Storia di un amore perduto e ritrovato nel Museo di Istanbul

Istanbul e il Museo dell’innocenza di Grant Gee, presentato alle Giornate degli Autori della 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ci fa scoprire, attraverso una voce narrante, immagini e oggetti raccolti nel Museo dell’Innocenza di Istanbul concernenti la storia d’amore tra Füson e Kemal.

Il film, che è tratto dal libro di Orhan Pamuk, scrittore turco premio Nobel per la letteratura nel 2006 segue gli stessi capitoli citati nel libro “Il Museo dell’Innocenza” dove ogni sezione è rappresentata da un piano del museo: percorrendolo, salendo ogni rampa di scale, si può assaporare tutta la sofferenza dei due amanti che si trasforma in una bella storia da raccontare.

La storia d’amore tra Füson e Kemal raccontata dalla narratrice, una vecchia amica della protagonista che rivive in prima persona i dettagli del racconto, “era il luogo dove più mi sentivo a casa” dichiara all’inizio del film. Füson aveva 18 anni e le braccia color miele, Kemal 26 quando si conobbero: per lui l’estate dell’incontro sarebbe stata l’estate più felice della sua vita, “The Happiest Moment of My Life”.

S’incontrarono nel negozio Les Champs- Élisées di Istanbul dove Kemal si recò per comprare una borsa alla fidanzata: vide gli occhi di Füson, ci furono i primi sguardi, scoppiò la passione. Da quel momento i due amanti si vedono tutti i giorni in una stanza di un appartamento fino alla festa di fidanzamento di lui. Poi Füson sparisce, lui continua ogni giorno ad andare nella stanza aspettandola, invano.

Ambientato di notte, per le strade di Istanbul deserta, abitate solo da cani randagi e le luci gialle dei lampioni, l’atmosfera del film rende tutta la malinconia turca, l’Hüzün tanto amato da Pamuk. I dettagli degli oggetti sono ingranditi nei minimi particolari: il vestito bianco di cotone, abbottonato davanti con le roselline stampate, lo stesso che lei metteva per incontrare il suo amato, una scarpa bianca, un anello, un orecchino a forma di farfalla, centinaia di mozziconi di sigaretta che Kemal conservava come feticcio d’amore.


Le immagini di una città notturna –  il traghetto sul fiume Bosforo, personaggi con piccole storie che si alternano entrando e uscendo nel fluttuare dalla trama centrale della storia d’amore, scorrono nell’arco di trent’anni di vita e rendono il film un’emozione intensa e malinconica.
Come dichiara Pamuk:le autobiografie servono non per preservare il nostro passato, ma per aiutarci a dimenticare”, così questo racconto porta allo scorrere dell’amore con tutti noi come testimoni.

Chi è lo scrittore?

L’autore Pamuk è nato a Istanbul nel 1952. Educato in scuole private, dopo aver studiato architettura per tre anni, ha abbandonato per iscriversi a un corso di giornalismo e diventare uno scrittore. All’età di 22 anni cominciò a scrivere il suo primo romanzo, Cevdet Bey and Sons, anni più tardi ha scritto Istanbul .

“Quando guardo indietro alla mia vita fino all’età di 54 anni,
vedo una persona che ha lavorato lunghe ore alla scrivania,
sia nella felicità che nella miseria. Ho scritto i miei libri con cura,
pazienza, e buone intenzioni.
Il successo, la fama, la felicità professionale,
 questi non mi arrivano facilmente. Oggi i miei romanzi sono stati tradotti
in 60 lingue, ma la cosa più difficile è stata trovare un editore turco
per il mio primo romanzo. Per me, un buon giorno è quando ho scritto
bene una pagina. Fatta eccezione per le ore che passo la scrittura,
la vita mi sembra essere viziata, carente e senza senso.
Chi mi conosce sa come sono dipendente dalla scrittura. 
Io sono uno di quei rari esseri felici che sono stati in
grado di fare ciò che più desidera, e che sono stati in
grado di dedicarsi a questo compito con l’esclusione di ogni altra cosa”.

Chi è il regista?

Il regista Grant Gee vive e lavora a Brighton, in Inghilterra. Ha realizzato film su anarchici, gruppi rock, scalatori e scrittori. Il suo film sui Radiohead, Meeting People is Easy (1997) ha ottenuto una nomination per i Grammy Awards. Dichiara “Ero consapevole che Orhan aveva immaginato un luogo chiamato Il museo dell’innocenza e che nel 2008 aveva pubblicato un grande romanzo con lo stesso titolo. Quello che invece non sapevo era che, due mesi dopo la mia prima visita a Istanbul nel 2012, Orhan avrebbe aperto le porte del vero Museo dell’innocenza. Un museo reale di oggetti reali – i resti e i tesori di un amore tragico che risale a trent’anni anni prima. Un museo reale che è una finzione”.

Sara Cacciarini

Sara Cacciarini giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Naturali e ha conseguito un Master di Comunicazione e Giornalismo Scientifico a La Sapienza di Roma. Collabora con CulturaMente dal 2016, è appassionata di teatro, musica e cinema.

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