Cena con Delitto è il ritorno al giallo

cena con delitto

Rian Johnson ci aveva promesso un ritorno al giallo classico, ma Cena con Delitto è in realtà molto di più.

Oltre ad essere un film arguto, raffinato e godibilissimo, divertente e intelligente oltre la superficie di genere, Cena con Delitto è sia un omaggio al giallo canonico, sia una presa in giro dei suoi meccanismi evidentemente stantii e ripetitivi. Dopotutto si possono parodiare gli intrecci perfetti di Agatha Christie, e la vetrina dei rapporti sociali che metteva in scena nei suoi racconti, solo conoscendoli perfettamente e amandoli profondamente. Pregi e difetti vanno capiti, assorbiti e rielaborati, e qui Johnson fa tutto con rispetto e sagacia cinematografica.

Un film calibratissimo che dà tutto a tutti, in poche parole. Per gli amanti dei gialli, è un vero e proprio ritorno al divertimento delle detective stories da camera, senza alterarne lo spirito (come aveva purtroppo fatto Kenneth Branagh col recente Assassinio sull’Orient Express) ma esaltandone gli elementi imprescindibili. Su tutti, un ricco e composito cast che si diverte e non sbaglia una virgola, una scenografia che imprigiona personaggi e relazioni, un reticolo di dinamiche spesso sottaciute che muovono i fili della storia in maniera inattesa.

A chi, invece, questi meccanismi li ritiene ormai stravisti e poco efficaci, Cena con Delitto offre un costante ribaltamento della prospettiva e del genere stesso. Tranne il tassello fondamentale, la risoluzione del mistero al centro del racconto è svelata ancor prima di metà film. Ciò permette alla storia di concentrarsi sulle divertenti interazioni, sulla freschezza dei dialoghi e su piccoli ma decisivi dettagli di sceneggiatura che si sarebbero persi se lo spettatore pensasse solo a “voglio indovinare chi è l’assassino”. Oltretutto, la figura centrale del detective è qui davvero decostruita e demitizzata. Non ruba la scena, è usato dai possibili sospettati, spesso sbadato e dietro alla risoluzione di vari indizi, si ritiene però bravissimo e ha una prosopopea, un manierismo che non porta da alcuna parte.

Infine, per chi cerca qualcosa oltre al giallo, e persino oltre la decostruzione del giallo classico, Cena con Delitto non nasconde una natura fortemente politica.

Tra trame e dettagli, Rian Johnson si è palesemente divertito a nascondere, nemmeno poi così segretamente, un vero ritratto dell’America contemporanea. Non è certo il primo film che esplora il deterioramento delle dinamiche familiari, e quanto questi nuclei siano più problematici del previsto. Al cinema dipingere la famiglia come un problema è quasi un sottogenere. Ma è la connotazione politica attuale a dargli altra prospettiva, come nei gialli della Christie quando il contrasto tra servitù e borghesia era metaforicamente evidentissimo.

Padroni aristocratici e servitù povera sono sostituiti in Cena con Delitto da famiglia conservatrice e servitù di immigrati. Borghesi americani e badanti stranieri. I meccanismi dell’intreccio potrebbero ambientare la storia in ogni epoca, ma il film fa di tutto per rimanere contemporaneo, strenuamente attuale, con costanti citazioni di twitter, streaming e soprattutto alt-right americana. Johnson non si spinge fino all’allegoria, il suo thriller non è il simbolo di privilegiati che sentono la loro casa invasa da stranieri. Ma è innegabilmente anche quello, e sono temi che danno una forza notevole ai personaggi, alla trama, persino alla risoluzione del mistero.

Il cinema si fa anche e soprattutto così, mostrando una cosa e poi negandola. Dicendo di seguire un percorso per poi irriderlo. E i contrasti si fanno forza a vicenda, perché sotto le fondamenta sono solide. E ci si diverte sapendo che, sotto sotto, si è anche appreso qualcosa.

Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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