Tra tutti i film francesi usciti ed in uscita nel 2020 menzione d’onore per la commedia sull’amicizia “Il meglio deve ancora venire”.
Il film è stato presentato al Festival del Cinema di Roma lo scorso autunno ed è in uscita nelle sale cinematografiche il 17 settembre. È un’ottima occasione per tornare a riempire i cinema e cercare di supportare soprattuto le piccole realtà locali. Abbandoniamo, momentaneamente, la comodità della favolosa realtà dello streaming, per tornare alle origini.
Il film, distribuito da Lucky Red, è la chiara e semplice esaltazione dell’amicizia e di come questa nonostante possa essere improbabile e inaspettata rimane uno dei sentimenti più veri.
I due protagonisti Arthur e César, interpretati rispettivamente da Fabrice Luchini e Patrick Bruel, si conoscono dai tempi in cui frequentavano il severo collegio “Pensionnat Saint – Croix”. Sono cresciuti insieme tra le monellerie delle mura del convitto e sono molto legati l’uno all’altro nonostante abbiano intrapreso vite totalmente differenti.
Sin dalle prime ironiche e sagaci battute fra i due si delineano i caratteri diametralmente opposti.
Arthur Dreyfus è un ricercatore all’istituto Pasteur di Parigi. È un uomo dalla profonda etica e molto legato alle sue lineari, e talvolta assai prevedibili, abitudini. César Montesiho invece è il suo opposto, un uomo che del carpe diem na fatto un dogma, eversivo, seducente, vitale, senza una ben identificata professione ma che della bella vita e dei suoi vizi è estimatore e sostenitore.
Come nella maggior parte dei rapporti amicali, il tempo gioca un ruolo relativo; nel momento del bisogno si va il più delle volte dalle persone di cui ci si fida, a cui si vuole bene, così César si presenta alla porta di Arthur per chiedere aiuto in seguito a quello che potremmo definire beffardamente un incidente domestico.
Un fraintendimento porterà entrambi alla convinzione che l’altro abbia una grave malattia. Decidono così di riprendersi il tempo perduto. Trascorreranno insieme i giorni che verranno, tra i ricordi del passato e nuove avventure che lasceranno un segno profondo.
La pellicola ha i classici tratti dei film francesi.
Il film di Alexandre de la Patellière & Matthieu Delaporte ha una forte carica emotiva. Nella sua semplicità e leggerezza riesce a toccare temi assai profondi. Sono numerosi infatti gli spunti di riflessione. Fra tutti possiamo annoverare, oltre la celebrazione all’amicizia, la malattia e la conseguente paura della morte.
“Siamo invecchiati come i nostri personaggi. E, come chiunque passi dall’altro versante della montagna della quarantina contemplando l’altro lato con un misto di angoscia e di perplessità, le nostre vite sono state attraversate da lutti. Abbiamo perso amici e famigliari e questo sentimento di perdita è diventato centrale nelle nostre esistenze. Avvicinandoci ai cinquant’anni, questa materia nuova, grezza, intensa, complessa, è giunta a sconvolgere il nostro immaginario: d’ora innanzi non avremmo più potuto parlare della nostra generazione e dell’ironia delle nostre vite senza essere costantemente riassaliti dal quesito della morte che si avvicina. Invece di fuggirla e di eluderla – essendo la scrittura a quattro mani di per sé una pratica psicoanalitica piuttosto divertente – abbiamo deciso di affrontare di petto il tema, consapevoli che al di là della nostra sensibilità nulla è mai più divertente di quello che ci fa realmente paura e che il dramma è l’unica materia valida della commedia.”
I due registi hanno colto in pieno il senso della vita e del suo divenire.
Questa nuova avventura tra Parigi, il sud della Francia e Bombay, li condurrà alla piena consapevolezza di sé e di quanto sia importante chi ci sta di fianco nel corso di questo percorso in salita chiamato vita.
I due faranno a gara per esaudire “gli ultimi desideri” dell’altro. Anche questi, ovviamente, in netta contrapposizione. Mentre Arthur vorrebbe vincere il Nobel, scoprire un nuovo vaccino o semplicemente rileggere Proust in lingua originale César vorrebbe accarezzare un elefante oppure fare sesso sotto una cascata o con due gemelle.
Mi sento di consigliare vivamente questo film.
Le due ore di proiezione passano velocemente. Un ritmo incalzante e mai noioso.
Il meglio deve ancora venire è un film sull’amicizia e la morte. È una stramba celebrazione della vita, con tutto quello che ha di crudelmente ironico e di terribilmente bello.
Alessia Aleo