Sono passati più di 30 anni da quel calcio frontale che segnò la vittoria di Daniel LaRusso, allievo dell’onorevole maestro Miyagi, contro Johnny, punta di diamante del Cobra Kai, dojo di bulli e di violenti.
Il trailer
“Puoi anche perdere contro l’avversario, ma non puoi perdere contro la paura”. Correva l’anno 1989 e con queste parole il maestro Miyagi incoraggiava il suo Daniel-San, che combatteva sul tatami, nel finale di Karate Kid 3. L’eterna lotta tra i bulli e i bullizzati, tra ricchi e poveri, tra superficiali e sensibili, finiva con il famoso calcio della gru, rimasto nell’immaginario collettivo.
Netflix, oggi, ci entusiasma con una produzione di tutto rispetto, Cobra Kai. Grazie a questa serie tv rincontriamo i personaggi che avevamo conosciuto e amato alla fine degli anni 80, nella famosa saga dedicata al karate.
La prima cosa che si nota è che nonostante sia trascorso moltissimo tempo, in Cobra Kai nessuno ha superato davvero il passato: tutti gli adulti hanno un ricordo vividissimo di quegli anni, quasi presente. Fare karate negli anni 80 ha evidentemente influenzato a vita i protagonisti, che continuano a citare aneddoti e frasi come se fossero passati pochi giorni.
Nonostante Daniel LaRusso abbia le rughe e Johnny Lawrence le guance cadenti, sono ancora rivali, con una rabbia e una cocciutaggine completamente insensate.
Ecco, per gustarsi Cobra Kai (a me è piaciuto da matti), bisogna sospendere il giudizio, non pensare che un padre di famiglia possa ancora rosicare malissimo perché 30 anni prima qualcuno gli ha distrutto un bonsai o lo ha sconfitto in un torneo locale.
La trama di Cobra Kai
Rincontriamo Daniel (Ralph Macchio) da adulto: è ricco, possiede un autosalone che gestisce con la moglie e ha una figlia, Sam. Johnny (William Zabka), invece, è un uomo abbastanza allo sbando, senza soldi e lavoro. Ha un figlio, Robbie, con cui praticamente non parla e che vive da solo.
Per un caso fortuito, i due vecchi rivali si incontrano all’autosalone e l’ostilità si riaccende. Johnny riapre il dojo Cobra Kai, che in breve tempo attira tutti i losers della scuola che vogliono imparare a difendersi con il karate. Tra questi ci sono Miguel e Falco, il primo diventerà l’allievo prediletto e il secondo passerà da vittima di bullismo a bullo.
Daniel, preoccupato dal dilagarsi del Cobra kai, decide di riaprire il dojo di Miyagi, che è rimasto identico: le macchine anni 50, il giardino, lo steccato. Il suo primo allievo, a cui farà “dare la cera, levare la cera” è proprio Robbie, il figlio di Johnny, ma nessuno lo sa. Anche la figlia di Daniel, Sam, si unisce al dojo paterno.
Laddove nella vita reale per diventare cintura nera o anche vagamente bravo, una persona normale ci mette anni, nella realtà televisiva dopo poche lezioni già assistiamo a combattimenti degni di Bruce lee o Jackie Chan. Ok, ri-sospendiamo il giudizio, perché the show must go on.
Di episodio in episodio, in due stagioni tanti equivoci contribuiscono ad aumentare la distanza tra i due dojo, che diventa sempre più abissale, nonostante lo spettatore abbia consapevolezza che si tratti di fraintendimenti.
La ciliegina sulla torta è l’arrivo in città di Sensei Kreese, il cattivissimo maestro di Johnny, che ha popolato gli incubi di migliaia di adolescenti per la sua cattiveria e il suo sguardo di ghiaccio. È tornato per riprendersi il Cobra Kai e per insegnare ancora di più a “colpire per primo, colpire forte, senza pietà”. Johnny capisce che questo motto è sbagliato e può portare i ragazzi sulla cattiva strada, come era successo a lui da ragazzo, ma -forse- è troppo tardi.
