The Quake è il disaster movie che farà tremare Hollywood?
Titolo: The Quake – Il terremoto del secolo
Regia: John Andreas Andersen
Cast: Kristoffer Joner, Ane Dahl Torp, Kathrine Thorborg Johansen, Jonas Hoff Oftebro, Edith Haagenrud-Sande.
Titolo originale: Skjelvet.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller
Luogo: Norvegia
Anno: 2019
Sinossi
Il geologo Kristian Elkjord è un uomo la cui vita privata è appesa a un filo. L’ossessione verso il suo lavoro lo ha portato a separarsi dalla moglie Idun (Ane Dahl Torp) e a trascurare i due figli: lo studente universitario Sondre (Jonas Hoff Oftebro) e la piccola Julia (Edith Haagenrud-Sande). La sua grande esperienza lo porterà a scoprire che Oslo è minacciata da un catastrofico terremoto, abbastanza potente da distruggere l’intera città. Convincere di questo le persone che gli stanno intorno sarà un’impresa difficile, ma non abbastanza da scoraggiarlo e a tentare di salvare, ancora una volta, la sua famiglia intrappolata in uno dei grattacieli più alti di Oslo.
Hollywood scansate npò!
Diretto da John Andreas Andersen e sceneggiato da Harald Rosenløw Eeg e John Kåre Raake, “The Quake: Il terremoto del secolo” è un film del 2019 prodotto da Fantefilm, sequel di The Wave, uscito nel 2015 e ispirato allo tsunami che colpì Tafjord nel 1934. Nelle sale cinematografiche italiane dall’8 Agosto.
Entrambi i film presentano punti di forza e debolezza che rendono inevitabile il confronto con Hollywood. L’industria americana, Big dei distar movie, sembra aver trovato un valido avversario in termini di grafica, pur vantando, nel complesso ancora un netto primato.
Partendo proprio dagli effetti speciali, la produzione norvegese ha fatto decisamente un passo avanti rispetto alla precedente produzione. Un climax tensivo accompagna la pellicola regalando allo spettatore quaranta minuti di pura tensione, durante i quali si viene completamente catapultati in un’esperienza al cardiopalma.
Dai toni bassi e noiosi è la sceneggiatura, almeno nella prima parte del film. Un passo sbagliato per la Fantefilm. Mentre in The Wave la sceneggiatura e gli effetti speciali sembravano fondersi perfettamente dando vita ad una pellicola candidata all’Oscar come miglior film straniero dal Paese d’origine, ma che non è riuscito ad ottenere la nomination; in The Quake questo connubio viene trascurato focalizzando le energie esclusivamente sugli effetti speciali. Una scelta che non convince e che rende, dunque, la pellicola poco appetibile.
Pessima scelta nel baricentro del film
Il regista, ponendo al centro della trama la vita dei personaggi e in particolare la vita post-disastro, con tutte le conseguenze traumatiche che un tale evento possa comportare, ha reso i personaggi, come affermato dallo stesso Andersen:
“strumentali per permettere al pubblico di osservare da vicino il disastro e viverlo. Perché se non lo si vive, non importa quanto spettacolari siano le scene realizzate.”
Le belle parole del regista a nulla sono valse considerando che per circa un’ora lo spettatore è costretto ad assistere a scene di matrice sentimentale/psicologiche scindendo cosi la parte iniziale da quella drammatica/finale. Momento quest’ultimo di non sense visto l’equilibrio mentale del protagonista che lo accompagna per gran parte del film. Le scene si susseguono senza una vera cognizione di causa. Il malessere del protagonista (che dovrebbe essere conseguenza del primo film) appare ingiustificata e esagerata. Ogni minuto sembra una forzatura e una spinta verso il grande momento: il terremoto.
Insomma, si fatica a stare dietro la storia, che per la maggior parte del tempo annoia. Appaiono personaggi dal nulla e la storyline prosegue con tanta incertezza. Il potenziale e gli spettacolari effetti speciali sono completamente distrutti da uno script approssimativo. Un errore che ha penalizzato, ad avviso di chi scrive, la pellicola rendendo decisamente improbabile un’eventuale seconda candidatura.
Pollice in su, ma non troppo. Si poteva fare di meglio
Il film pur celando un grande potenziale – se si guarda alle sequenze ricche di suspense – soffre per dialoghi spenti, scene lente e una storia che sembra trascinarsi fino al momento cruciale.
Non sempre procedere con un sequel è la migliore soluzione, soprattutto se questi sono i risultati. Se davvero si vuole scendere in campo per detronizzare Hollywood, bisogna farlo con intelligenza. L’approssimazione non ha mai portato a nulla!
Angela Patalano