seriale senza rimorsi, marito carente e padre assente, nella serie lo vediamo comportarsi come desidera senza pensare alle conseguenze. Tra abuso di alcol, fumo e droghe, resta sempre fermo sulle sue convinzioni e profondamente vittima delle sue insicurezze. Gwen Verdon, d’altro canto, se inizialmente sembra una moglie di grande supporto che aiuta Bob in ogni circostanza, punto di riferimento artistico e personale del marito, ha un’evoluzione verso il protagonismo e la sete di visibilità, da perfetto cliché dell’attrice over 40.
Le scelte stilistiche
Chi guarda non sa bene cosa sta guardando: realtà, finzione, visioni? Tutto si fonde insieme. In moltissimi momenti si sentono i passi del tip tap sul legno, che sono nella testa di Bob Fosse nel suo eterno ripensare alla sua difficile infanzia. Vediamo ciclicamente una scena di lui che si butta dal balcone, espressione del suo dolore di vivere. Anche la vita di Gwen Verdon viene raccontata in modo viscerale: la violenza subita, un figlio non voluto, la sua fuga dalla vecchia vita per sfondare come ballerina. La sua gioia e determinazione nell’essere arrivata al top, di aver vinto sulla vita che le era stata prospettata da giovanissima, sempre con un sorriso smagliante che, episodio dopo episodio, diventa sempre più una maschera. I ritmi sincopati delle coreografie che provano seguono i ritmi delle loro giornate folli, i toni scuri di Chicago rispecchiano le loro ansie e le loro crisi di coppia, il loro ultimo spettacolo insieme sembra la metafora della loro coppia: nonostante tutto, non funziona come dovrebbe.
Queste drammatiche ma splendenti esistenze si incontrano e creano un sodalizio più forte di qualunque altro amore o carriera: rimarranno colleghi di lavoro e sposati, anche se separati, fino all’ultimo istante, quando Bob muore davanti al teatro dove stanno dando il loro ultimo spettacolo teatrale.
Tre motivi per vedere Foss/Verdon
- L’interpretazione stupefacente di Michelle Williams (che ho adorato anche in “Dopo il matrimonio) e Sam Rockwell (divertentissimo in “Jojo Rabbit“)
- L’immersione nelle coreografie e negli spettacoli
- La sceneggiatura coinvolgente
E se Fosse/Verdon vi farà venire voglia di musical, vi consiglio di vedere Hamilton, sempre su Disney +!
Micaela Paciotti