Hotel Artemis, Jodie Foster torna al cinema con un thriller adrenalinico

jodie foster film

Con Hotel Artemis di Drew Pearce, la grande Jodie Foster torna sul grande schermo, con un film in cui veste i panni di un’infermiera in una clinica-albergo dove sono ammessi solo fuorilegge.

Jodie Foster è tornata. Dal 1° agosto è sugli schermi italiani con Hotel Artemis.
L’ultimo film era stato Elysium. Sono passati cinque anni, ma lei ora è così, sceglie solo ruoli che la convincono, non strettamente legati al successo al botteghino. La due volte premio Oscar, nel film dello scozzese Drew Pearce, ha scelto di vestire i panni di Jean Thomas, infermiera-direttrice di una clinica davvero singolare.

Los Angeles 21 giugno 2028.

In questo primo giorno d’estate, la città californiana è messa ferro e fuoco, da una grande e violenta manifestazione contro la privatizzazione dell’acqua.
Nel pieno della contestazione, duramente repressa dalla polizia, in una banca della città si conclude una sanguinosa rapina.
Due dei rapinatori rimangono gravemente feriti. Per loro non c’è tempo da perdere.

L’unica persona che possa aiutarli è Jean Thomas, l’anziana infermiera dell’hotel Artemis

In una distopica Los Angeles, fra vicoli stretti e sporchi, fitte nebbie e roghi sparsi nella città, si cela l’austero profilo di questo singolare hotel.

Da fuori sembra un vecchio albergo, con i suoi giorni migliori decisamente alle spalle. Dentro, invece, si schiude una tecnologica clinica destinata a pochi, ristretti, pazienti.
Nell’Hotel Artemis possono entrare solo criminali schedati, come Sherman e Lev, rimasti feriti nel corso della rapina.
Mentre i due fratelli vengono accolti dall’infermiera Jean Thomas, che da ventidue anni gestisce con il solo aiuto del factotum “Everest” la clinica per criminali, fuori impazza l’apocalisse.
Prima regia di Drew Pearce, Hotel Artemis è un film dalla trama affascinante, dagli effetti speciali efficaci ma con qualche pecca di troppo.

A non convincere è proprio la sceneggiatura, dalle cui maglie troppo larghe si sfila la pur brava Jodie Foster.

Ed è singolare che proprio la sceneggiatura sia il principale limite di questo film, visto che Pearce, prima di tentare la strada della regia, è stato uno sceneggiatore di successo.
Sua la firma su film quali Iron man 3, Mission: Impossible Rogue Nation, Fast & Furious – Hobbs & Shaw, sequel e spin-off della serie di Fast & Furious.

Proprio la punta di diamante del film, Jodie Foster, è il personaggio meno convincente di tutto il cast.

La leggendaria Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti, che le valse l’Oscar nel 1992, appare nel film di Pearce troppo compressa in un ruolo che, non sempre, le si addice.
Quando esce dal rigido steccato impostole dal personaggio, ecco ritornare la grande attrice che da Taxi driver in poi non ha mai smesso di far sognare i cinefili.

Ma sono fugaci attimi, porzioni di bellezza.

Avere nel cast un calibro come la Foster è un’opportunità unica che il regista scozzese non ha valorizzato appieno.

Sarebbe, e perdonateci l’irriverente paragone calcistico, come avere in squadra il grande Messi e metterlo per mere esigenze tattiche in difesa.
Accanto alla Foster si muovono con destrezza Sofia Boutella, nei panni della spietata Nice, che nelle movenze e nell’abilità ricorda la Lara Croft di Tomb Raider e il bravissimo Dave Bautista, il colossale Everest, dal fisico imponente ma dal cuore buono.
Convincono anche le interpretazioni di Sterling K. Brown, che è Waikiki, uno dei due rapinatori feriti e Jeff Goldblum, il mefistofelico Re dei Lupi.
Piace la narrazione collettiva della prima parte del film con la graduale presentazione dei singolari ospiti dell’hotel e che ricorda certe atmosfere di The Hateful Eight del grande Quentin Tarantino, senza, tuttavia, ripetere la teatralità di quella pellicola.
Belli gli interni a tinte dark che caratterizzano buona parte del film, alcune scene decisamente pulp e i pochi esterni con un rimando all’onirico Blade runner.

Hotel Artemis nel complesso non convince del tutto, pur regalando emozioni e adrenalina.

Alla fine è un film che si lascia vedere, specie in questa calda stagione estiva decisamente avara di bei film, ma che non rimarrà di certo negli annali della storia del cinema.

Giunti ai titoli di coda rimane la bella fotografia del sudcoreano Chung Chung-hoon, l’interpretazione di alcuni attori, l’originalità della trama e lo straordinario sguardo di Jodie Foster che, nonostante il trucco da settantenne, è sempre assolutamente magnetico.

Maurizio Carvigno

Foto pagina Facebook di Hotel Artemis

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui