Being the Ricardos, uno specchio americano degli anni ’50

Being the Ricardos recensione

Lo scorso dicemebre, sulla piattaforma Amazon Prime Video, è uscito il film Being the Ricardos, con la regia di Aaron Sorkin: pellicola tra le più papabili per le candidature all’Oscar 2022.

Il film ci racconta la storia di Lucille Ball (Nicole Kidman) e di suo marito Desi Arnaz (Javier Barbem), co-star nel celebre sceneggiato televisivo americano Lucy ed io, che condividono sia la vita professionale che quella privata, visto che sono spostati nella finzione e nella realtà. Attraverso un gioco di flashback che ci raccontano l’inizio della loro storia d’amore, la pellicola narra anche la strana settimana del 1952, quando la vita di Lucille entra totalmente in crisi.

La donna infatti viene colpita sia nella carriera, poiché accusata, durante il Maccartismo, di simpatie comuniste; sia nella vita privata, poiché un giornale scandalisco pubblica un articolo riguardante i tradimenti di Desi. Sette giorni quindi per salvare matrimonio e reputazione, in un’America perbenista, bigotta e maschilista.

Film un po’ lento ma efficace, ci presenta uno spaccato della società americana dei primi anni ’50.

Il moralismo che, come allora, sembra essere l’essenza dell’atmosfera del film, non è altri che un grosso manto di ipocrisie, bugie e convenienza.

Una società dove, nello schermo, non si possono far vedere donne incinta e dove la protagonista è una buona, seppur sbadata, casalinga; ma nella realtà è l’attrice che decide le scene, arrivando quasi a dirigerle a volte. Una società dove i conservatori non sanno accettare una professionista e non posso ammettere – come molti oggi del resto – che una donna possa semplicemente avere maggior talento di un uomo.

Ipocrisia anche nella vita privata, dove il marito cubano sembra appoggiare e sostenere sempre la carriera della consorte, forse più celebre di lui, dimostrando quasi un’anacronistica parità di sessi per quei giorni; ma che nel profondo vuole per lui le attenzioni ed essere forse il vero protagonista. Da sottolineare la scena dove Desi canta Cuban Pete: non sottovalutate gli sguardi degli attori.

Meritevoli sicuramente i costumi, firmati da Susan Lyall

Ci donano non solo eleganza, ma anche un bel salto temporale: pensiamo ai flashback, quindi costumi anche di altri periodi. Quotidiano, set ed eventi mondani, quindi un trionfo di pellicce, vestiti, guanti, sciarpe, scarpe, gioielli, camicie e cravatte; con colori brillanti e ben accorpati. Scelte che potrebbero entrare nella cinquina dei Miglior Costumi agli Oscar 2022.

Nicole Kidman non sembra molto a suo agio nei panni di Lucill Ball.

Stranamente alla maggior parte dei casi, la Kidman ci dona la gestualità e lo sguardo della comica americana soprattutto ripetendo le scene in bianco e nero della celebre sitcom. Quando però entriamo nel privato, nella vita di tutti i giorni la Kidman è…troppo Nicole Kidman. La sua drammaticità le ha dato un Oscar, ma qui sembra che le preoccupazioni della Ball siano il risultato (seppur intenso e sicuramente complicato) del gestire un personaggio comico in un momento drammatico: probabilmente non è nelle corde dell’attrice hawaiana. Probabilmente, come l’attrice ha dichiarato in alcune interviste a celebri giornali, il fatto è dovuto all’applicazione di protesi facciali – utilizzate per alterare i tratti somatici e ringiovanire Nicole – che non hanno aiutato ad esprimere al meglio il personaggio.

Da applausi e pienamente a suo agio nella parte invece Javier Bardem.

Ballerino, istrionico e cantante, l’attore gestisce bene un ruolo diverso da quelli a lui abituali. Il suo personaggio non ha paura di essere se stesso, senza mai perdere il polso della situazione. Ha coraggio, faccia tosta e sa bene quale carte giocarsi. La gestualità e l’esperienza dell’attore lo aiutano; ma non dimentichiamo che Desi non è rimasto nell’Olimpo come Lucille, diventando quindi più facile da interpretare con meno paragone sulle spalle. Bardem però riesce bene in un’interpretazione che – non ci sarebbe da stupirsi – potrebbe dargli una possibile candidatura all’Oscar.

Francesco Fario

IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Scenggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (trucco, costumi, luci, effetti speciali)
Attore e regista teatrale, si laurea in Lettere Moderne a La Sapienza per la triennale, poi alla magistrale a TorVergata in Editoria e Giornalismo. Dopo il mondo del Cinema e del Teatro, adora leggere e scrivere: un pigro saccentone, insomma! Con Culturamente, ha creato la rubrica podcast "Backstage"

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