Jennifer Lawrence dalla Russia con amore: vi presento Red Sparrow

red sparrow

Mi è venuto un dubbio, anzi, una domanda retorica onestamente. Che gli americani non sappiamo realizzare più spy story degne di questo nome e questo genere?

La scorsa estate Atomica Bionda è stato una delusione. Un film completamente vuoto, nel quale l’azione non era solo il centro di tutto, ma l’unica cosa degna di nota. Adesso, Red Sparrow è ugualmente un film vuoto, ma per motivi opposti. E forse anche più significativi.

Infatti Red Sparrow è un film tremendamente apatico, compassato, privo di una qualunque forma di tensione, e privo di un reale interesse nel tenere il ritmo così basso. Non è un film d’azione, come si potrebbe pensare, ma un film che vorrebbe giocare sulla natura doppiogiochista della spia, e quindi della natura umana come poco velata metafora. Non solo non riesce a reggere tale discorso non dandogli profondità, o un vero senso emotivo, ma spingendo costantemente sul punto anche quando potrebbe evitarlo finisce per insabbiare la storia nella noia.

Forse, il problema di Red Sparrow è quello di prendersi davvero troppo sul serio. E fare di tale serietà la colonna portante della narrazione.

Invece di divertirsi con le vicende di spie che agiscono nel rinnovato scenario globale che non sa più che farsene dello spionaggio classico, il film ha l’ambizione di essere “contemporaneo”. La nostra protagonista non è una spia canonica, ma una spia addestrata ad essere una schiava. Il cuore della storia è una donna circondata da uomini meschini, perversi, violenti, uomini schifosi – non tutti – che pensano sempre e solo ad una cosa – quello tutti – e oggettificano il talento femminile. Il richiamo al movimento #MeToo è lampante, ma Red Sparrow non ha la caratura per reggere tale metafora e diventare film simbolo, così come il regista Francis Lawrence non ha il talento, visivo o autoriale, per far diventare il materiale che ha disposizione qualcosa di diverso.

Jennifer Lawrence è bravissima come sempre, ma il suo talento non basta. Fa i salti mortali per liberarsi da un accento russo robotico, non riuscendosi sempre. La sua completa dedizione anima e corpo – quest’ultimo letterale – al ruolo interpretato Red Sparrow davvero non se lo merita.

Il film è ambizioso, e questo sarebbe pure un bene, ma è meglio sapere cosa fare con l’ambizione. Forse capire cosa si ha tra le mani, non volare troppo in alto, e accettare il genere per quello che offre, è la strada migliore. Avrebbe giovato soprattutto al livello d’attenzione degli spettatori.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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