Il complicato mondo di Nathalie: ritratto di donna alla soglia dei cinquanta

Il complicato mondo di Nathalie
Il complicato mondo di Nathalie Officine UBU

“Il complicato mondo di Nathalie”, la commedia campione d’incassi in Francia, arriva in sala da Officine UBU l’11 ottobre

È in arrivo nelle sale italiane “Il complicato mondo di Nathalie”, pellicola che vale la pena vedere già a partire dalle domande che suscita. Quand’è che si smette di essere madri e ci si ricorda, a un tratto, di essere anche donne? Quando è successo che nostra figlia sboccia come un fiore in primavera mentre noi spalmiamo massicce dosi di crema su un viso piacente che rivela, allo specchio, tutta la sua tensione? Il periodo che precede la menopausa sa essere spiacevole in tutta la sua terribile consapevolezza. È un traghettatore spietato verso il lido di un non-ritorno che per alcune donne è vissuto come autentica condanna. Comporta stravolgimenti nella sfera fisica, psichica, sociale. Va a toccare persino quell’universo di affetti che sino ad allora si era preservato con dedizione da tutti i mali e le storture del mondo.

È ciò che accade a Nathalie Pêcheux (Karin Viard), professoressa di lettere dallo charme indiscutibile e la lingua tagliente. Ha una figlia di diciotto anni futura promessa della danza, un’amica spiritosa che è la sua perfetta spalla e un ruolo di prim’ordine in un liceo prestigiosissimo cui è approdata dopo anni di studio matto alla Normale.

È una donna che ha tutto e che improvvisamente vede tutto sgretolarsi.

Il marito sta per raggiungere un resort cinque tridenti con la nuova compagna giovane e svampita. Mathilde (Dara Tombroff), la figlia, ha un fidanzato amorevole e un concorso che potrebbe renderla la reginetta del balletto. E, come se non bastasse, all’amato liceo d’élite è appena sbarcata una supplente di ventotto anni che «si crede Simone de Beauvoir». Per Nathalie è l’inizio della fine. Perde la bussola, non controlla le emozioni, elargisce battute taglienti che allontanano chi sino a quel momento le era sempre stato accanto. A nulla vale persino l’amore, scansato e umiliato alla luce di una cieca gelosia che getta un cono d’ombra profondissimo sulla vita della protagonista. La costringe in un tunnel senza uscita come dice l’amica Sophie (Anne Dorval).

Karin Viard

“Jalouse”, del resto, è il titolo originale de “Il complicato mondo di Nathalie”. Una gelosia che ha tante facce, milioni di sfumature che attraversano il volto di Nathalie declinandosi a fasi alterne in invidia, possessione, frustrazione e desiderio d’amore. È un sentimento che conduce al baratro, si alimenta di frasi sconnesse e sguardi male interpretati. È segnalata dal medico come parte integrante del periodo di transizione verso la menopausa ma è un tarlo che rode dentro. Nonostante lo yoga, nonostante la forma ancora smagliante. Per Nathalie non c’è paracadute nella discesa verso il fondo, in un viaggio autodistruttivo che soltanto l’accettazione di sé può trasformare in ripartenza.

Nathalie che non sarebbe la stessa senza l’aspetto e l’incisività di Karin Viard.

È lei che ha ispirato il personaggio de “Il complicato mondo di Nathalie” a David e Stéphane Foenkinos. I registi francesi, dopo l’omonima trentenne de “La délicatesse” (1991) hanno infatti deciso di scandagliare mente e animo di una donna alla soglia dei suoi cinquant’anni e lo fanno egregiamente. Senza giudizio, senza spregio. Nathalie è infatti moralmente deprecabile, sbadata sino all’esasperazione e supponente da mandare in bestia, eppure non si può non amarla. Le sue follie sono seguite, riportate e fanno scattare un’umana solidarietà nei confronti di questa primadonna ridotta a rottame umano. Ne “Il complicato mondo di Nathalie” tutto è sfasato e irrimediabilmente fuori posto, ma nel suo disordine esistenziale c’è un fondo di umanità da suscitare tenerezza.

Karin Viard

 

La Viard è straordinaria, si muove con quella nevrotica naturalezza che ricorda a tratti la Margherita Buy nostrana e non fa altro che confermarne il talento che le è valso due César. Ad affiancarla un cast di solida statura, da Bruno Todeschini alla ballerina Dara Tombroff sino ad arrivare all’attrice più amata da Xavier Dolan, Anne Dorval. Tutti in grado, in questa commedia agrodolce, di muoversi a perfezione, rappresentando le molecole impazzite del sistema Nathalie. Il cui mondo non è di certo favoloso ma straordinariamente e umanamente complicato.

Ginevra Amadio

Giornalista pubblicista, laureata in Lettere e Filologia Moderna. Lettrice seriale, amante irrecuperabile del cinema italiano e francese.

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