Una factory innovativa e creativa che detta le nuove regole nel cinema di genere. Una società giovane e accattivante che sa farsi notare!
Abbiamo intervistato Simone Bracci, uno dei soci fondatori, che ci farà conoscere un prodotto assolutamente nuovo.
Ciao Simone, ti ringrazio per aver scelto CulturaMente. Parlaci di Mad Rocket Entertainment. È una casa di produzione cinematografica giovanissima, come nasce l’idea di fondarla? E perché produrre solo film di genere, come Horror , Fantasy, ecc.?
Mad Rocket Entertainment nasce due anni fa dall’unione di quattro professionisti del mondo del cinema tra cui io (Simone Bracci), Alessio Liguori, Daniele Cosci, Alessandro Risuleo. Insieme abbiamo dato vita ad un brand, un marchio riconoscibile come Mad Rocket Entertainmet. Non è solo una società di produzione cinematografica, ma anche una factory creativa che permetta al cinema italiano, di matrice internazionale, di lavorare con il genere. Parlo di un genere allargato che utilizza canali come l’horror, fantasy, il dark, il mistery, il thriller.
L’obiettivo è quello di veicolare un certo tipo di informazione cinematografica differente da quella prodotta attualmente in Italia. Infatti, tranne forse qualche sporadico caso negli anni 70 non è stato prodotto e non viene prodotto nulla di simile. Chiaramente, essendo noi una startup nata da poco, abbiamo condotto uno studio e constatato che nel mercato italiano e internazionale mancava ciò che viene acquisito invece in maniera continuativa dalle distribuzioni americane, internazionali ecc. Cosi siamo intervenuti innestandoci in quella filiera il cui prodotto di genere viene lavorato da una matrice italiana. Un made in Italy che lavora su un determinato canale che non è solo a low budget, ma mantiene alta la qualità estetica e narrativa dei due prodotti. Quindi, in questo senso stiamo incominciando ad occuparci di promuovere un certo tipo di cinematografia lavorando spesso in lingua inglese.
Quanto le vostre pregresse esperienze hanno influito sulla decisione di produrre in Italia anziché andare all’estero?
Perché innanzitutto noi abbiamo già avuto esperienze all’estero. Io in particolare ho lavorato e vissuto negli Stati Uniti, a Los Angeles e New York, ma anche gli altri. In ragione di ciò, mantenendo attiva l’internazionalizzazione che caratterizza il nostro prodotto audiovisivo, abbiamo deciso di fare un discorso inverso. Valorizziamo quelle che sono le caratteristiche della narrazione di storie di matrice italiana raccontandole ad un pubblico differente, in maniera assolutamente originale e creativa. Una spinta verso l’estero che guarda all’Italia cosi come non è stato fatto finora. Il nostro obiettivo è quello di renderci credibili e appetibili ad un pubblico, a buyer di settore e ad altri player della filiera cinema.
Tra i vostri progetti qual è stato quello più appagante in termini di produzione e distribuzione? E qual è stato l’ostacolo maggiore da affrontare? Parliamo comunque di un contesto che è quello italiano, anche se poi distribuite anche all’estero.
Essendo una startup siamo ancora in fase di lancio. Il nostro primo lungometraggio è in pre-produzione. Tuttavia il lavoro più soddisfacente è stato sicuramente “Darkly”. Si tratta di un adattamento live-action di un cartone animato, “Angels and friends”, co-prodotto insieme a Play Entertainment, che detiene i diritti della serie animata. Questo pilot racconta una storia legata a due mondi, tra la vita terrena reale e quella fantasy legata ad angeli, demoni ed esseri limbici. Parliamo di un target sicuramente più alto. La sfida è stata quella di ricrearlo con un budget ridotto. Siamo comunque riusciti a mettere in piedi un promo per una serie Tv e a cui dovrebbero, ipoteticamente, far seguito dieci episodi di stampo americano – differente dalle fiction italiane – che utilizza un linguaggio molto condiviso. Il risultato a nostro giudizio è di alto livello.
La sfida diventa poi sottoporre ai broadcasters un tipo di iniziativa di genere che non è sempre facilmente condivisibile. Infatti, una volta preparato il prodotto e finalizzato, bisogna andare ai tavoli di trattative, sedersi e cercare non solo di venderlo, ma di convincere Sky, Rai, Mediaset e quant’altro – in Italia, in Europa o nei mercati internazionali – a comprarlo e portarlo in televisione. Quindi bisogna: avere l’idea, svilupparla, produrla, girarla e distribuirla.
http://https://vimeo.com/171418130
Una curiosità. Siete una startup giovanissima, come riuscite a gestire una produzione con tante teste, idee e progetti? Penso sia qualcosa di complesso!