Ma c’è molto di più, ecco i 5 motivi per vedere Cobra Kai
1. La nostalgia degli anni 80
Dopo Stranger Things è chiaro al mondo che gli anni 80 sono rimasti nel cuore di tutti. I vari flashback e riferimenti a Karate Kid, la festa a tema dove Sam è vestita da Molly Ringwald in Bella in Rosa (chi non ha visto questo capolavoro del 1984?), ma anche tutte le t-shirt di gruppi rock indossate da Johnny e la colonna sonora squisitamente eighties.
2. Il teen drama
L’amore ai tempi del liceo è sempre una calamita: Sam ama Miguel ma il padre le fa cambiare idea. Si avvicina così a Robbie che nel frattempo si dimostra più furbetto di quanto sembri. Miguel conosce Tory, una karateka brava quanto Sam, ma molto più rude. Tory si mena con Sam, che pensa ancora a Miguel, che viene pestato da Robbie. Cosa c’è di più bello delle pene d’amore di un gruppo di adolescenti? Soprattutto se invece di affidarsi a un diario segreto si affidano a kata e calci volanti.
3. La riflessione sui genitori
Se gli adolescenti sono pieni di problemi, chiediamoci perché: padri assenti o infantili, concentrati su cose senza senso. Johnny, per esempio, non vive con Robbie, che cerca di riabilitarsi lavorando all’autosalone. Daniel LaRusso lo accoglie prima come allievo e poi in casa sua, visto che il ragazzo vive in povertà ed è solo. Contestualmente Daniel non riesce a capire i problemi di sua figlia Sam, anzi, neanche si sforza di chiederle come sta. Inoltre le chiede cose da adulti, come fare da mediatrice tra la madre e la nonna, mentre lui passa le giornate a pensare al maestro Miyagi e al suo passato. A forza di pensare al karate, finirà per trascurare addirittura il suo lavoro. La rivalità tra Johnny e Daniel porterà i ragazzi alla confusione totale, divisi tra istinto e razionalità, tra l’onore e il tradimento, senza una guida stabile.
4. La possibilità di cambiare
Come il cemento deve rimanere in movimento, così chi non cambia e non impara è destinato a bloccarsi. L’insegnamento di Johnny aiuta molti dei suoi allievi a cambiare pelle, a migliorarsi, ad uscire dalla passività per affrontare le difficoltà. Anche gli allievi del dojo Miyagi scelgono di abbracciare una filosofia di vita più introspettiva e di pace, evitando dinamiche di eccessiva violenza. Ma non è facile, bisogna rimanere concentrati e fedeli a sé stessi, invece sembrano tutti banderuole al vento.
5. Nessuno è perfetto
In Cobra Kai nessuno è perfetto. Se in karate Kid la differenza tra buoni e cattivi era palese e si poteva fare il tifo, ora è tutto diverso. Johnny da ragazzo si è comportato male perché la sua guida (Sensei Kreese) lo ha traviato dalla retta via e non si è più ripreso. Quindi ai nostri occhi si riabilita. Non è cattivo, ha avuto cattivi maestri. Daniel LaRusso, invece, da bravo ragazzo si trasforma in un boomer insopportabile, restio al perdono e a qualunque tipo di comprensione. Vive indietro di 30 anni e non riesce ad evolversi. In Cobra Kai non è il massimo della simpatia e lo spettatore tende ad affezionarsi di più al suo rivale. Anche gli allievi non sono da meno: la rabbia di Falco o di Aysha deriva da anni di bullismo, ma chi siamo noi per giudicare la loro voglia di rivalsa? Persino l’angelica Sam non sa bene come schierarsi e cosa fare, finendo per fare più di un errore.
Cobra Kai stagione 3!
Sicuramente ci sarà una stagione 3 di Cobra Kai, con altri personaggi della saga di Karate Kid. Il nome Ali Mills vi dice qualcosa?
Micaela Paciotti