Bolero, una musica mondiale multigenerazionale

Bolero

“Se tutti gli uomini sono uguali, alcuni sono più uguali degli altri”

Titolo originale: Les uns et les autres
Regista: Claude Lelouch
Sceneggiatura: Claude Lelouch
Cast Principale: Robert Hossein, Nicole Garcia, James Caan, Geraldine Chaplin, Daniel Olbrychski, Evelyne Bouix, Jorge Donn
Nazione: Francia
Anno: 1981
Il mondo è piccolo” cita un celebre proverbio. Ogni tanto ci si può fermare a pensare quanto ciò sia vero. Ogni paese, in effetti, ha la sua cultura, le sue vicende. Ci sono, però, momenti, orribili e stupendi, che uniscono tutti, facendo sembrare le distanze e il tempo una mera definizione linguistica. Momenti che fanno incontrare, che fanno nascere o morire, da cui può iniziare qualcosa o, meglio, incrociare e influenzare il destino di altri. Tutto però ha un suo fine, un suo perché. E’ su questo spirito che si muove Bolero del regista francese premio Oscar Claude Lelouch.
La storia parte nel 1936 in Russia, quando la ballerina Tatiana, scartata per rappresentare il celebre balletto di Ravel, incontra Boris, l’uomo che diverrà suo marito. Ci si sposta improvvisamente nel 1937 alle ‘Folies Bergeres‘ di Parigi dove Anne, una violinista, incontra e sposa il pianista Simon. Nel 1938, nella Germania nazista, il giovane pianista Karl esegue un concerto a cui assiste anche Hitler, il quale entusiasta si complimenta. Siamo poi nel 1939, in un concerto a New York, dove il jazzista Jack Glenn dedica un brano a sua figlia Sara appena nata in diretta alla radio. Giunge poi la notizia dello scoppio della guerra. E’ qui che le storie iniziano ad intrecciarsi. Quattro famiglie (una russa, una francese, una tedesca e una americana) vivranno parallelamente grandi momenti della Storia facendo un continuo passaggio come una staffetta, fino agli albori degli anni ’80. Vedranno i campi di sterminio, la liberazione, lo sbarco in Normandia e la guerra d’Algeria. Vedranno anche una società che cambia, con coraggiosi che si arrendono, riscatti morali e incapacità di reagire. Persone che non perderanno mai la speranza, alcune egoiste o troppo fiduciose, fino a giungere a quelle che capiranno che non è mai troppo tardi per scoprire chi si è veramente. Comune a tutti è la musica, studiata e vissuta in modo diverso: il balletto in Russia, la musica classica in Germania, quella da cabaret in Francia e il jazz negli USA. E sarà proprio la musica che unirà i protagonisti e tutti coloro che li hanno accompagnati.

Un film che segue perfettamente lo stile del regista francese, che mischia vari generi cinematografici. Qui infatti troviamo un film storico, mischiato ad un film sociale e ad uno musicale. Tutti hanno una loro storia o un motivo per essere ripresi: male che andrà, ci presenteranno qualcuno che poi parteciperà al finale. La gestione della regia e delle sceneggiatura in mano ad un’unica persona aiutano nel raggiungimento di tale obiettivo.
Oltre all’intramontabile trovata degli attori che interpretano sia i genitori che i figli (un po’ dispersivo all’inizio), Lelouch prende spunto, per alcuni personaggi e protagonisti, da alcune personalità realmente esistite (all’epoca ancora in vita) romanzandole un po’. Ogni paese ne ha almeno uno. Impossibile non vedere nella fuga all’aeroporto di Sergei, figlio di Tatiana e Boris, un omaggio a Rudolf Nureyev; nella figura di Jack Glenn un omaggio a Glenn Miller e a Liza Minnelli in quello di Sara (alcuni l’associano a Judy Garland, ma il fatto che il personaggio sia ‘figlia d’arte’ fa optare più per la Minnelli). Anche il direttore Karl rende omaggio ad un grande tedesco del suo tempo, cioè Herbert Von Karajan: si capisce soprattutto per la polemica con il nazismo. In Francia, più che i protagonisti, la ballerina di colore è un chiaro omaggio a Josephine Baker, celebre stella delle Folies.

In questo turbinio di personaggi che nascono e tramontano, che possono raggrupparsi nella categoria ‘uni’ (quasi diminutivo di ‘unici’), ci sono le vite comuni, cioè ‘gli altri‘: non per niente il titolo originale è “Les uns et les autres“, quindi “Gli uni e gli altri“. Rappresentanti di questa categoria si trovano in Francia e sono Anne ed Edith. La prima, con la sua storia, le sue esperienze, i suoi traumi e speranze, rappresenta quella generazione che ha visto la guerra, che negli anni ’80  ne ha viste ormai troppe, stanca ma mai arresa. Edith, invece, è la generazione nata alla fine della guerra, che si deve arrangiare, sola, in cerca di un suo ruolo e di un riscatto sociale, nonché di qualcuno di cui fidarsi.

Nicole Garcia interpreta la francese Anne (foto rarefilm.net)

Punto di riferimento per tanti, e poi tutti, è Parigi. Una città triste, viva, malinconica, illuminata, che accoglie e non perdona, che canta ed esilia, dove si torna per ricordare e si va in cerca di fortuna. Una Parigi che per l’arte avrà sempre spazio, dove la musica troverà sempre ispirazione, dove tutti vanno a cercare un pezzo del loro destino.

3 buoni motivi per vedere il film:

– E’ adatto per iniziare a conoscere un regista particolare come Claude Lelouch
– Il montaggio è gestito in maniera impeccabile: tutto ha un perché, anche il dettaglio
– Il finale: coreografico, musicale, commovente e preciso

Quando vedere il film?

Non è un film da tutti i giorni, né per chi vuole passare il tempo. Merita tempo, attenzione e una buona dose di spirito critico. Tardo pomeriggio di un giorno che non si lavora, a patto di vederlo tutto di un fiato.

Francesco Fario

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Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

2 Commenti

    • Grazie Patrizia!
      Sono contento che l’articolo sia piaciuto. È un film molto particolare e di nicchia, ma per me ha un significato molto profondo, oltre ad avere una forte carica emotiva.
      Grazie ancora

      Francesco

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