Nashville non è mai stata la sola città della musica in America. Fino alla fine degli anni ‘60, Springwood Avenue di Asbury Park era il bacino che raccoglieva musicisti jazz, soul e i primi padri del rock!
Il film Nexo Digital “Asbury park: lotta, redenzione e Rock and roll” racconta la storia di questa città dei primi rocker. Sebbene sia finita presto, è stata la protagonista indiscussa di quegli anni di gloria. Negli ultimi anni sta rinascendo proprio in nome di ciò che l’ha fatta fiorire in passato: l’amore per la musica.
Asbury Park era stata fondata per essere priva di casinò e bar, che nelle città vicine erano dei veri e propri covi di giocatori d’azzardo e alcolisti. È resistita pochi anni così, prima di cedere anch’essa ai vizi e diventare un luogo di villeggiatura per bianchi benestanti di New York nell’East Side.
Nel West Side invece sorgevano le case di neri, italiani ed ebrei che lavoravano al servizio nelle ville dei bianchi o negli alberghi nella zona est di Asbury Park.
I binari della stazione dividevano i due lati della città e nella strada che li taglia, Springwood Avenue, c’erano i locali più cool: qui si sono esibiti per anni tanti musicisti della musica contemporanea della prima metà del Novecento e i creatori del rock and roll.
Dagli anni ‘50 alla fine degli anni ‘60 Asbury Park ha ospitato e dato modo di esprimersi a tutti i più grandi e famosi artisti: B.B. King, Rolling Stones, The Doors, Ella Fitzgerald…
È però nel locale unico e storico Upstage Club che sono nati i grandi rocker come David Sancious, Southside Johnny Lyon e il leggendario Bruce Springsteen!
Il locale era nato per dare la possibilità ai ragazzi minorenni di incontrarsi, ballare e suonare la loro musica in un locale in cui non ci fossero alcolici.
Gli amplificatori erano inseriti nel palco e nella parete alle sue spalle: in questo modo qualsiasi persona poteva salire sul palco, attaccare il proprio strumento ad alcune casse e suonare.
Così molti giovani rocker si sono conosciuti e hanno realizzato delle jam session irripetibili e una nuova forma di rock and roll, ricca delle contaminazioni della musica jazz, soul e blues.
L’idea di un locale così è impensabile in questi tempi, in cui le persone pensano al proprio profitto. Nessuno creerebbe un posto del genere al solo scopo di dare un luogo ricreativo di ritrovo ai giovani.
Trovo che sia un grandissimo peccato! Come trovo anche avvilente che i proprietari dei locali in cui si può suonare chiamino sempre le cover band e mai band emergenti, come ai bei vecchi tempi.
Quegli anni sono stati i più armoniosi di Asbury Park.
Musicisti e persone, bianchi e neri, si incontravano, pagando due dollari per il biglietto d’ingresso, per avere ispirazioni, costruendo un sano e fruttuoso ambiente di integrazione.
Tutto è finito nel 1970 con la rabbia esplosiva del West Side, causata dal sovraffollamento e dalla disoccupazione, ed Asbury Park è entrata in una spirale di declino che alla fine ha coinvolto anche l’East Side.
Lo spirito di unione e inclusione della città invece è rimasto vivo e le ha ridato vita, una decina di anni fa, accogliendo la comunità LGBT+ con un locale a tema. Tuttavia finora solo l’East Side ha ripreso a svilupparsi.
Per riportare Asbury Park musicalmente ai vecchi splendori, è stata aperta una scuola di musica per bambini e ragazzi. Qui studiano futuri rocker di qualsiasi colore, religione, nazionalità ed estrazione sociale. Inoltre vengono organizzati alcuni eventi per far rinascere il West Side.
La morale di questo film e di questa città è molto profonda e importante: solo restando uniti e includendo le diversità con reciproca stima che una comunità, può svilupparsi e dar luce a cose nuove e belle. La rabbia è nemica di questa realtà che, come la storia di Asbury Park ci insegna, non è utopica ma può realizzarsi ancora.
Viva l’amore, viva il rock and roll, viva la musica!
Ambra Martino