Wonder Woman, finalmente al cinema l’eroina più amata

Wonder Woman

Non a caso lo scorso anno, nello scontro tra Batman e Superman, a rubare la scena è stata Wonder Woman.

L’eroina per antonomasia, forse uno dei personaggi femminili più amati e riconoscibili al mondo, è nata nel 1941. In tutto questo tempo abbiamo avuto l’iconica serie tv anni ’70, e poi il vuoto. Poco, troppo poco. Pochissimo, anzi.

Wonder Woman meritava di più, e meritava ben più del cameo in Batman v Superman lo scorso anno. In cui comunque, come accennato, ha dimostrato il motivo per cui è così popolare.

Il film di Patty Jenkins, oltre a portare tale figura per la prima volta al cinema da protagonista, ha un enorme merito: le rende giustizia. Quello che vediamo per due ore e quindici minuti sullo schermo non è solo un personaggio o un banale supereroe, ma un autentico messaggio. Che, oltretutto, arriva con tempismo storico da applausi. In questo film Wonder Woman incarna tutta la forza, la grazia, la perseveranza e l’istinto amorevole puramente femminile. Sentimenti che non si confondono mai con la pura ingenuità, semmai con la doverosa purezza che gli uomini stanno perdendo.

E quest’ultimo concetto è un po’ il tema centrale, tra le righe, del racconto.

Il film non è esente da difetti, sia chiaro, come nella reiterata difficoltà di disegnare cattivi multidimensionali. Oppure nell’uso di un pizzico di retorica. Ma fatto nel 2017 ha più senso che mai, quando ci basta guardare un telegiornale, uscire di casa o solo aprire gli occhi per rischiare di cadere in depressione. Wonder Woman incarna la forza della volontà umana, perché quando gli uomini sono cattivi, e nemmeno una supereroina come lei può salvare tutti, un singolo gesto è più importante di tutto.

Forse, come detto, anche tale messaggio può risultare un po’ stucchevole (specie nella scrittura dei dialoghi). Soprattutto come reso nel terzo atto del film, ovvero incastrato nella resa scenica di un trionfo di effetti speciali. Però il sentimento coerentemente non si perde mai, perché lasciato passare organicamente nella storia. Fin dalle prime scene, con un tono che va a recuperare direttamente i fumetti ottimisti e didattici degli anni ’40. L’ispirazione filmica è forse Superman del 1978, dopotutto anche i personaggi sono simili, ma il tono impresso dalla regista Patty Jenkins è ancora più innocente. Se quel mondo affrontava e poi usciva da una guerra orribile, noi ora non stiamo tanto meglio. Wonder Woman aveva senso allora e lo conserva ugualmente adesso.

E l’ultima nota importante da sottolineare è quella legata a Gal Gadot.

Perché se la forza di Wonder Woman è quella di liberarsi del personaggio e diventare messaggio, è incredibile come la sua attrice sia perfetta per tale missione. Ora, io non so per quanti anni, per quanti film e con quale qualità Gadot indosserà quel costume, ma vedendola muoversi, vedendola sorridere, vedendola combattere, posso dire senza riserve che siamo sulla buona strada per creare quel rapporto simbiotico che Hugh Jackman ha creato con Wolverine.

E’ davvero incredibile la magia con cui questa modella israeliana, attrice in piccole comparsate dimenticabili, sia stata trovata e scelta. Ha quasi del miracoloso il modo in cui Gal Gadot incarna lo spirito, l’eleganza e la fierezza del personaggio. La sua naturale bellezza si sposa perfettamente col carisma e la capacità magnetica di attrarre la cinepresa. Dal primo all’ultimo secondo del film, lei è esattamente la Wonder Woman dei fumetti, e forse di più.

Con una storia molto semplice, e una struttura molto lineare, Wonder Woman è un riuscitissimo racconto delle origini. Che diverte nei suoi momenti leggeri, ma mai ridicoli, ed intrattiene nelle scene d’azione, in particolar modo l’esaltante entrata in scena della protagonista in trincea. Come detto non è un film perfetto, ma forse è il film ideale per i nostri tempi bui: il suo sconfinato senso di giustizia e la sua dose di compassionevole femminismo ci fanno ricordare che, come detto in un simpatico scambio di battute, gli uomini purtroppo più che usare la testa si fanno “dire cosa fare da quel coso piccolo in mezzo alle gambe“: E sì, i risultati li vediamo poi ogni giorno.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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