Torino 2017: Professor Marston and the Wonder Women, quello che non sapete

Professor Marston and the Wonder Women

Ma voi lo sapete davvero come è nata Wonder Woman?

Quest’anno abbiamo visto il film della supereroina più famosa e popolare di sempre, a 75 anni dalla nascita del fumetto. Solo che, 75 anni fa, quel fumetto, quell’idea, sono nati nella maniera meno convenzionale possibile. E soprattutto, per un personaggio che deve ispirare il più elevato numero immaginabile di persone, la sua origine secondo molti è meglio rimanga ignota, per pubblico pudore.

Che poi, per la verità, Professor Marston and the Wonder Women parla molto poco dell’eroina amazzone. Il focus è sul creatore, il professor William Marston appunto, inventore della macchina della verità così per dire, e sulla storia d’amore che vive. Il film è realmente una storia d’amore.

Una storia d’amore che coinvolge tre persone, due donne ed un uomo, però.

Cosa è lecito e cosa è scandaloso? Dove si pone il confine tra la decenza e la perversione? Come si vive la normalità, se questo è un concetto assolutamente vago e strumentale?

Professor Marston and the Wonder Women è un film assolutamente sorprendente, e coinvolgente, nel coraggio con cui affronta il suo soggetto. Talvolta si abbandona un po’ ad un’essenza pacchiana, con riprese di sesso a tre e ispirazioni al bondage al limite del ridicolo. Ma ha sempre qualcosa da comunicare, e riesce a colpire nei lati più nascosti di ognuno di noi.

Wonder Woman è un’icona del femminismo. Marston, sua moglie e la sua “assistente speciale” hanno provato che quell’icona è nata soprattutto come idea di femminismo inteso come libertà sessuale, libertà d’espressione, libertà di amare chi si vuole e come si vuole. Se le spiegazioni delle teorie di Marston sulla sottomissione volontaria non sono il punto di forza della narrazione, è invece efficace la sovrapposizione tra le teorie, la vita dei personaggi e le vignette dei fumetti originali. Funziona perché crediamo nella vicenda dei personaggi, nei loro sentimenti sinceri.

Il film ci parla ad un livello psicologico, nel subconscio, svelando una natura complessa sotto la patina del semplice biopic. Ci riesce soprattutto grazie alla chimica dei tre attori. Luk Evans è forse l’anello debole, un attore storicamente “legnoso”, ma è perfetto nel trio che si forma con la purezza di Bella Heatcote e la determinazione di Rebecca Hall.

Professor Marston and the Wonder Woman non sconvolge alcun confine morale, non è il suo fine, ma riesce a far riflettere. Non poco per il tipo di film che sembra essere. E chissà se costringerà a vedere le guerriere amazzoni dei fumetti sotto altra, e ben diversa, luce.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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