Il regista Jan Philip Gloger ha firmato un interessantissimo allestimento alla Royal Opera House Covent Garden di Londra del Così fan tutte.
Così fan tutte è veramente un gioiello. Andata in scena per la prima volta il 26 gennaio 1790 al Burgtheater di Vienna, conclude, dopo Le Nozze di Figaro ed il Don Giovanni, la cosiddetta “trilogia dapontiana“, cioè le tre opere con la musica di Wolfgang Amadeus Mozart ed il libretto di Lorenzo Da Ponte.
È un opera meravigliosa. La trama è di una simpatia ma anche di una dolcezza e raffinatezza estrema. Siamo a Napoli e Ferrando e Guglielmo sono messi alla prova dal loro amico Don Alfonso. Egli è infatti convinto che tutte le donne sono infedeli (dice infatti: “È la fede delle femmine come l’Araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!“) ed insieme decidono di testare la fedeltà delle loro rispettive donne, due sorelle, Dorabella e Fiordiligi. Facendo finta di partire per il servizio militare ma poi tornando sotto mentite spoglie, essi dimostreranno che Don Alfonso aveva ragione.
La musica di Mozart ed il libretto di Da Ponte sono di una raffinatezza e di un brio esaltanti, e la Royal Opera House Covent Garden ha colto bene l’occasione chiamando un giovane ma brillante regista, il tedesco Jan Philip Gloger. L’opera è andata in scena dal 22 settembre al 19 ottobre 2016 e la nostra recensione si riferisce alla differita cinematografica del 17 ottobre.
![]() |
Jan Philip Gloger è partito da un’idea di base: il sottotitolo dell’opera è “La Scuola degli Amanti“. Per lui tutto si svolgeva in un teatro. Durante la famosa ouverture i cantanti uscivano a prendere gli applausi, Don Alfonso è un capocomico, mentre il primo atto si svolgeva in parte nella casa delle due sorelle ed in una stazione (non nel porto di Napoli dove si svolgerebbe). Nel secondo atto è come se la scena si fosse capovolta; vedevamo maschere, palchi che si muovono. È il dietro le quinte di un teatro, perché quest’opera è lo spettacolo della vita. Si è trattato a mio avviso di uno spettacolo riuscitissimo, anche perché era molto rispettoso della drammaturgia e della musica.
Il direttore d’orchestra era il russo Semyon Bychkov, che già diresse il titolo mozartiano all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nello scorso giugno (e CulturaMente ovviamente, come potete leggere qui, c’era). Sinceramente una prova che mi ha deluso. Gli accompagnamenti solistici erano molto belli ma erano troppo pesanti gli ensemble. La prova dei complessi della Royal Opera House Covent Garden è stata ottima.
Anche il cast femminile era lo stesso dell’esecuzione romana.
A mio avviso la migliore in assoluto è stata Angela Brewer come Dorabella; una voce bellissima, un fisico stupendo e grande attrice sul palco, spigliatissima.
Corinne Winters è stata una Fiordiligi dolce, ma la voce sembrava non reggere bene il peso della parte, mentre assolutamente straordinaria per carattere, voce e vitalità, è stata la Despina, la loro cameriera nonché complice di Don Alfonso, di Sabina Puertolas.
Un poco meno bravi sono stati gli uomini.
Ferrando era il tenore tedesco Daniel Behle, una voce non bella né di grande volume e con una dizione perfettibile. Il suo personaggio purtroppo ha risentito di alcune pecche da parte del regista perché il fatto di mettere su Ferrando degli occhialoni ed un parrucchino non lo facevano sembrare un giovane amoroso ma una creatura incolore.
Guglielmo era il giovane baritono italiano Alessio Arduini, bellissima voce (anche se nel secondo atto si sentiva la stanchezza) ma mancava un poco di carattere, che invece aveva il baritono tedesco Johannes Martin Kränzle, al suo debutto al Covent Garden, spiritosissimo e simpaticissimo Don Alfonso, ad onta di una voce un poco ruvida e non bellissima di colore.
È stata comunque una bellissima recita, nel nome di Mozart e della grande arte di lirica. Viva la musica, viva il canto e viva il teatro, dove tutto è vero e finto allo stesso tempo!
Marco Rossi
(Foto © 2016 ROH Stephen Cummiskey)