Per la prima volta al cinema dalla creazione nel 1960, dopo innumerevoli tentativi, la Justice League è arrivata al cinema. Finalmente, secondo molti, e mi accodo. Ma, a maggior ragione dopo tanta attesa, meritava un’entrata in scena sicuramente migliore.
Justice League è un grande blockbuster che segna l’ennesimo capitolo nell’invasione dei cinefumetti al cinema, come tale un prodotto che si rivolge al grande pubblico di massa. Un pubblico generalista che, pertanto, non segue ogni singola notizia del web e non conosce le traversie produttive del progetto. Difficoltà da cui però non si può prescindere, poiché Justice League, più che un vero film, è un microcosmo che racchiude tutti i problemi che hanno frenato l’affermazione dell’universo cinematografico tratto dai fumetti DC Comics.
Ciò che ne esce fuori è un prodotto indeciso sul tono da scegliere. Indeciso sulla strada da percorrere. Serio ma non serioso, ironico ma non umoristico, enorme nella visione ma semplice nei contenuti. Un ibrido, in poche parole, una terra di mezzo popolata dalle modifiche in corso d’opera agli obiettivi dell’intero universo DC. Schiacciato dalla missione cieca di non poter sbagliare, è un film che va dritto seguendo il percorso meno accidentato possibile.
Justice League è un film comunque efficace nel contemporaneo panorama dei blockbuster.
Non ha veri momenti morti, non annoia mai. La narrazione ed i tempi sono compatti, l’azione è convincente, l’intrattenimento alto. I personaggi, il vero fulcro del film, funzionano dal primo all’ultimo, sia presi singolarmente sia soprattutto nelle interazioni di gruppo. Anche i più ignoti, come Cyborg, oppure i più sottovalutati, come Acquaman, alla fine del film diventano familiari. Insomma, terminata la visione si vedrebbe più che volentieri, decisamente, una nuova avventura di questo superteam.
Ma tutte queste cose buone, buonissime, a dir la verità dovrebbero essere la spina dorsale di qualsiasi film. L’ovvietà scontata, in un certo senso. Justice League è un film che non va oltre questi elementi basilari. Come detto, è il film che per la prima volta riunisce Batman, Superman, Wonder Woman, Flash e Acquaman, un evento di tale magnitudo dovrebbe essere percepibile anche a chi non è un fans accanito dei personaggi. Eppure tale importanza, tale pathos, non si respira nel film. Justice League rimane un blockbuster con pochissima visione, sscarsissima ambizione, che racconta una storia semplicistica di supereroi contro un cattivone alieno come chissà quante ne abbiamo viste prima. Non osa, non cerca il messaggio, e quando lo trova lo perde per strada superficialmente.
E forse, difetto anche più evidente per un cinefumetto di simile portata, butta al vento anche i suoi momenti più cool.
Non è il caso di fare spoiler, sarebbe un peccato imperdonabile. Ma è giusto sottolineare come si sprechi anche l’aspetto solitamente migliore dei film DC, ovvero la loro estetica iconica. Non c’è un vero momento da ricordare a memoria, una scena che possa far alzare i fans dalla sedia, e l’unica possibile sulla carta è gestita col freno a mano dell’inventiva tirato al massimo.
Forse i difetti sono figli delle difficoltà produttive, ma non avremo mai controprove. Di sicuro i pregi ci sono, per quanto stiracchiati, e potrebbero bastare per un film destinato, come detto, al pubblico più vasto ed eterogeneo possibile. Justice League è un film che il suo compito lo porta a casa, nel bene o nel male. Certo che limitarsi ad eseguire il compito facendo esclamare “tutto qui?” non il massimo per una pellicola, nel suo genere, certamente storica.
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Emanuele D’Aniello