Una trama invitante, la presenza del grande Johnny Depp, un titolo accattivante, sembravano gli ingredienti giusti per far germogliare un fiore che, però, al termine della proiezione, non sboccia.
Arrivederci professore di Wayne Roberts, (titolo originale The Professor) al netto delle buone intenzioni e delle rassicuranti premesse è un film che non convince mai pienamente.
Girato nel 2018 e presentato in anteprima lo scorso 5 ottobre al Zurich Film Festival, con fra gli altri anche Danny Huston, Rosemarie DeWitt e Zoey Deutch, Arrivederci professore è uno di quei film di cui, onestamente, alla fine di questa calda estate si ricorderà poco o nulla.
Il professore di letteratura Richard Brown (Johnny Depp), dopo aver saputo di avere un cancro allo stadio terminale, decide semplicemente di non curarsi.
Dopo un catartico bagno nel laghetto dell’università dove insegna, sceglie di vivere il poco tempo che gli resta, come mai fatto prima d’ora.
Eccolo allora rompere schemi prefissati, sovvertendo rapporti stereotipati, specie in famiglia e sul lavoro.
Compiendo azioni decisamente politically incorrect, Richard prova droghe, fa esperienze sessuali del tutto nuove, stravolge completamente le sue abituali lezioni creando con gli studenti un rapporto inedito.
A metà strada fra l’onirico L’attimo fuggente di Peter Weir e il pluripremiato American Beauty, Arrivederci professore è un ibrido che non decolla mai.
Impantanato fra una commedia e un film drammatico, la pellicola diretta da Roberts lascia decisamente interdetti fra dialoghi scontati e una regia didascalica, che non innesta mai un vero e proprio cambio di marcia.
Arrivederci professore risulta stucchevole e, quando vuole essere sarcastico, poco convincente.
Per tutta la durata del film ci si aspetta il definitivo decollo che, invece, non arriva mai.
In questo clima rarefatto anche l’interpretazione di Johnny Depp non spicca di certo, schiacciata da un personaggio che non possiede quello spessore che il genio dell’attore preferito di Tim Burton avrebbe meritato.
Il Richard Brown interpretato da Depp, con un’improbabile acconciatura ottocentesca, non persuade come marito e padre, tantomeno come professore.
Sembra, quest’ultimo ruolo, più una caricatura di altri indimenticabili professori sui generis che una prova originale.
L’insegnante volutamente anticonformista di Depp, desideroso di tirare fuori il meglio dai suoi studenti, onestamente non lascia il segno. Si tratta di un personaggio che galleggia, fra pensieri spot e consigli strappalacrime.
Ancor meno incisivi sono i suoi studenti, pallide figure su un piccolo palcoscenico.
Sono francamente lontane le splendide interpretazioni che hanno fatto di Johnny Depp uno degli attori migliori del panorama cinematografico.
Dallo struggente Edward in Edward mani di forbice, al diabolico barbiere di Sweeney Todd, passando per l’intenso Lucas Corso della Nona porta o Gellert Grindelwald nel recente Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald senza dimenticare, ovviamente, il totemico Jack Sparrow della serie del Il Pirata dei Caraibi.
Le cose migliori del film sono le diverse risate che Depp e Huston strappano nel corso del film, alcune davvero irresistibili.
Godibilissime le scene in cui Richard partecipa, non totalmente convinto, a un incontro fra malati di cancro. Così come quelle in cui accetta le avances di un suo studente.
Per il resto notte fonda.
Probabilmente se il regista Wayne Roberts avesse optato per una dark commedy, senza romantiche e lacrimevoli influenze, avrebbe confezionato di certo un buon prodotto. E invece il regista sceglie colpevolmente di rimanere nel limbo, dove rimangono anche alcuni suoi attori.
Non emerge, come invece il personaggio obbligherebbe, Zoey Deutch, nel ruolo della figlia adolescente di Brown che durante una muta cena comunica laconicamente ai suoi genitori la sua omosessualità.
Ancor meno incide Rosemarie DeWitt che nel film di Roberts è la moglie del professore.
Si tratta di un ruolo che rimane troppo nell’ombra, compresso fra una relazione extraconiugale con il capo di suo marito e un rabberciato rapporto con la figlia di cui non accetta l’omosessualità.
Convince, invece, e appieno, la prova di Danny Huston, nei panni di Peter, il più caro amico di Richard. Una prova intensa, che strappa risate e qualche sincera lacrima. Un personaggio credibile, forse il più convincente di tutto il film.
Arrivederci professore è una prova a metà, un esperimento non del tutto riuscito, una pellicola sostanzialmente estiva, da vedere magari in un’arena con una buona birra gelata accanto.
Peccato perché gli ingredienti c’erano, ma non sono bastati.
Alla fine della cena, la pietanza finale, servita in un piatto assolutamente dozzinale, risulta non solo insipida ma inadeguata per le richieste culinarie dei commensali.
Maurizio Carvigno