È complesso ma anche abbastanza lineare. Per quanto riguarda noi quattro, che siamo i soci fondatori, abbiamo tutti delle caratteriste differenti l’uno con l’altro che si sposano perfettamente con un’idea di cinema. Da qui siamo riusciti a sviluppare diversi progetti che racchiudono l’universo Mad Rocket. Alessio Liguori è il regista, ma anche creatore e sceneggiatore. Daniele Cosci è lo sceneggiatore principale della società di produzione. Alessandro Risuleo si occupa di grafica, comunicazione e post-produzione, mentre io mi occupo di produzione, comunicazione, Pr e marketing. Praticamente ognuno ha messo in campo le proprie competenze e il proprio ruolo per dare il meglio di se all’interno di questi progetti.
Invece quali sono le prospettive della Mad Rocker Entertainment per il 2018 e per gli anni a venire?
Dopo una serie di lavori che ci hanno visti protagonisti su diversi terreni: televisivo, promo, teaser, video clip. Quest’anno usciranno due corti, “Come Back” e “L’ora del buio”, che nel frattempo li faremo girare per festival. Per il 2018 stiamo lavorando al lancio di produzione del nostro primo feature film di cui vi rileveremo più avanti il nome ufficiale, anch’esso di genere. Questo perché promuoviamo un certo tipo di cinema, di film horror che da noi manca.
Speriamo possa, una volta riusciti a produrre e arrivare nelle sale, avere un buon successo. L’intento è quello di cambiare un po’ il regime di sistema produttivo italiano. Ciò per quanto riguarda il cinema di genere, rimanendo con una qualità di un certo livello, internazionale, scuola Blumhouse ecc. Per gli amanti del settore e chi conosce un po’ le tipologie di film che vengono prodotti come “The Conjuring”, “Annabelle” e sa che non sono solo singoli film. Parliamo di un sistema di franchisee che si collega a diversi prodotti come sequel, prequel ecc.
Con riferimento alla pirateria online, come pensate di evitare che i vostri prodotti possano essere colpiti da questa patologia? E se possedete degli strumenti che in qualche modo facilitino l’utilizzo dell’offerta legale?
Ce lo siamo già chiesto perché abbiamo già avuto un piccolo attacco hacker dalla Russia. Lavorando con un certo tipo di prodotto che attira molto i teenager, la pirateria online è un fenomeno su cui dovremmo indagare. Ci stiamo riunendo con associazioni di categoria, produzioni, assemblee. Contesti in cui si parla del fenomeno e si cerca di ovviarlo con altre tipologie di attività.
Si potrebbe fornire dei contenuti che possono essere virali, fruibili gratuitamente on line per il lancio del film. Tuttavia per combattere il fenomeno non c’è una vera e propria tecnica da utilizzare. Sinceramente quello che ci interessa è di proporre un qualcosa che possa, non solo al cinema, essere distribuito su una piattaforma online come Netflix o quant’altro, cosi sono controllate e facilmente accessibili ad un prezzo irrisorio.
Un consiglio per i giovani appassionati di cinematografia e vogliono lavorare in questo settore ma non hanno le competenze basilari. Ci sono delle conoscenze imprescindibili che bisogna possedere? Oppure effettivamente è qualcosa che se si ha una forte passione e motivazione si può fare?
Sì e no. Se si parte da una passione imprescindibile, allora da questa nasce un desiderio di aggiornamento e una curiosità costante in epoca in cui si sta ancora studiando. Da qui si capisce quale sia il proprio percorso. Non per forza di cose bisogna seguire studi specifici, potendo partecipare anche a corsi paralleli. Dipende quali sono le proprie caratteristiche. Bisogna poi agire in maniera produttiva e non solo informativa.
Il mio consiglio immediato è quello di andarsene all’estero, in primis America, o anche in Francia. Saper utilizzare i meccanismi, i software, saper fare editing facilita soprattutto per la creazione di filmati di piccolo taglio amatoriale e non solo. Ciò consente di arrivare a degli incontri, a dei corsi o addirittura a dei colloqui e se si viene scelti si è molto preparati. Quindi la prima fase l’estero. La seconda l’aggiornamento costante. La terza una curiosità che ti spinge, una volta scelto il proprio percorso ad essere uno dei più preparati del proprio settore. Questo fa quasi sempre la differenza.
Mad Rocket è la svolta che tutti aspettavano. Un prodotto decisamente nuovo e soprattutto italiano che sa conformasi alle esigenze di un mercato sempre più internazionale. Una società su cui le case di distribuzione cinematografica dovrebbero puntare. Il futuro del cinema è qui ed ha il nome di Mad Rocket Entertainment.
Angela Patalano