Chernobyl e il costo altissimo delle bugie

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Chernobyl

Tra le serie tv da vedere assolutamente nel 2019, “Chernobyl”, prodotta da Sky ed HBO, è quella che non potete proprio saltare. Chernobyl serie tv sky

Vedere la mini serie tv “Chernobyl”, per chiunque fosse già al mondo nell’aprile 1986, è un po’ come rivivere un incubo angoscioso. All’epoca io ero una bambina che andava alle scuole elementari e non credo di aver capito davvero la portata di quella catastrofe ambientale che fu l’esplosione del reattore n. 3 della centrale nucleare di Chernobyl. Un’inconsapevolezza dovuta solo in parte alla tenera età. Per lo più, tutta la popolazione europea ignorava e viveva nel terrore di quanto fosse grave e pericoloso ciò che era avvenuto.

“Chernobyl” è una serie originale Sky e HBO, che Sky Atlantic ha mandato in onda a partire dallo scorso 10 giugno e che ora è interamente disponibile su Sky on demand. Da subito è stato chiaro al pubblico e alla critica che si trattava di un prodotto eccellente, sotto diversi punti di vista.

La serie tv, in 5 puntate, racconta e ricostruisce cosa avvenne nella famigerata centrale nucleare di Černobyl´, in Ucraina, all’epoca una delle repubbliche dell’Unione Sovietica, il 26 aprile 1986 e, soprattutto, cosa avvenne nei giorni, nelle settimane, nei mesi successivi.

La storia è ormai conosciuta o facilmente conoscibile. A distanza di anni, forse quel disastro lo avevamo dimenticato. Non tutti ne ricordavamo il grosso impatto sulle nostre vite quotidiane. L’esplosione di un reattore nucleare fu qualcosa di letteralmente incredibile e cambiò per sempre la percezione dell’energia nucleare nella popolazione italiana.

Il disastro di Černobyl´ ha influito senza dubbio sulla scelta degli italiani al referendum abrogativo del 1987 con cui dissero no al nucleare. E non si contavano i Comuni denuclearizzati, di cui parlava Samuele Bersani in una sua canzone degli anni ’90.

La serie “Chernobyl” è molto fedele alla realtà storica, anche se non alla realtà ufficiale. Infatti, è basata su alcune fonti mai confermate dal governo sovietico.

La ricostruzione è prevalentemente fondata sul racconto del fisico nucleare Legasov, qui interpretato da Jared Harris, ottimo attore britannico che abbiamo visto in altre serie cult degli ultimi anni, Mad Men e “The crown”.

Il Governo lo incaricò di andare sul posto del disastro e verificare l’accaduto. Si accorse presto che i danni avvenuti erano incommensurabili e dovette lavorare alacremente per impedire le catastrofi maggiori che avrebbero potuto verificarsi.

La serie si apre con il suo suicidio, qualche anno dopo il disastro. Ma lasciò dei nastri audio, su cui aveva inciso tutto ciò di cui era stato protagonista e testimone e che non aveva potuto rivelare per volontà del governo e del KGB. La comunità scientifica sovietica fece girare questi nastri e venne a conoscenza di quanto veramente era avvenuto all’1.37 del 26 aprile 1986 e nelle settimane successive.

L’altra fonte a cui si è ispirato Craig Mazin per scrivere “Chernobyl” è il libro della scrittrice e giornalista bielorussa, premio Nobel per la letteratura nel 2015, Svetlana Alexievich, “Preghiera per Černobyl´”. I suoi resoconti degli abitanti di Pripyat, la città più vicina alla centrale nucleare, sono diventati il racconto straziante di altrettanti personaggi nella serie TV.

Le due fonti diversissime – una più cronichistica e indirizzata ad un pubblico di scienziati, per spiegare loro cosa era davvero successo, al di là della propaganda e delle versioni ufficiali; l’altra diretta a raccontare il dramma dei cittadini e dei militari coinvolti direttamente nel disastro e nelle successive operazioni di soccorso e bonifica – hanno reso il soggetto e la sceneggiatura un vero capolavoro di equilibri.

