Il 21 luglio il Gasometro ha omaggiato il genio dell’artista Andrea Pazienza, ospitando la proiezione del film a lui dedicato, Paz!, diretto da Renato De Maria, e presentato in sala da uno degli attori protagonisti, Claudio Santamaria.
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Fuori dall’entrata del Gasometro – Teatro gli studenti della Scuola Romana dei Fumetti erano intenti a disegnare già dalle 20.30. Il sole non era ancora calato e Marco Meccoli e Alessandro Vece accompagnavano dolcemente le chiacchiere con chitarra e violino.
Scesa la notte, vediamo avvicinarsi sorridente Claudio Santamaria, pronto a salire sul palco insieme agli Actual. Parla di Roma da romano Doc, con molta autoironia. Dal pubblico parte un: sei un grande!, poi l’attore cambia tono e racconta il suo Andrea Pazienza: “un Caravaggio moderno, per me”.
Questa breve parentesi introduce il film Paz!: il cineforum è gremito di persone (e cani!), le sedute sono tutte piene. Una parte di pubblico è seduta a terra, un’altra è in piedi.
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Penthotal (Claudio Santamaria), Enrico Fiabeschi (Max Mazzotti) e Zanardi, detto “Zanna”, (Flavio Pistilli) sono i protagonisti di quelli che potremmo definire gli sketch che compongono il film, ambientato nella Bologna del ’77, città dell’occupazione studentesca, delle canne, dei baffi invadenti sotto il naso. I personaggi sono dei veri e propri fumetti viventi che ripropongono in veste totalmente inedita, ovvero cinematografica, tutta la comicità tipica della cartoon art.
Renato De Maria, che ha conosciuto personalmente Pazienza, voleva omaggiare il contributo dell’artista nel raccontare la storia italiana e per farlo ha deciso di privilegiare i suoi personaggi piuttosto che la sua biografia: il progetto inizialmente non fu visto di buon occhio, proprio per la difficoltà dell’impresa. Il risultato, invece, è molto interessante, anche se a volte un po’ difficile da seguire data l’impostazione, che potremmo definire “a quadri”, della pellicola.
«Mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa.» è il murale di Pazienza, la “rockstar del fumetto”, che conclude un film sull’incanto e il disincanto, su quel filo sottile che lega indissolubilmente la nostra realtà interiore a quella circostante, mentre perle di amarezza e diamanti di risa scorrono davanti ai nostri occhi. Sono vignette in movimento, che assomigliano tanto a quei guizzi di vita che a volte il destino ci riserva. Nonostante siano passati sessantanni dalla nascita di Pazienza, il messaggio resta sempre molto attuale, molto applicabile, molto riconoscibile. Forse perché alla fine, poi, l’uomo non cambia mai.
Alessia Pizzi
Foto di Letizia Costanzi