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Chernobyl

“Chernobyl”, infatti, ha tutte le caratteristiche del film catastrofico: suspense e – moderata – azione. Ma l’angoscia che prova lo spettatore è autentica.

Trasmette benissimo l’immensità e l’intensità della tragedia. Risveglia ansie sopite in chi ha vissuto quel momento storico, anche solo da bambina come me. Il lato emotivo del racconto è perfetto. Chernobyl serie tv sky

Saranno la scrittura così equilibrata o la bellezza delle immagini girate da Johan Renck (“Breaking bad”, “The Walking Dead”). Sarà la bravura degli attori, compresi quelli che interpretano i personaggi minori. Ma guardando la serie non si possono non provare empaticamente quelle angosce, quelle paure, quelle preoccupazioni, quel dolore.

Fortemente presente è anche la critica al sistema comunista sovietico. Se ne descrivono tutte le falle.

Burocrati arroganti sviliscono gli scienziati di fronte agli allarmi, mettendo a repentaglio la vita e la salute di milioni di persone.

Centrale nel racconto è il tema dell’oscuramento della verità. Non si poteva dire al mondo cosa stesse succedendo, perché il motivo dell’incidente era dovuto all’inadeguatezza dei materiali, della tecnologia e delle risorse umane utilizzate, e solo per motivi di costi. La Nazione ne sarebbe stata umiliata e il popolo russo era ossessionato dalla paura dell’umiliazione.

Legasov scoprirà che essere uno scienziato vuol dire essere un ingenuo. “Siamo talmente presi dalla nostra ricerca della verità da non considerare quanto pochi siano quelli che vogliono che lo scopriamo”. Per poi svelarci che Chernobyl gli ha fatto un grande dono. “Se una volta temevo il costo della verità, ora mi chiedo solo: qual è il costo delle bugie?”.

Ma la serie punta anche l’attenzione sull’eroismo ordinario e straordinario delle tante persone coinvolte.

Il bellissimo personaggio interpretato da Emily Watson, la scienziata bielorussa Uliana Khomyuk, che diventa membro della squadra che investiga sul disastro e si dimostra figura chiave per aiutare Legasov, in realtà non è mai esistita. Nasce dalla fantasia dell’autore per omaggiare le decine di scienziati che con dedizione si misero a servizio della verità e dell’umanità, nei mesi in cui si cercò di evitare la catastrofe.

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Emily Watson e Jared Harris in Chernobyl

Il giusto tributo è dato dall’attore Stellan Skarsgard (“Mamma mia”) anche a Boris Shcherbina, vicepresidente del consiglio dei ministri. Guidò la commissione governativa a Chernobyl dopo il disastro e giocò un ruolo fondamentale nel sostenere le idee del professor Legasov.

Ma non potrete non commuovervi dinanzi ai 400 minatori che lavorarono per 24 ore al giorno, sfidando temperature vicine ai 50° e radiazioni letali. Né vi lascerà indifferente pensare che 600.000 persone furono coscritte per servire nella zona di esclusione, ovvero un’area di 2600 chilometri quadrati tra Ucraina e Bielorussia. Si dovettero abbattere tutti gli animali, senza alcuna distinzione. 300.000 persone furono evacuate. Dissero loro che era una decisione temporanea. Dopo 33 anni è tuttora proibito tornare ad abitarci.

“Chernobyl” non è una serie per cuori o stomaci deboli. Ma è bellissima ed è doveroso vederla. Per conoscere un pezzo di storia dell’umanità, le cui conseguenze, forse, noi europei stiamo ancora pagando. Ma anche per accorgerci con più consapevolezza dei disastri ambientali che stanno avvenendo intorno a noi.

Per non essere come le decine di abitanti di Prypiat alla fine della prima puntata di “Chernobyl” che la notte dell’incidente ammiravano le fiamme e un fascio di luce provenire dalla centrale da un ponte. Con gli occhi stupefatti al cielo, toccavano, come fosse neve, la cenere che cadeva dal cielo, ignorando che fosse letale.

Stefania Fiducia

Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.

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